n. 1 gennaio 2008

 

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La vita consacrata segno del primato di Dio

 

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«Nella vita consacrata l’essere segno precede il servizio. A determinare le sue molte forme non sono - anzitutto - i molteplici bisogni degli uomini, né le numerose urgenze pastorali delle comunità, ma la straordinaria ricchezza di Dio.

Non è dunque il tipo di servizio che regge la vita consacrata, bensì le modalità con cui il Signore sceglie di manifestarsi. La vita consacrata - come la vita dello stesso Gesù - è nell’ordine della rivelazione prima che nel servizio. Certo, Dio si rivela nel servire, ma a determinare il “modo” di servire è la figura del suo volto apparso in Gesù. Certo, la vita consacrata deve essere utile - alla Chiesa e alla società --ma all’interno di una convinzione prioritaria: che, cioè, il primo bisogno dell’uomo è incontrare Dio. […]. Le comunità cristiane devono chiedere alla vita consacrata di essere “segno”, non soltanto “servizio”: segno delle esigenze di Dio che sono sempre oltre, segno che afferma il primato di Dio al di là e oltre le urgenze, segno che richiama costantemente le scelte pastorali alle giuste priorità. Sono le comunità cristiane che devono fare spazio alla singolarità della vita consacrata, confrontando “le proprie scelte con l’assoluto del Regno, la radicalità della proposta evangelica e l’universalità della missione”».

Queste parole del biblista Bruno Maggioni - che si leggono nel volume a più voci edito nel 1993 sulla vita consacrata, preparato per i seminari italiani dalla Commissione mista della CEI (vescovi, religiosi/e, istituti secolari) – risultano ancora di viva attualità. Oggi si chiede alle persone consacrate di vivere radicalmente la loro consacrazione per diventare un segno visibile della gioia che Dio dona a chi ascolta la sua chiamata. Per questo è necessario abilitarsi giorno dopo giorno a farsi segno chiaro, visibile, senza distrazioni, dell’amore di Dio che si è definitivamente donato nella persona del Figlio. Per questo è indispensabile vivere secondo lo Spirito, che consenta di testimoniare i valori del Regno in un’epoca di disincanto, di crisi, di sconcerto, di ansia e di oscurità dinanzi al futuro. Per questo è doveroso manifestare l’insopprimibile dinamismo verso l’Assoluto, la spinta verso il «Regno soltanto» che la vita consacrata porta in sé. Per questo la vita consacrata, afferma papa Benedetto XVI, è segno e testimonianza «della trasfigurante presenza di Dio».

Il magistero della Chiesa dal 1993 ad oggi non ha mancato di far sentire la sua voce attraverso eventi e documenti che hanno ulterior-mente ribadito e confermato il primato di Dio nella vita consacrata. Pensiamo all’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Vita consecrata del 1996, ai due documenti della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica: La vita fraterna in comunità (1994) e Ripartire da Cristo (2002). Pensiamo al Congresso internazionale sulla vita consacrata dal tema generale Passione per Cristo, Passione per l’umanità (2004). Pensiamo inoltre alle commemorazioni del primo decennio del documento di Giovanni Paolo II Vita consecrata e del primo quarantennio del decreto conciliare Perfectae caritatis.

In misura diversa questi documenti offrono letture e analisi degli aspetti individuali e comunitari della vita religiosa, del suo inserimento nel contesto della Chiesa locale e universale e del suo confronto, davvero non sempre facile, con il mondo contemporaneo e le sue problematiche. Tuttavia, prima di ogni analisi essi ribadiscono che la vita consacrata è «un dono». Scrive al riguardo Giovanni Paolo II in Vita consecrata: «Un dono di Dio Padre alla sua Chiesa per mezzo dello Spirito […]. Qui sta il senso della vocazione alla vita consacrata: un’iniziativa tutta del Padre (cf Gv 15,16), che richiede da coloro che ha scelti la risposta di una dedizione totale ed esclusiva […]» (VC 1. 28). Certo è un «dono» per il quale ci si può perfino dimenticare di ringraziare Colui che ne è l’origine. «Primo compito della vita consacrata - continua il Papa - è di rendere visibili le meraviglie che Dio opera nella fragile umanità delle persone chiamate» (VC 20). Il luogo di questa visibilità delle «meraviglie di Dio» non lo si trova anzitutto in un dotto discorso, ma nell’«esistenza trasfigurata» delle persone consacrate, un’esistenza orientata a divenire luce e lievito, per non lasciar mancare a questo mondo «un raggio della divina bellezza» (VC 20), che illumini il cammino di uomini e donne chiamati anch’essi e tutti alla santità. L’obiettivo primario della vita consacrata è quello dunque di fon-dare le radici nell’esperienza dell’amore di Dio trasmessa dalla sua Parola, comunicata nei Sacramenti e vissuta nella comunione fraterna, così da sviluppare una più evidente disponibilità verso l’umanità e una più efficace accoglienza di tutte le esigenze della sequela di Cristo. Sono sotto gli occhi di tutti alcuni germogli di novità che fanno emergere: il fascino della figura di Gesù sulla vita consacrata, la centralità della lectio divina, le nuove iniziative, audaci e profetiche, l’esigenza di una autentica spiritualità che sappia integrare missione e contemplazione e operare il passaggio da una vita consacrata che «fugge» dal mondo a una vita consacrata incarnata e testimone di trascendenza, ora e qui.

È dei nostri giorni la singolare esperienza da non archiviare di p. Giancarlo Bossi missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, rapito nelle Filippine meridionali il 10 giugno 2007 e liberato il 19 luglio. Nei 40 giorni trascorsi con i ribelli, p. Bossi ha ripensato spesso alla sua storia e alla sua vocazione. E si è domandato il senso dell’esperienza che stava vivendo. Perché il sequestro? Che posto aveva nel disegno di Dio? Perché proprio a lui? Il suo libro-testimonianza dal titolo Rapito (EMI, Bologna 2007) non è solo la cronaca dei giorni drammatici vissuti nelle mani dei rapitori, ma soprattutto il racconto di una vita affidata alle mani di Dio. O meglio, secondo le sue parole, di una vita rapita da Dio, rapita dalla radicalità del Vangelo, dall’amore per Cristo e dalla passione per i poveri.

Amiche lettrici e cari lettori, il presente numero di Consacrazione e Servizio che avete tra le mani, si presenta con una veste grafica rinnovata: identico, però, è lo stile della proposta che intende continua-re ad offrire. L’intento infatti rimane quello di contribuire alla formazione delle religiose in questo nostro tempo di profondo travaglio anche per la vita religiosa, sia in Italia che all’estero. Con quali rubriche si presenta, pertanto, la rivista nel 2008, suo 57° anno di vita? «Vicino a te è la Parola». Il contributo posto all’inizio di ogni numero intende offrire un percorso biblico che ponga il lettore in dia-logo con san Paolo e le sue Lettere. Tale scelta è motivata dalla pros-sima apertura dell’anno paolino (28 giugno 2008-29 giugno 2009). Un approfondimento quindi sulla figura complessa e unica del grande teologo e missionario dell’età apostolica. «Sapienza dei Padri». La rubrica si propone di sollecitare una riflessione sui Padri della Chiesa, gli scrittori dei primi secoli, che con la loro testimonianza di vita e le loro opere hanno esercitato un ruolo importante nella storia del cristianesimo, in Oriente e in Occidente. Inizia la serie la figura di sant’Ignazio di Antiochia, colui che ha speso la vita per l’unità, fino al martirio. «Orizzonti». Due studi di genere diverso rendono ricca la rubrica. Il primo informa sulla 45a Settimana Sociale svoltasi a Pistoia e a Pisa dal 18 al 21 ottobre 2007, sul tema: «Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano». Quali gli appelli per le religiose? Il secondo studio presenta in modo dettagliato la Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione promulgata il 3 dicembre 2007 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. «Dossier». Sotto il titolo: «Ti ascolto e ti seguo» sono raccolti quattro studi e una testimonianza, pensati ed elaborati come itinerario biblico-liturgico-esistenziale in vista della XII Giornata mondiale della Vita Consacrata (2 febbraio 2008). Sotto forma di lectio divina i primi tre contributi presentano in tre tappe gli aspetti peculiari della vita consacrata: l’ascolto, la chiamata, la sequela. Dalla parola di Dio scaturiscono molteplici luci per un cammino di conversione e di fedeltà a Cristo, l’unico Maestro da ascoltare e seguire. «Vedere-Leggere-Ascoltare». La rubrica, molto apprezzata, continua a presentare films e recenti volumi.

Non resta allora che augurare «Buon Anno di grazia del Signore! Buon cammino con Maria “Stella della speranza”», come ci ha ricordato il Papa nell’Enciclica Spes salvi.

Maria Marcellina Pedico
delle Serve di Maria Riparatrici
m.pedico@smr.it