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Le
lettrici e i lettori che prendono in mano questo numero di
Consacrazione e Servizio
sicuramente sono attirati dall’illustrazione
riprodotta in copertina, opera dell’artista I. M. Rupnik, che raffigura la scena
narrata da Giovanni nel Vangelo all’inizio del cap. 12. Siamo a Betania dopo la
risurrezione di Lazzaro. Un particolare ci sorprende e colpisce la nostra
attenzione: Maria, sorella di Lazzaro, con un gesto di squisita delicatezza
asciuga con i suoi capelli i piedi del Maestro, dopo averli unti con una libbra
di unguento profumato di nardo puro molto prezioso. Il gesto, spiegano i
biblisti, è segno di gratitudine riconoscente per il dono della vita fatta al
fratello. Maria ama senza calcolare e senza valutare, non bada allo spreco o
all’utilità del dono, guarda invece all’Amato e alla sua bontà. Chi ama è totale
nel dono, ama, semplicemente ama, non misura. Se misurasse, il suo non sarebbe
più amore,ma interesse, utilizzazione e strumentalizzazione dell’altro, in una
parola sarebbe egoismo. L’amore se non è gratuito, se non nasce, non vive e non
si conclude nella gratuità, non ha diritto di essere chiamato amore. Il gesto di
Maria di Betania è tutto nella linea della gratuità.
Come ci ricorda Benedetto XVI nella
Caritas in Veritate (n. 5), la
gratuità rimanda a charis, grazia. La gratuità è grazia, è dono di Dio,
non solo per chi riceve atti di gratuità, ma anche per chi li compie, poiché la
capacità di amare gratuitamente è qualcosa che accade in noi sorprendendoci
sempre. La chiamata alla gratuità, - che dovrebbe riempirci di stupore ogni
mattina - è una vocazione: la vocazione fondamentale iscritta nel cuore umano ad
essere immagine di ciò che in Dio è infinito: l’amore gratuito. Questa chiamata,
questa vocazione che porta ad imitare e a corrispondere al dono di Dio, ad
essere come lui, l’ha compresa e l’ha accolta subito Maria di Nazaret,
aderendovi totalmente col suo cuore senza ombre e senza calcolo. "All’annuncio
dell’angelo, è proprio la gratuità eterna della Trinità che investe la Vergine.
"Rallegrati, o piena di grazia!" (Lc 1,28), rallegrati, tu che sei stata e
rimani colmata dalla gratuità di Dio. E quando Maria capisce che quello che è in
gioco è solo la grazia, la gratuità senza misura di Dio, non fa altro che
aderire a questa gratuità, ai suoi disegni incomprensibili, alla sua onnipotenza
senza limiti. La gratuità di Dio che dona alla sua parente Elisabetta una
fecondità impossibile,la gratuità che si esprime nel miracolo, è veramente la
ragione che non ammette misura o calcolo" (M. G. Lepori, Sorpresi dalla
gratuità, Siena 2007, 19).
Maria di Nazaret, la "Vergine della gratuità e della
gratitudine", come ama invocarla la badessa Anna Maria Cànopi, non si oppone e
neppure rifiuta il dono di Dio, ma vi acconsente in modo totale. Quando
pronuncia la sua risposta non dice all’angelo: "Eccomi, avvenga quello che hai
detto", ma: "Eccomi, avvenga
di me quello che hai detto". Vale a dire: se la ragione
è la gratuità totale di Dio, allora che mi prenda tutta, che non mi riservi
nulla, perché sarebbe irragionevole sottrarre anche una mia minuzia all’Amore
infinito di Dio, senza il quale io non sarei nulla. La Chiesa mette
costantemente di fronte ai nostri occhi e nella memoria quel: "Avvenga di me",
"Eccomi, prendimi", perché lì è l’ideale, il modello, il compimento di ogni
vocazione, di ogni corrispondenza al disegno gratuito di Dio. Maria si trova
arricchita di un dono che non può essere oggetto di pretesa né di conquista
umana. Noi non potremmo offrire a Dio nulla se non avessimo ricevuto tutto da
lui. Nella Vergine, ricolma di grazia, alla cui scuola siamo invitati ad
apprendere l’arte della vita interiore, riconosciamo che l’atteggiamento
fondamentale che fa da supporto a tutte le virtù da lei esercitate - umiltà,
ascolto, obbedienza, preghiera, fede, speranza, carità - è la gratuità. Nata
sotto tale distintivo, ella esprime in tutta la sua esistenza - dall’annuncio
dell’angelo fino ai piedi della croce e nel cenacolo - proprio ciò che è la
grazia: l’essere segno trasparente dell’amore di Dio.
Nella pienezza dei tempi il primo segno della gratuità di Dio
nei confronti di Maria è quello di averla preservata dal peccato originale.
Maria non ha mai vissuto lontano da Dio fin dall’istante stesso del suo
concepimento,perché destinata ad essere la Madre di Gesù per la cui grazia
saremmo stati salvati (cf At 15,11). Ma anche Maria diviene segno di gratuità
per ogni fedele. Al dono gratuito ella risponde con il segno della riconoscenza,
atteggiamento strettamente legato a quello della gratuità. Varie pagine della
Scrittura lasciano trasparire questa attitudine umana nei confronti di Dio, dai
primi imperativi: "Ricordati…" (Es 13,3), "guardati dal dimenticare…" (Dt 4,9;
6,12; 8.1-20), al messaggio di molti salmi, fino all’esortazione di Paolo: "E
siate riconoscenti!" (Col 3,15).L’espressione più alta di questo atteggiamento
di gratitudine è il Magnificat ,l’inno alla
generosità di Dio e, quindi, un solenne rendimento di grazie. La Chiesa ogni
giorno lo ripete con Maria per riconoscere i prodigi che il Signore continua a
operare nella sua Chiesa.
Come per Maria, anche per noi il primo passo del
pellegrinaggio della fede è la gratitudine: riconoscere che siamo stati scelti,
benedetti, chiamati; renderci conto con cuore grato e ammirato di essere stati
amati prima di ogni nostro merito. Dice Giovanni: "Non siamo stati noi ad amare
Dio, ma è lui che ha amato noi" e "ci ha amati per primo" (1Gv 4,10.19). Di
conseguenza, se tutto è donato tutto deve essere ridonato. Se mi è stato fatto
il dono è perché a mia volta diventi dono, ricordando che non si dà nulla finché
non si dona tutto. Se la mia esistenza si è lasciata trasfigurare dalla grazia
del Signore, non posso trattenere per me la luce che viene dal suo volto, ma la
lascerò passare perché illumini altri. "Guardate a lui e sarete raggianti", ci
ricorda il salmista. Maria di Nazaret ha tenuto costantemente lo sguardo fisso
sul Figlio e il suo volto è diventato "la faccia che a Cristo più si somiglia"
(Dante).
In una delle collette, aggiunte alla sezione del "Comune
della beata Vergine Maria" del Messale per la chiesa italiana, così si
prega: "O Dio, Padre del Signore Gesù Cristo, guarda alla Vergine Maria, la cui
esistenza terrena fu tutta sotto il segno della gratuità e della
riconoscenza …". Nella supplica s’invoca prima di
tutto lo sguardo del Padre sulla Vergine:l’attenzione del Signore è rivolta a
Maria, alla sua persona. Ella vive sotto lo sguardo di Dio che l’ha rivestita di
grazia. La frase che accompagna questa richiesta ne evidenzia gli effetti:
l’"esistenza terrena (di Maria) fu tutta sotto il segno della gratuità e della
riconoscenza…". Nello sguardo di Dio, che posa i suoi occhi sulle sue creature
umili, piccole, povere, sta la grandezza di Maria. In quegli occhi posati su di
lei - commenta l’abate Giovanni di Ford - ella trova una grazia infinita (cf Est
7,3), non solo per sé, ma anche per tutte le generazioni future (cf Sal 70,18).
Nel guardare di Dio e nelle sue scelte - realizzate nella più assoluta libertà -
è anche la nostra grandezza. Come a Maria, così anche a noi il Signore rivolge
il suo sguardo pieno di amore e anche il nostro primo atteggiamento non può che
essere di riconoscenza e gratitudine.
Amiche lettrici e cari lettori, il quinto numero del 2010 di
Consacrazione e
Servizio che avete tra mano si apre con la consueta rubrica: "Figlie
della promessa", affidata al biblista Tiziano Lorenzin, in sintonia con il
tema annuale indicato dalla Presidenza Usmi. Nel percorrere il cammino di fede
di Abramo con il Signore, prosegue la scoperta di ogni più piccolo segno delle
sue orme nella nostra storia. "Anno Sacerdotale" e "Orizzonti".
Nella prima rubrica Paola Bignardi intervista il monfortano padre Stefano De
Fiores, teologo e mariologo di fama internazionale, ma che sa unire alla vasta
cultura mariologica la vicinanza cordiale al popolo di Dio. La seconda rubrica
arricchisce il numero con tre contributi. I primi due continuano la riflessione
sulla Vergine già presente nella precedente intervista. In questo mese di
maggio, tradizionalmente dedicato alla Madre di Dio, viene proposta una sosta
spirituale sul mistero di Maria contemplata come "una di noi, più di noi, tutta
per noi" (Francesco Lambiasi); nell’altro contributo, il direttore della rivista
Theotokos, il professor Alfonso Langella, informa sull’opera oggi di
maggiore spicco nel panorama delle pubblicazioni mariologiche: il dizionario
Mariologia delle Edizioni San Paolo. evidenziando la via relazionale quale
orientamento attuale degli studi mariologici. Infine, il terzo approfondimento
di madre Orsola Bertolotto, superiora generale delle Murialdine di S. Giuseppe,
propone una lectio divina sull’episodio dei
discepoli di Emmaus tramandatoci da Luca (Lc 24,13-35).
Una parola particolare per il
"Dossier". Sotto il titolo: "Che cosa possiedi
tu che non abbia ricevuto?", espressione tratta dalla Prima lettera ai
Corinti 4,7, sono raccolti sei studi sintetizzati nel sottotitolo con la
frase: "La sfida della gratuità". Si tratta di un tema che si fa sempre più
urgente nell’odierna cultura dell’avidità, del disprezzo della vita e del
tornaconto.
L’argomento viene svolto in prospettiva interdisciplinare:
ambito biblico (Cristina Caracciolo), antropologico-psicologico (Samuela Rigon),
profetico (Bruno Secondin), spirituale (Armando Matteo), economico (Alessandra
Smerilli).
Oltre alle consuete esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e
le segnalazioni di libri su Maria (M. M. Pedico) e in generale (Rita Bonfrate),
un accenno va alla rubrica: "Facce di preti", affidata alla teologa
Cettina Militello, che rilegge in maniera critica romanzi classici che vedono
protagonisti i preti: in questo numero viene presentato il romanzo Per
queste strade familiari e feroci (io risorgerò), dello scrittore romano
Ferruccio Parazzoli. Ci giungono da più parti apprezzamenti e incoraggiamenti a
continuare nella linea intrapresa dalla rivista sia a livello grafico sia a
livello contenutistico. Mentre ringraziamo di cuore per la stima, a tutti
chiediamo di accompagnare questo lavoro di responsabilità con la preghiera allo
Spirito Santo: con la sua guida e docili alla sua azione anche la nostra voce
contribuirà all’edificazione del Regno di Dio.
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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