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Introduzione
Nel
II secolo dopo Cristo, di fronte all’ostilità e ai pregiudizi dei
pagani, alcuni cristiani sentono il dove-re di difendere la loro
religione, di confutare le accuse addotte contro i cristiani,
rivendicando il diritto di esistere e di professare il cristianesimo.
Allo stesso tempo fanno «propaganda» della nuova religione con lo scopo
missionario di convertire. Presentando la fede cristiana, pongono le
prime basi della teologia e iniziano un dialogo col mondo circostante,
utilizzando la cultura del loro tempo. Essi accettano anche quanto di
valido e positivo era presente nella filosofia e nella mentalità pagana
(come l’anelito alla verità, l’aspirazione ad una religiosità più
autentica, il richiamo ad una moralità più alta …), anche come
preparazione alla venuta del cristianesimo. Allo stesso tempo
richiamano i cristiani all’importanza della coerenza e della
testimonianza di vita, anche come prova della verità che essi
proclamano. Il più importante apologista greco è appunto Giustino, una
delle più illustri e significative personalità della letteratura
cristiana antica.
Giustino ricerca la
verità e la testimonia
Giustino nasce verso il 100 d.c a
Sichem (odierna Nablus) da una famiglia pagana. Assetato di verità (come
ci racconta lui stesso nel suo
Dialogo con Trifone
1-9), si reca presso varie scuole
filosofiche (stoica, peripatetica, pitagorica, platonica), ma ne rimane
deluso. Alla fine un misterioso personaggio incontrato nella solitudine
lungo la spiaggia del mare, dapprima gli dimostra l'impossibilità
dell’uomo di giungere a Dio con le sole forze della sapienza umana, poi
gli indica le persone a cui rivolgersi per trovare la via che lo conduca
a Dio: gli antichi profeti, che hanno lasciato le loro testimonianze
nella Sacra Scrittura. Nel congedarlo, il vegliardo lo esorta alla
preghiera: «Tu prega innanzitutto che le porte della luce ti siano
aperte, poiché nessuno può vedere e comprendere, se Dio e il suo Cristo
non gli concedono di capire» (Dialogo
7,3). Al termine di un
lungo itinerario spirituale, all’età di circa 30 anni si convertì al
cristianesimo, sollecitato anche dal comportamento eroico dei cristiani:
se sopportavano il martirio «era impossibile che vivessero nel male e
nella brama dei piaceri» (2
Apologia
12,1).
Dopo la conversione, Giustino si
impegnò con sincero entusiasmo a difendere e propagare la religione
cristiana, da lui ritenuta la «vera filosofia». Verso il 140 si recò a
Roma e vi fondò una scuola ove gratuitamente iniziava gli allievi al
cristianesimo: «Se qualcuno voleva venire da me, io gli comunicavo le
dottrine della verità» (Atti
del martirio 3,3), dirà
lui stesso durante il processo, che terminerà col martirio. Denunciato
come cristiano, verso il 165 d.C., fu condannato alla decapitazione:
concluse dunque la sua vita con una esemplare testimonianza di fede,
insieme ad altre sei persone, forse suoi studenti.
Semi di verità in
ogni persona umana
Giustino riconosce che anche tra i
pagani si trovano scintille di verità, proprio perché ogni persona
umana, in quanto creatura razionale, partecipa del Logos e riproduce in
se stessa qualcosa di Lui: dunque ne porta in sé un seme e può cogliere
i barlumi della verità. Questa in modo parziale è presente nella
filosofia greca, invece nella sua totalità si trova solo nel Logos, che
si è manifestato storicamente e personalmente in Cristo incarnato:
dunque conclude il nostro Apologista «tutto ciò che di bello è stato
espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani (2
Apologia
13,4). Ogni verità perciò è orientata
a Cristo, come la parte che si volge al tutto. Anche i pagani, nella
filosofia, hanno avuto una strada che li guidava a Cristo, li preparava
alla sua venuta, così come l’Antico Testamento aveva predisposto gli
Ebrei ad accogliere il Messia. Quindi anche i cristiani possono
attingere alla filosofia come ad un bene proprio, anche se con cauto e
illuminato discernimento. Ciò che il Logos ha operato nel mondo pagano
illuminando le menti, risvegliando le coscienze, indirizzando verso la
ricerca del bene, è stato realizzato con pienezza nel cristianesimo.
Giustino è convinto che il cristianesimo include i più veri e autentici
valori umani e religiosi: ogni persona umana, in quanto immagine di Dio,
ha in sé scintille di verità e di bontà e quindi va stimata e accolta
come un dono.
Maria come la nuova «madre di
vita»
Giustino mette a confronto due
avvenimenti importanti e decisivi nella storia dell’umanità: il peccato
originale e l’Annunciazione. Un profondo legame li collega e guida la
storia: la persona umana pecca e introduce la morte nel mondo, Dio
interviene e salva il mondo sulla stessa linea: come per mezzo di una
donna, Eva, cadde il primo uomo, Adamo, così per mezzo di un’altra
donna, Maria, nasce l’uomo nuovo, il Cristo.
Il nostro Apologista scrive che
Cristo «si fece uomo dalla Vergine, af-finché per quella stessa via per
la quale ebbe principio la disobbedienza causata dal serpente, per la
medesima via venisse similmente distrutta. Eva infatti, essendo vergine
e incorrotta, dopo aver concepito la parola del serpente, generò
disobbedienza e morte. Invece Maria, la Vergine, concepì fede e gioia
quando l’angelo Gabriele le annunziò che lo Spirito del Signore sarebbe
sceso sopra di lei e la Potenza dell’Altissimo l’avrebbe adombrata -
perciò il santo nato da lei sarebbe stato il Figlio di Dio - e rispose:
“Avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Da lei è nato colui [=
Cristo] […] per mezzo del quale il Padre distrugge il serpente, gli
angeli e gli uomini che ad esso si rendono simili, ma opera la
liberazione dalla morte per tutti coloro che si convertono dal male e
credono in Lui» (Dialogo
100,4-5). Giustino da una
parte espone la situazione identica in cui si trovano le due donne e
dall’altra contrappone il loro opposto atteggiamento e le diverse
conseguenze che ne derivano. Ambedue sono vergini, ascoltano una parola
e sono generatrici di futuro per i discendenti. Eva, con la sua
disobbedienza, accoglie la parola seduttrice del serpente, introduce nel
mondo la morte e conseguentemente trascina nella mortalità la razza
umana; Maria invece, obbedendo, accoglie la parola di Dio e genera la
vita e la gioia; di conseguenza l’umanità con Cristo nato da Maria è
reintrodotta nell’immortalità. Ella dunque è la donna «nuova», vera
«madre di vita», che apre la via della salvezza con la sua fede e la sua
disponibilità a Dio: con lei la storia riprende il corso secondo il
piano prestabilito da Dio, per la stessa via per cui era stato rovinato:
due donne, due vergini, due responsabili della storia.
Una persona umana distrugge, e Dio -
con un’altra persona umana - riedifica: egli dunque nella sua bontà crea
una nuova occasione per riprendere dall’inizio ciò che era stato
rovinato, per dare nuove possibilità di salvezza. Dio non vuole che la
storia dell’umanità si concluda nella tragedia e nella morte, ma con la
collaborazione attiva e paziente di una persona «nuova», la Vergine
Maria, ripristina la situazione e la porta al compimento positivo e
felice, redimendo l’umanità. L’amore di Dio è sempre più forte del
peccato dell’uomo.
Mario Maritano
Università Pontificia Salesiana Piazza dell’Ateneo Salesiano, 1 - 00139
Roma
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