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Dati tecnici
Titolo
originale: The Kit Runner
Genere:
Drammatico
Regia:
Marc Forster
Interpreti:
Khalid Abdalla (Amir), Atossa Leoni
(Soraya), Shaun Toub (Rahim Khan), Zekiria Ebrahimi (Amir giovane),
Ahmad Khan Mahmoodzada (Hassan giovane), Homayoun Ershadi (Baba), Said
Taghmauoi (Farid), Ali Danesh Bakhtyari (Sohrab).
Nazionalità: Stati Uniti
Distribuzione:
Filmauro
Anno di uscita:
2008
Origine:
Stati Uniti (2007)
Soggetto:
tratto dal romanzo omonimo di Khaled
Hosseini
Sceneggiatura:
David Benioff
Fotografia(Scope/a colori):
Roberto Schaefer
Musica:
Alberto Iglesias
Montaggio:
Matt Chessé
Durata:
131'
Produzione:
William Horberg,
Rebecca Yeldham, E. Bennett Walsh
DVD:
Euro 15,99
Note:
Candidato Golden Globe 2008 come
Miglior Film Straniero e per la miglior colonna sonora.
La trama
Il cacciatore di aquiloni
è tratto dall’omonimo romanzo dello
scrit-tore americano di origine afgana Khaled Hosseini. Il film si snoda
attraverso gli ultimi trent’anni di vita afgana, che hanno seminato nel
paese distruzione e morte: la fine della monarchia e l’invasione russa,
il regime talebano e la situazione odierna. La storia è quella di Amir e
Hassan, due giovani amici appartenenti a etnie e classi sociali
differenti. Il primo è figlio di uno degli uomini pashtun più influenti
di Kabul, il secondo è il suo piccolo servitore azara. Amir e Hassan
sono inseparabili e la passione per gli aquiloni rinsalda ancora di più
il loro legame. Ma un giorno, un fatto drammatico, sconvolge le loro
vite e la loro amicizia: Amir assiste allo stupro di Hassan, da parte di
un gruppo di teppisti, senza intervenire in suo aiuto. Dopo l’invasione
dell’Afghanistan da parte delle truppe sovietiche Amir fugge con il
padre negli Stati Uniti. Diventerà uomo realizzando le tappe più
importanti della vita: la scuola, il matrimonio, la professione di
scrittore. Ma il rimorso di non aver soccorso l’amico coprirà sempre,
come un’ombra, la sua nuova esistenza. Quando una telefonata inaspettata
lo raggiunge, Amir comprende che è giunto il momento di tornare nel
proprio paese. A Kabul non trova più il suo mondo e neanche l’amico. Ad
accoglierlo, oltre ai fantasmi del passato e della coscienza, c’è la
scoperta che Hassan è suo fratello e che la sua morte ha lasciato un
figlio in balia della violenza. Una realtà ostile e crudele dove la
bellezza è bandita e gli aquiloni non volano più.
Ripercorriamo le
tappe
«Sono diventato la persona che sono
oggi all’età di dodici anni, in una gelida giornata invernale del 1975.
Ricordo il momento preciso: ero accovacciato dietro un muro di argilla
mezzo diroccato e sbirciavo di nascosto nel vicolo lungo il torrente
ghiacciato. E’ stato tanto tempo fa. Ma non è vero, come dicono molti,
che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi
artigli al presente. Sono ventisei anni che sbircio di nascosto in quel
vicolo deserto. Oggi me ne rendo conto». Queste le parole pronunciate da
un Amir adulto, che vive ormai da vent’anni in America tra i ricordi
smorzati della sua fanciullezza di cui però non ha mai perso i contorni.
Sono parole che gettano luce sul tormentato passato, ma anche sulla
decisione sofferta di tornare come pellegrino nella terra dell’amicizia
e del tradimento. Un pellegrinaggio a ritroso nel tempo per ritrovare
ricordi e rimpianti; un cammino di purificazione e di affrancamento
dentro il proprio cuore e la propria storia. Sullo sfondo della vita dei
personaggi il film ripercorre la storia dell’Afghanistan che, in questi
ultimi trent’anni, ha vissuto la graduale distruzione della propria
cultura. Con i massacri e le torture sono stati rasi al suolo i corpi, i
sentimenti e le idee dei sopravvissuti. Al suo ritorno a Kabul, Amir
troverà non solo i vecchi sensi di colpa, ma anche un paese desolato,
abitato da relitti umani nei quali sono scomparse bellezza e gioia. Il
suo turbamento di fronte al passato, il desiderio di colmare i vuoti e
le assenze, avvolgono e trascinano lo spettatore in un viaggio interiore
alla scoperta dei lati oscuri della vita. Un lotta fatta di errori e
riscatti che, in modo non sempre consapevole, nascondiamo nelle pieghe
dell’anima. La mente di Amir, piena di colori e profumi lontani, di
saperi antichi e inesplorati, diventa un rifugio per quella parte
segreta comune a tutti noi.
Riflettiamo sulle
parole
Dell’autore del libro Khaled Hosseini.
«Sono tornato in
Afghanistan dopo 27 anni. L’ho lasciato a undici anni e sono tornato a
trentotto. E mi sono sentito davvero come Amir che dice: “Mi sento un
turista nel mio paese”. Anch’io ho provato questa sensazione. 27 anni
sono un periodo molto lungo. In quegli anni l’Afghanistan è stato in
guerra con i sovietici, ci sono stati gli anni terribili delle lotte tra
mujaheddin, i Talebani, l’11 settembre, e così via, cambiamenti enormi,
così quando sono tornato, da una parte mi sentivo come Amir nel libro e
nel film, nel senso che tornando a casa riconoscevo i quartieri, la
gente, la musica. C’è una scena in cui Amir dice “Questo luogo ha lo
stesso odore che aveva un tempo”. D’altra parte i luoghi erano cambiati
molto e io stesso ero cambiato tanto che sarebbe stupido fingere di
essere ancora la persona di un tempo e di fare ancora parte di questo
contesto. Mi sono sentito davvero un outsider quando sono tornato in
Afghanistan, anche se allo stesso tempo sentivo che stavo tornando a
casa. Dunque è stata una sorta di esperienza schizofrenica. Le persone
che incontravo a Kabul non mi facevano sen-tire un estraneo, si sono
aperte, hanno chiesto della mia vita, mi hanno accolto bene e non con
antagonismo, come mi aspettavo. ma io non ho mai fatto finta di essere
parte di questo contesto, perché in realtà non lo sono».
Del comunicato della Paramount
vantage. «I quattro
piccoli attori del 'Cacciatore di aquiloni' hanno lasciato l'Afghanistan
in seguito alle raccomandazioni di diverse Ong (Organizzazioni non
governative) e di esperti afghani". La vita dei due protagonisti poteva
essere in pericolo ed era perciò stato deciso di rinviare di sei
settimane l'uscita del film sugli schermi, in modo da far espatriare i
giovani at-tori. La loro sicurezza e tranquillità sono sempre state
nostre priori-tà e siamo lieti di averli portati in un luogo sicuro e
accogliente prima dell'uscita del film».
Di Teresa Sarti Strada, presidente di
Emergency. «Fintanto che
si cercherà di combattere la violenza con la violenza, non ci sarà una
via d'uscita, ma solo morte e distruzione. E la gente dell'Afganistan ne
ha vista fin troppa».
Di Latif Ahmadi, direttore
dell’organismo statale Afghan film.«Sulla
base delle istruzioni date dal ministero dell’Informazione e della
Cultura, il Cacciatore di aquiloni è messo al bando. Certe scene sono
discutibili e inaccettabili per alcune persone e potrebbero provo-care
reazioni e problemi per il governo e la popolazione».
Utilizzo pastorale
Il regista Marc Forster ripercorre
con fedeltà creativa la storia appassionante e coinvolgente dell’omonimo
libro: Il cacciatore di aquiloni. Il film procede attraverso una
trama indagatrice che percorre vari filoni tematici: padri e figli,
amicizia e inganno, paura e coraggio, tradimento e redenzione. Il tutto
è sovrastato dalla devastazione di un paese, l’Afghanistan, annientato
nel proprio patrimonio culturale e in ogni certezza e prospettiva
futura. Lo scorrere delle immagini ci porta dagli Stati Uniti
all’Afghanistan e viceversa, in un reticolo affascinante di sensazioni
nelle quali le storie si confondono e la tragedia del popolo si
materializza. Con maestria, Forster ricrea il tempo lontano della
fanciullezza di Amir, un periodo spensierato e pieno di vita, avvolto da
una cornice fatta di momenti indimenticabili trascorsi con il padre e
gli amici in una Kabul che non esiste più. Le gare degli aquiloni
rivivono nella sua fantasia come il mondo della sua infanzia, sicuro e
felice. Un mondo accogliente fatto di ambienti ospitali, della terra
bruciata dal sole estivo e del vento pungente dell’inverno. Il film è un
inno alla memoria ferita, che si snoda tramite sensazioni e ricordi
carichi di rimpianti e della dolorosa certezza che la patria, nel cui
cielo ieri brillavano gli splendidi colori degli aquiloni, oggi è
coperta di sangue e morte. Gli aquiloni torneranno a volare ma questa
volta nel cielo degli Stati Uniti. Le mani e il cuore di Amir palpitano
in sincronia mentre si riappropria del filo dell’aquilone e del suo
passato, sciogliendo finalmente l’antico e doloroso rimorso. Il
volteggiare degli aquiloni nel fascino di un intreccio multicolore
diventa un abbraccio alla vita e il volo un riscatto liberatorio che
apre alla speranza di un futuro migliore.
Tematiche:
Bambini; Famiglia - genitori figli;
Letteratura; Politica-Società; Potere; Storia
Valutazione del Centro Nazionale
Valutazione film della Conferenza Episcopale Italiana:
Accettabile/problematico*
Il film nella stampa
«Tratto dal bestseller di Khaled
Hosseini, una trasposizione di grande potenza narrativa. Poetico,
emozionante, spettacolare, commovente. Premesso che è sempre pericoloso
aver letto e amato il libro da cui un film è tratto, è inevitabile non
farci i conti. Per prima cosa va detto che Il cacciatore di aquiloni
diretto da Marc Forster è un bellissimo film: attori intensi,
affascinanti ricostruzioni storiche, potenza narrativa. Eppure, il
complesso turbamento che il bestseller di Khaled Hosseini è stato capace
di suscitare nel lettore non viene completamente restituito» (Cristina
Borsetti, www. film.tv.it).
«Sullo sfondo dell’Afghanistan
straziato dall’invasione sovietica e dal dominio dei talebani, scorre la
storia di una viltà infantile, pagata con una lunga espiazione e infine
con un atto di generoso coraggio. Mare Forster illustra un drammatico
romanzo da milioni di copie» (Claudio Carabba, Corriere della Sera
Magazine, 10 aprile 2008).
«Per adattare la bellissima storia
raccontata dallo scrittore Khaled Hosseini, il regista Marc Forster
sceglie la strada più semplice e diretta, quella del sentimento, e non
si lascia tentare né dalla saga storica né da esibizioni di stile,
puntando tutto sulle facce dei piccoli protagonisti. Travolti dalle
lacrime, ci porteremo per sempre negli occhi la faccetta camusa, un po'
storta, di Hassan, etnia azara (Ahmad Khan Mahrnoodzada), il prodigioso
cacciatore di aquiloni, amico e servitore fedele di Amir, pacifico sino
al sacrificio. Altrettanto vibranti sono le immagini aeree di Kabul
(ricostruita in Cina) sovrastata dal voto (o volo) dei cervi volanti.
Per il resto il film va dritto allo scopo, raccontare il dolore storico
del popolo afghano disseccato prima dal comunismo e poi dai talebani e
insieme il senso di colpa tutto privato di Amir che non ha saputo, o
voluto, difendere l'amico aggredito» (Piera Detassis, Panorama, 3
aprile 2008).
«Di saldo e severo impegno la
sceneggiatura. Fedele al testo, ma con intelligenza, ne espone le tappe
salienti con felice essenzialità, badando soprattutto ad esprimerne più
il senso e i climi che non lo schema libresco. Con un finale, forse più
ottimistico di come l'autore letterario lo avesse visto, ma comunque con
accenti di un lirismo asciutto che finiscono persino per commuovere. Pur
evitando il pate-ismo» (Gian Luigi Rondi, Il Tempo, 28 marzo
2008).
«Il cacciatore di aquiloni
dell'eclettico Marc Forster, tratto dal bestseller di Khaled Hosseini, è
un adattamento molto corretto, abitato da facce giuste e sapientemente
montato tra passato e presente. In alcuni momenti restituisce l'immane
potenza della storia cartacea. In altri (la banalizzazione del papà di
Amir) i tanti fan del romanzo storceranno il naso. Forse erano
necessarie tre ore. Comunque un'opera che vola alto senza cadere mai»»
(Francesco Alò, Il Messaggero, 28 marzo 2008).
A cura di Teresa Braccio
Centro Comunicazione e Cultura Paoline
Via del Castro Pretorio,
16 - 00185 Roma
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