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«O
voi tutti assetati venite
all’acqua,
chi non ha denaro venga ugualmente;
comprate e mangiate senza denaro
e, senza spesa, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro patrimonio per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e voi vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide.
(…) Come infatti la pioggia e la neve
scendono dal cielo e non vi ritornano
senza aver irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme al seminatore
e pane da mangiare,
così sarà della parola
uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata»
(Is 55,1-3; 10-11).
Questa parola di Dio che troviamo nel profeta
Isaia è stata inverata dall’incarnazione del Figlio di Dio, il Signore Gesù,
morto e risorto per noi, sigillo della Nuova Alleanza, che ci ha aperto il regno
del Padre, invitandoci alla Sua Mensa, non come ospiti e stranieri, ma come
figli e figlie dilette, amate nella verità e nella santità autentica.
Questa parola è un invito a confidare nel
Signore, al di là e oltre i nostri poveri mezzi umani, al di là e oltre la
nostra ricchezza o la nostra povertà, la nostra bravura e la nostra cattiveria.
Davanti al Signore siamo tutti uguali, sue creature e suoi figli e figlie
amatissime. Egli ci invita al Suo desco, vuole condividere con noi ciò che è e
ciò che ha, non perché lo meritiamo per le nostre capacità o per le nostre opere
buone, ma soltanto perché ci ama come padre amorosissimo, ed è felice di vederci
insieme, intorno alla Sua mensa.
A noi è rivolta, oggi, questa parola. E’ per
noi l’invito ad accostarci al banchetto divino per nutrirci gratuitamente del
vero cibo dell’anima e del corpo, per ritemprarci, irrobustire le nostre mani
fiacche e rinsaldare le nostre ginocchia vacillanti, per riprendere il cammino
della testimonianza cristiana del Cristo morto e risorto, fondamento della
nostra speranza e certezza per la nostra vita presente e futura. Cristo risorto
per la nostra gioia, per la nostra vita, caparra della nostra risurrezione e
della nostra destinazione eterna.
A noi viene rivolto l’invito ad ascoltare e
fare nostra questa parola: «Shema’, Israel», Ascolta, Israele…
«Dio non ha bisogno dei piedi né delle mani,
né di alcun altro organo. Egli non chiede che le nostre orecchie», ci ricorda
Martin Lutero e san Paolo afferma che la fede nasce dall’ascolto (fides ex
auditu), un ascolto fatto con l’orecchio del cuore, un ascolto profondo,
interiore, che coinvolga tutto il nostro essere, un ascolto che si traduca non
in velleità e pii desideri, ma un ascolto che si concretizzi in atteggiamenti e
azioni che coinvolgano la nostra stessa esistenza di persone salvate, rese
creature nuove e membri della famiglia di Dio.
La parola del Signore, come la pioggia e la neve, scende
nel nostro cuore e lo trasforma, offrendogli vita nuova e forza trasformante e
vivificante. Conformandoci a questa parola, nutrendoci di essa e assimilandola
nel nostro essere, diventeremo persone nuove, eredi della Nuova Alleanza,
persone gioiose e felici di appartenere al Signore, nostro Dio. Diventeremo
persone capaci di ascoltare veramente il gemito di sofferenza che si innalza
dall’umanità bisognosa, il sussurro della vita in difficoltà, la fame d’amore
dei più poveri e diseredati e a tutti potremo aprire il cuore e la mente, per
condividere con tutti, e tutte, l’amore infinito di cui siamo fatti oggetto,
diventeremo persone feconde, capaci di amare e di donarsi ad imitazione di Gesù,
il figlio prediletto del Padre, siederemo tutti insieme alla mensa dei cieli,
per un’eternità beata.
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