La Madre di Cristo
Senza Maria Gesù non sarebbe il Cristo: una
persona divina con una vera natura umana. Nel qual caso la sua carta
d’identità sarebbe completamente falsa e tutta da rifare. Abbiamo
certamente afferrato dalla lettera ai Galati quel fugace ma corposo
passaggio riguardante Gesù. Di lui, s. Paolo ci ha detto che è il Figlio
di Dio, mandato a noi quando venne la pienezza del tempo, e che è
veramente "nato da donna ", letteralmente "fatto da donna". Questo
inciso, rapido come un soffio, contiene l’affermazione mariologica più
antica e più sintetica: Maria è la donna che ha nobilitato l’umana
natura al punto che "il suo Fattore non disdegnò di farsi sua fattura".
Pertanto Gesù non è una sorta di meteorite piombato dal cielo sulla
terra, ma è veramente e perfettamente uomo. È realmente nato da Maria; è
realmente cresciuto in età, sapienza e grazia; ha realmente mangiato e
bevuto; ha sudato e dormito; è stato realmente capace di provare paura e
di infondere fiducia; ha realmente pianto e realmente gioito.
Maria entra in primo luogo in questa difesa della
carne umana del Verbo, divenendo un test inconfutabile di
ortodossia cristologica, cioè di garanzia della vera e reale umanità del
Figlio di Dio. In questo senso, secondo l’attuale piano salvifico
rivelato, Maria è tra i più solidi e indistruttibili baluardi che
neutralizzano i micidiali assalti delle eresie riguardanti l’identità di
Cristo. È grazie al fatto di essere stato "fatto" da Maria, concepito
per opera di Spirito Santo, ed è grazie al fatto di essere stato da lei
fisicamente partorito e allattato, cresciuto, istruito ed educato, che
Gesù ha potuto pensare con mente d’uomo, amare con cuore d’uomo,
lavorare con mani d’uomo. È per il fatto di essere il frutto benedetto
del suo grembo, che Cristo è venuto in mezzo a noi non come un fantasma
impalpabile o un mitico super-man, come un essere stratosferico o
un inafferrabile personaggio virtuale, ma come un vero uomo, in carne ed
ossa, che ha "in comune con noi il sangue e la carne" (cf Eb 2,14). E
poiché Gesù è in persona vero Figlio di Dio e vero Dio, Maria è vera
Madre di Dio, non nel senso, assurdo e contraddittorio, che avrebbe
partorito Dio o che avrebbe dato la divinità a Cristo, ma nel senso che
è "Colei che ha dato la vita a uno che è Dio".
Maria non è divina, è vera madre umana, ma di un
Figlio che è vero Dio. "Tuttavia - scrive s. Atanasio - ciò non è certo
un mito, come alcuni vanno dicendo. Lungi da noi un tale pensiero. Il
nostro Salvatore fu veramente uomo e da ciò venne la salvezza di tutta
l’umanità. Perciò in nessuna maniera la nostra salvezza si può dire
fittizia" (PG 26,1062). Il titolo di Madre-di-Dio è provocazione
fastidiosa e indisponente per la nostra mentalità allergica al
soprannaturale e inguaribilmente a "tolleranza-zero" nei confronti di
Dio. Per una ragione umana che non perdona a Dio di essere Dio, questa
verità della divina maternità di Maria non è solo vertiginosa e
inattingibile. È letteralmente scandalo e follia: scandalo insuperabile
per la religione giudaica, almeno finché resta tale. Finché Saulo restò
Saulo, fariseo accanito e irriducibile, si sarebbe sentito accapponare
la pelle alla sola ipotesi che Dio avesse generato un Figlio e che per
giunta quel Figlio si fosse letteralmente incarnato. Ma il titolo di
Madre di Dio costituisce anche lo spartiacque invalicabile tra il
cristianesimo e la sapienza greca, totalmente refrattaria al solo
pensiero - giudicato stupido e folle - di una salvezza che ci giungesse
attraverso quegli elementi marci e irrimediabilmente guasti, quali sono
il corpo e la materia.
La Madre della Chiesa
Senza Maria la Chiesa non sarebbe più il Corpo di
Cristo. Maria non è stata una mera funzione generativa, una sorta di
"utero a noleggio". Non è stata ridotta a fare la parte della busta di
una lettera che, dopo essere stata aperta, si getta via, nel cestino
della carta straccia. Maria non opera come semplice strumento al fine di
dare un corpo di carne al Verbo di Dio, ma si è pienamente coinvolta
nell’avvenimento della salvezza. Non ha soltanto accolto Gesù come una
mamma accoglie il suo bambino. Si è aperta al suo mistero per mezzo
della fede.
"Ha concepito il Verbo di Dio prima nell’anima che
nel grembo, più con la fede che con la carne e il sangue", affermano i
Padri latini. E s. Tommaso esplicita che Maria ha detto il suo sì
all’annunciazione "in rappresentanza di tutta l’umanità". Un sì da lei
ratificato durante tutta la vita, per mezzo di una maternità che l’ha
condotta fino alla croce e fino alla nascita della Chiesa. Come Cristo è
stato da lei concepito all’annunciazione e partorito a Betlemme, così si
può dire che la Chiesa è stata concepita da Maria per opera di Spirito
Santo, al Calvario - "Donna, ecco tuo figlio" - e da lei partorita alla
Pentecoste.
Pertanto, se l’umanità divina di Cristo è stata ed è
la radice perennemente vitale e insostituibile della Chiesa, Maria ne è
il primo frutto: il più genuino, il più riuscito, il più perfetto. In
lei, tutta la Chiesa non solo era prefigurata e annunciata in simbolo,
ma già pre-realizzata in primizia, poiché in Maria la Chiesa viveva in
anticipo la sua vita di fede, di speranza e di carità. In lei si
riassumeva la storia dell’antico Israele, con la sua lunga attesa del
Salvatore: Maria è la prima "redenta", è la più perfetta e accogliente
destinataria dello Spirito. È la prima "Chiesa immacolata", senza
macchia e senza ruga, come deve essere e sarà la Sposa di Cristo, che lo
Spirito Santo si va preparando. Se la Chiesa non fosse veramente
"mariana", non sarebbe più il vivente "organismo" di Cristo, ma una
delle tante organizzazioni filantropiche, magari anche efficienti in
ordine a qualche generosa operazione di solidarietà, ma del tutto
inefficaci in ordine alla effettiva salvezza dell’umanità.
La Madre dei cristiani
Senza Maria noi non saremmo veramente "noi": veri
figli di Dio. Certo, se noi siamo figli di Dio è perché siamo nati "non
da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio siamo
stati generati". Donne e uomini del nostro tempo, "viviamo sulla terra
una esistenza comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di
lavoro". Ma questa è pari pari la descrizione della vita di Maria di
Nazaret, pennellata dal Concilio (AA 4). Maria dunque ci riguarda. Non è
una eccezione solitaria e irraggiungibile, non è la titolare di
privilegi del tutto singolari, irripetibili, incomunicabili.
Maria è una di noi. Donna tra le donne, madre tra le
madri. Anche lei ha provato la felicità di vedere nascere il suo
bambino. Anche lei ha sperimentato l’angoscia di smarrirlo e la gioia di
ritrovarlo. Anche lei un giorno provò lo struggimento che prova ogni
madre quando vede il figlio partire di casa e andare per la sua strada.
Anche lei si è esaltata nel sentire tessere le lodi del suo unico
"tesoro". Anche lei si è sentita squartare l’anima e spezzare il cuore
al grido della marmaglia inferocita contro il Figlio innocente: "a
morte!". Anche lei conobbe nell’ora nona di quel 14 di nisan lo strazio
di vedersi uccidere il figlio sotto i propri occhi.
Una di noi, Maria è più di noi. Un vero caso unico
tra i miliardi di miliardi di donne, di spose e di madri che ci sono
state, ci sono e ci saranno sulla faccia della terra. Fu totalmente
estranea al male. Non fu mai neanche sfiorata dall’onda fangosa del
peccato. Aderì con una fede senza se e senza ma al disegno
di Dio su di lei e su quel Figlio avuto in misteriosa "comproprietà" con
lo Spirito Santo. Fu associata con connessione ineguagliabile alla vita
e all’opera del Salvatore di tutti. Ma questo essere "di più" non fu
solo grazia per lei. È anche fortuna immeritata e impareggiabile
guadagno per tutti noi. La sua pienezza di grazia non ce la rende
estranea, lontana, inaccessibile. Lei, la creatura più amata da Dio, ha
sofferto più di ogni altra creatura. E perciò è colei che più di tutti,
dopo suo Figlio, può venirci in soccorso.
Lei conosce in Dio ogni nostra vera necessità.
Continua a vivere il suo cielo sulla terra. Non si dà pace fino a quando
l’ultimo di noi, suoi figli ingrati e inquieti, non si sarà salvato.
Aveva ragione Dante nel definirla in cielo "meridiana face di caritate"
e giù, tra noi mortali, "di speranza fontana vivace". Il titolo di Madre
di Dio è fatto apposta per infonderci fiducia e per contagiarci "grinta"
e coraggio per tutto il cammino della nostra vita. A Maria, possiamo
allora rivolgerci con il più antico testo cristiano in cui viene
invocata con il titolo "Madre di Dio": "Sotto la tua protezione
cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di
noi che siamo nella prova, e liberaci sempre da tutti i pericoli, o
Vergine gloriosa e benedetta".