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«Nella
vita consacrata l’essere segno precede il servizio. A determinare le sue molte
forme non sono - anzitutto - i molteplici bisogni degli uomini, né le numerose
urgenze pastorali delle comunità, ma la straordinaria ricchezza di Dio.
Non è
dunque il tipo di servizio che regge la vita consacrata, bensì le modalità con
cui il Signore sceglie di manifestarsi. La vita consacrata - come la vita dello
stesso Gesù - è nell’ordine della rivelazione prima che nel servizio. Certo, Dio
si rivela nel servire, ma a determinare il “modo” di servire è la figura del suo
volto apparso in Gesù. Certo, la vita consacrata deve essere utile - alla Chiesa
e alla società --ma all’interno di una convinzione prioritaria: che, cioè, il
primo bisogno dell’uomo è incontrare Dio. […]. Le comunità cristiane devono
chiedere alla vita consacrata di essere “segno”, non soltanto “servizio”: segno
delle esigenze di Dio che sono sempre oltre, segno che afferma il primato di Dio
al di là e oltre le urgenze, segno che richiama costantemente le scelte
pastorali alle giuste priorità. Sono le comunità cristiane che devono fare
spazio alla singolarità della vita consacrata, confrontando “le proprie scelte
con l’assoluto del Regno, la radicalità della proposta evangelica e
l’universalità della missione”».
Queste parole del biblista Bruno Maggioni -
che si leggono nel volume a più voci edito nel 1993 sulla vita consacrata,
preparato per i seminari italiani dalla Commissione mista della CEI (vescovi,
religiosi/e, istituti secolari) – risultano ancora di viva attualità. Oggi si
chiede alle persone consacrate di vivere radicalmente la loro consacrazione per
diventare un segno visibile della gioia che Dio dona a chi ascolta la sua
chiamata. Per questo è necessario abilitarsi giorno dopo giorno a farsi segno
chiaro, visibile, senza distrazioni, dell’amore di Dio che si è definitivamente
donato nella persona del Figlio. Per questo è indispensabile vivere secondo lo
Spirito, che consenta di testimoniare i valori del Regno in un’epoca di
disincanto, di crisi, di sconcerto, di ansia e di oscurità dinanzi al futuro.
Per questo è doveroso manifestare l’insopprimibile dinamismo verso l’Assoluto,
la spinta verso il «Regno soltanto» che la vita consacrata porta in sé. Per
questo la vita consacrata, afferma papa Benedetto XVI, è segno e testimonianza
«della trasfigurante presenza di Dio».
Il magistero della Chiesa dal 1993 ad oggi
non ha mancato di far sentire la sua voce attraverso eventi e documenti che
hanno ulterior-mente ribadito e confermato il primato di Dio nella vita
consacrata. Pensiamo all’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II
Vita consecrata
del 1996, ai due documenti della
Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita
apostolica: La vita fraterna in
comunità (1994) e
Ripartire da Cristo
(2002). Pensiamo al Congresso internazionale
sulla vita consacrata dal tema generale
Passione per Cristo,
Passione per l’umanità
(2004). Pensiamo inoltre alle commemorazioni
del primo decennio del documento di Giovanni Paolo II
Vita consecrata
e del primo quarantennio del decreto
conciliare Perfectae caritatis.
In misura diversa questi documenti offrono
letture e analisi degli aspetti individuali e comunitari della vita religiosa,
del suo inserimento nel contesto della Chiesa locale e universale e del suo
confronto, davvero non sempre facile, con il mondo contemporaneo e le sue
problematiche. Tuttavia, prima di ogni analisi essi ribadiscono che la vita
consacrata è «un dono». Scrive al riguardo Giovanni Paolo II in
Vita consecrata:
«Un dono di Dio Padre alla sua Chiesa per mezzo dello Spirito […]. Qui sta il
senso della vocazione alla vita consacrata: un’iniziativa tutta del Padre (cf Gv
15,16), che richiede da coloro che ha scelti la risposta di una dedizione totale
ed esclusiva […]» (VC 1. 28). Certo è un «dono» per il quale ci si può perfino
dimenticare di ringraziare Colui che ne è l’origine. «Primo compito della vita
consacrata - continua il Papa - è di rendere visibili le meraviglie che Dio
opera nella fragile umanità delle persone chiamate» (VC 20). Il luogo di questa
visibilità delle «meraviglie di Dio» non lo si trova anzitutto in un dotto
discorso, ma nell’«esistenza trasfigurata» delle persone consacrate,
un’esistenza orientata a divenire luce e lievito, per non lasciar mancare a
questo mondo «un raggio della divina bellezza» (VC 20), che illumini il cammino
di uomini e donne chiamati anch’essi e tutti alla santità. L’obiettivo primario
della vita consacrata è quello dunque di fon-dare le radici nell’esperienza
dell’amore di Dio trasmessa dalla sua Parola, comunicata nei Sacramenti e
vissuta nella comunione fraterna, così da sviluppare una più evidente
disponibilità verso l’umanità e una più efficace accoglienza di tutte le
esigenze della sequela di Cristo. Sono sotto gli occhi di tutti alcuni germogli
di novità che fanno emergere: il fascino della figura di Gesù sulla vita
consacrata, la centralità della lectio divina, le nuove iniziative, audaci e
profetiche, l’esigenza di una autentica spiritualità che sappia integrare
missione e contemplazione e operare il passaggio da una vita consacrata che
«fugge» dal mondo a una vita consacrata incarnata e testimone di trascendenza,
ora e qui.
È dei nostri giorni la singolare esperienza
da non archiviare di p. Giancarlo Bossi missionario del Pontificio Istituto
Missioni Estere, rapito nelle Filippine meridionali il 10 giugno 2007 e liberato
il 19 luglio. Nei 40 giorni trascorsi con i ribelli, p. Bossi ha ripensato
spesso alla sua storia e alla sua vocazione. E si è domandato il senso
dell’esperienza che stava vivendo. Perché il sequestro? Che posto aveva nel
disegno di Dio? Perché proprio a lui? Il suo libro-testimonianza dal titolo
Rapito
(EMI, Bologna 2007) non è solo la cronaca dei
giorni drammatici vissuti nelle mani dei rapitori, ma soprattutto il racconto di
una vita affidata alle mani di Dio. O meglio, secondo le sue parole, di una vita
rapita da Dio, rapita dalla radicalità del Vangelo, dall’amore per Cristo e
dalla passione per i poveri.
Amiche lettrici e cari lettori, il presente
numero di Consacrazione e Servizio
che avete tra le mani, si presenta
con una veste grafica rinnovata: identico, però, è lo stile della proposta che
intende continua-re ad offrire. L’intento infatti rimane quello di contribuire
alla formazione delle religiose in questo nostro tempo di profondo travaglio
anche per la vita religiosa, sia in Italia che all’estero. Con quali rubriche si
presenta, pertanto, la rivista nel 2008, suo 57° anno di vita?
«Vicino a te è la Parola».
Il contributo posto all’inizio di ogni numero
intende offrire un percorso biblico che ponga il lettore in dia-logo con san
Paolo e le sue Lettere. Tale scelta è motivata dalla pros-sima apertura
dell’anno paolino (28 giugno 2008-29 giugno 2009). Un approfondimento quindi
sulla figura complessa e unica del grande teologo e missionario dell’età
apostolica. «Sapienza dei Padri».
La rubrica si propone di
sollecitare una riflessione sui Padri della Chiesa, gli scrittori dei primi
secoli, che con la loro testimonianza di vita e le loro opere hanno esercitato
un ruolo importante nella storia del cristianesimo, in Oriente e in Occidente.
Inizia la serie la figura di sant’Ignazio di Antiochia, colui che ha speso la
vita per l’unità, fino al martirio.
«Orizzonti».
Due studi di genere diverso rendono ricca la
rubrica. Il primo informa sulla
45a Settimana Sociale svoltasi a
Pistoia e a Pisa dal 18 al 21 ottobre 2007, sul tema: «Il bene comune oggi: un
impegno che viene da lontano». Quali gli appelli per le religiose? Il secondo
studio presenta in modo dettagliato la
Nota dottrinale su alcuni aspetti
dell’evangelizzazione promulgata il
3 dicembre 2007 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
«Dossier».
Sotto il titolo: «Ti ascolto e ti seguo» sono
raccolti quattro studi e una testimonianza, pensati ed elaborati come itinerario
biblico-liturgico-esistenziale in vista della XII Giornata mondiale della Vita
Consacrata (2 febbraio 2008). Sotto forma di lectio divina i primi tre
contributi presentano in tre tappe gli aspetti peculiari della vita consacrata:
l’ascolto, la chiamata, la sequela. Dalla parola di Dio scaturiscono molteplici
luci per un cammino di conversione e di fedeltà a Cristo, l’unico Maestro da
ascoltare e seguire. «Vedere-Leggere-Ascoltare».
La rubrica, molto apprezzata,
continua a presentare films e recenti volumi.
Non resta allora che augurare «Buon Anno di
grazia del Signore! Buon cammino con Maria “Stella della speranza”», come ci ha
ricordato il Papa nell’Enciclica
Spes salvi.
Maria Marcellina Pedico
delle Serve di Maria Riparatrici
m.pedico@smr.it
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