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Tra
le molteplici luci e suggestioni racchiuse nell’esortazione apostolica
Vita consecrata
(25 marzo 1996) troviamo la singolare frase posta nel
nostro titolo. Siamo nella terza parte del documento dedicata al
Servitium caritatis
dove Giovanni Paolo II al n. 82 - nel contesto
dell’«Amore sino alla fine» - afferma: «Il Vangelo si rende operante attraverso
la carità, che è gloria della Chiesa e segno della sua fedeltà al Signore. Lo
dimostra tutta la storia della vita consacrata, che si può considerare una
esegesi vivente della parola di Gesù:“Ogni
volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40)». L’espressione viene ripresa più volte
nei documenti vaticani (ad es. Ripartire
da Cristo 24). In modo suggestivo Benedetto
XVI la colloca in un contesto particolare: «È stato lo Spirito Santo ad
illuminare di luce nuova la parola di Dio ai fondatori e alle fondatrici. Da
essa è sgorgato ogni carisma e di essa ogni Regola vuole essere espressione. In
effetti – continua il Papa – lo Spirito Santo attira alcune persone a vivere il
Vangelo in modo radicale e a tradurloin uno stile di sequela più generosa. Ne
nasce così un’opera, una famiglia religiosa che, con la sua stessa presenza,
diventa a sua volta “esegesi”vivente della parola di Dio. Il succedersi dei
carismi della vita consacrata può dunque essere letto come un dispiegarsi di
Cristo nei secoli, come un Vangelo vivo che si attualizza in sempre nuove forme
(cf Lumen gentium
46). Nelle opere delle fondatrici e dei fondatori si
rispecchia un mistero di Cristo, una sua parola, si rifrange un raggio della
luce che emana dal suo volto, splendore del Padre».
Con queste parole, pronunciate al termine della
celebrazione eucaristica nella festa della Presentazione di Gesù al tempio,
Benedetto XVI si è rivolto alle migliaia di membri di istituti di vita
consacrata radunati in San Pietro in occasione della Giornata mondiale della
vita onsacrata il 2 febbraio 2008. Nel brano l’affermazione sulla vita
consacrata come «esegesi vivente della Parola di Dio» è messa in rapporto con
l’azione ispiratrice dello Spirito Santo. Possiamo dire che lo Spirito si posa
sui fondatori e sulle fondatrici ed apre loro le Scritture. Le fa loro
comprendere in maniera nuova e in loro le compie. La loro vita diventa un’esegesi
vivente essendo essi stessi resi Vangelo
tradotto in vita, e quindi in azione apostolica e ministeriale
con un proprio stile di sequela (Fabio Ciardi). Ogni
carisma è come un evangelium abbreviatum:
cioè si presenta come incarnazione e testimonianza di una parola o situazione
evangelica.
Benedetto XVI, oltre al richiamo dello Spirito Santo,
aggiunge un elemento particolarmente efficace: tale esegesi – dice – è data,
prima ancora che da quello che la vita consacrata fa, dal fatto stesso di
esserci, ossia dalla sua stessa presenza. Il Consolatore permette che la parola
di Dio si illumini in modo nuovo agli occhi e al cuore di un determinato
fondatore o fondatrice, così da dare inizio ad una realtà nuova, che come tale
diviene spiegazione viva del Vangelo. Le nuove famiglie religiose con la loro
stessa presenza diventano a loro volta esegesi vivente collettiva di quei
determinati aspetti del Vangelo. Questo significa che non siamo di fronte solo
ad una messa in pratica di un preciso versetto della Sacra Scrittura, ma ad una
forma di vita che come tale parla e comunica la verità del Vangelo:
l’esegesi attuata dalla vita consacrata riguarda il
suo essere. La nostra espressione risuona
più volte durante il recente Sinodo dei vescovi sulla Parola, ed è indicata tra
le 55 Proposizioni
finali al n. 24, dove si legge: «La vita consacrata
nasce dall’ascolto della parola di Dio e accoglie il Vangelo come sua norma di
vita. Alla scuola della Parola, riscopre di continuo la sua identità e si
converte in evangelica testificatio
per la Chiesa e per il mondo. Chiamata ad essere
“esegesi” vivente della parola di Dio, è essa stessa una parola con cui Dio
continua a parlare alla Chiesa e al mondo».
Di recente, nell’ambito del Convegno promosso dal
Claretianum
sul tema:«Parola di Dio e vita consacrata» (9-12
dicembre 2008), il nostro argomento è stato oggetto di un approfondito studio da
parte del cappuccino Paolo Martinelli, Preside dell’Istituto di Spiritualità
all’Antonianum. L’orizzonte del relatore abbracciava gli elementi finora
considerati e soprattutto andava al cuore del suo specifico significato
teologico-spirituale. Alla luce della relazione del p. Martinelli ci poniamo un
interrogativo: «Perché proprio la vita consacrata può essere compresa come una
peculiare esegesi vivente della parola di Dio?». Secondo il relatore il vissuto
cristiano della vita consacrata va così compreso, in quanto acquista una
singolare forma espressiva caratterizzata dai consigli evangelici. Più in
specifico, ciò che distingue la forma peculiare della consacrazione è la
verginità obbediente e povera, la quale è un modo particolare di considerare il
corpo in rapporto alla Parola. Basti a questo proposito ricordare che Cristo
stesso, Parola fatta carne, vive nella forma della verginità la sua dedizione
sponsale, e Maria di Nazaret è colei che accoglie nel suo corpo verginale la
parola di Dio che prende carne dalla sua carne e sangue dal suo sangue. Il
carattere paradossale della verginità consacrata rende l’esistenza del
consacrato linguaggio peculiare della parola di Dio. Certo, la verginità
cristiana ha dei termini assolutamente paradossali: è forma sponsale, senza
contrarre matrimonio, è fecondità materna e paterna senza generare figli nella
propria carne. La vita consacrata è esegesi della parola di Dio perché la
verginità implica la modalità originaria di vivere la risposta alla parola di
Dio che segna radicalmente il corpo.
Per comprendere quanto stiamo dicendo è necessario
richiamare il carattere rivelativo, già nell’Antico Testamento, del “corpo” dei
profeti: un’esistenza scelta non solo a servizio della parola di Dio, ma anche
essa stessa parola,
cioè manifestazione della Parola, di cui è portatore. Questo è evidente nel
profeta Geremia, come manifestano recenti studi. La parola di Dio afferra
l’esistenza del profeta e fa della sua vita una parola che Dio dice al suo
popolo per richiamarlo all’alleanza. La carne del profeta, quindi la sua
esistenza, le cose che vivrà, saranno la Parola che Dio dice al suo popolo.
Tutto questo culmina in Gesù: in lui
la Parola e la carne semplicemente coincidono
(Gv 1,14). In Giovanni 1,18 troviamo
un’espressione greca ad indicare che Dio «nessuno lo ha mai visto», ma il Figlio
che è nel seno del Padre, «lui lo ha rivelato», come dice la traduzione
italiana. Il verbo greco exegesato
significa «ne ha fatto l’esegesi»: la carne del
Logos è l’esegesi di Dio.
Questo corpo cristologico coinvolge con sé fin
dall’inizio altri corpi, altre persone nel proprio essere “carne”. Ad esso,
integralmente e verginalmente donato, corrisponde un altro corpo verginale,
quello della Chiesa, che trova in Maria il suo prototipo concreto. Come la carne
del Figlio è l’esegesi di Dio, così il corpo verginale della Chiesa è l’esegesi
vivente del Cristo. In questo senso si può comprendere perché la storia della
vita consacrata proprio nella sua concretezza di uomini e donne, di corpi
sessuati, appare parola che interpella anche la fecondità biologica e l’amore
matrimoniale tra l’uomo e la donna, aprendoli ad una nuova speranza che redima
gli affetti e li liberi dalla paura della morte.
Amiche lettrici e cari lettori, il numero di
Consacrazione e Servizio
che avete tra mano - il secondo dell’anno 2009 – si
apre con la rubrica «Speciale Anno
Paolino», dove mons. Francesco Lambiasi
attira la nostra attenzione sull’insondabile mistero dell’amore di Dio
annunciato da Paolo all’inizio della Lettera ai Romani.
Nella rubrica:
«L’uomo nascosto in fondo al cuore», la
prof.ssa Antonietta Augruso si sofferma sull’«ascolto», uno dei temi inerenti
alla nostra interiorità.
La rubrica
«Orizzonti» arricchisce il fascicolo con
due contributi. La teologa domenicana Antonietta Potente si sofferma ad
evidenziare l’importanza di coltivare l’attitudine a leggere la realtà che ci
circonda in modo sapienziale;mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione
delle cause dei santi, aiuta a chiarire le ragioni positive delle posizioni
etiche della Chiesa col presentare la nuova Istruzione della Congregazione per
la Dottrina della Fede.
Una
parola particolare per il «Dossier».
Sotto il titolo: «Ascoltare la Parola nella città» sono raccolte riflessioni di
sette esperti già esposte nella «Tavola rotonda» del 9 ottobre 2008 a Roma, in
concomitanza con la XII Assemblea del Sinodo dei vescovi sulla parola di Dio. Lo
scopo dell’incontro mirava ad una adeguata valutazione a livello
interdisciplinare - esegetico, teologico, pedagogico, spirituale e pastorale -
dell’esperienza di lectio divina
che da tredici anni si svolge nella chiesa romana
di Santa Maria in Traspontina. Una delle difficoltà più rilevate dai padri
sinodali è stata la mancanza di modelli collaudati di lettura orante e di
lectio divina.
Le esperienze sono tante e spesso sono legate alla sensibilità di chi le guida e
al contesto ecclesiale dove si fanno. L’esperienza che presentiamo è guidata fin
dalle origini dal nostro collaboratore p. Bruno Secondin, che molti conoscono.
La proposta aiuterà certamente tante religiose e religiosi a percorrere strade
simili e così educare i fedeli a valorizzare la
Parola nella loro esistenza quotidiana, secondo
l’invito di Benedetto XVI.
Oltre alle consuete esplorazioni sui film (Teresa
Braccio) e sulle segnalazioni (Luciagnese Cedrone), la nuova rubrica:
«Sorelle in libreria»,
affidata alla teologa Cettina Militello, presenta un volume singolare, anche nel
titolo: Meterikon.
I detti delle madri del deserto (secoli III-IV) ci interpellano ancora e ci
testimoniano le modalità radicali della
sequela Christi.
Facciamo nostro l’invito di sant’Efrem: «Il campo e
la vigna danno frutti solo in tempo determinato, le Sacre Scritture offrono
insegnamenti vivificanti ogni volta che sono lette. Campi e vigne si esauriscono
e non danno due raccolti all’anno, dalle Scritture invece si può fare raccolto
quotidianamente, vi si può far vendemmia ogni giorno. Avviciniamoci dunque a
questo “campo” e gustiamo i suoi prodotti che elargiscono la vita: raccogliamo
da esso spighe di vita, cioè parole del nostro Signore Gesù Cristo».
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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