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“Se il tuo pensiero dimora in Dio,
la forza di Dio dimora in te”
La rivista apre sull’affascinante esercizio della preghiera che attesta la strutturale apertura dell’uomo al Trascendente. Così la preghiera è sempre un evento (A. Louf), e suppone che qualcosa accada in colui che prega .Un evento sempre sorprendente che si impadronisce di tutto il nostro essere e ci lascia piccoli, sperduti di fronte a noi stessi, agli altri e a Dio.
Varie sono le forme che la preghiera può assumere: invocazione, intercessione, benedizione, lotta. Ricordiamo le udienze del mercoledì di Benedetto XVI lungo tutto l’anno 2011–2012. Il Pontefice ci ha donato una sorta di compendio che illustra magistralmente le varie forme della preghiera attraverso alcuni personaggi biblici, da Abramo a Giacobbe, Mosè ed Elia. Nella Storia d’Israele, tuttavia, la preghiera del singolo s’inserisce sempre nell’Alleanza di un intero popolo. Così i Salmi, il libro di preghiera per eccellenza della pietà ebraica, così pure la Chiesa orante delle origini. La preghiera di Gesù s’iscrive in questa tradizione, perché, Gesù, secondo il suo cuore di uomo, ha imparato a pregare da sua Madre e dalla tradizione ebraica. Al tempo stesso però la sua preghiera sgorga da una sorgente più segreta, poiché è il Figlio eterno di Dio che, nella sua santa umanità, rivolge a suo Padre la preghiera filiale perfetta (Benedetto XVI).
Dalla sua persona, dalle sue parole, ma anche dai suoi silenzi, il discepolo impara l’autentica preghiera. Come ricorda San Paolo, essa non è innanzitutto un’opera nostra, un rivolgersi nostro verso Dio, ma più profondamente un’azione di Dio verso di noi. È lui che prega in noi, attraverso lo Spirito. La risposta di Dio precede e suscita la nostra domanda. Perciò la vita di preghiera consiste nell’essere abitualmente alla presenza di Dio e averne coscienza, nel vivere in relazione con Dio come si vivono i rapporti abituali della nostra vita, quelli con i familiari più cari, con i veri amici; anzi quella con il Signore è la relazione che dona luce a tutte le nostre altre relazioni” (Cf Catechismo della Chiesa cattolica, 2565).
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La preghiera - dunque - è il respiro della fede e pregare è una necessità, perché se smetto di respirare smetto di vivere. Nutrimento che alimenta le aridità della nostra anima, la preghiera dà anima alla nostra convivenza e costruisce la Chiesa dal di dentro perché eleva l’anima a Dio e invoca da Lui beni convenienti, conformi alla sua volontà. Chi non prega è a rischio di morire dentro, perché gli mancherà prima o poi l’aria per respirare, il calore per vivere, la luce per vedere, il nutrimento per crescere e la gioia per dare un senso alla vita. Ricerca mai stanca di Dio, la preghiera è certamente il movimento verso Dio del nostro cuore che resta inquieto finché non riposa in lui, come amava dire Agostino.
Ma, attenzione, Dio non può essere raggiunto dall’uomo con le sue sole forze, e dunque la preghiera non è un’impresa volontaristica, praticata con tecniche più o meno raffinate. La preghiera “è sempre dono di Dio che viene a incontrare l’uomo”. Sì, la preghiera è innanzitutto una risposta all’iniziativa di Dio, è ascolto dell’uomo per giungere all’accoglienza di una Presenza, la Presenza di Dio Padre, Figlio e Spirito santo. Ecco la preghiera: sfugge a ogni definizione e a ogni formula prestabilita: può dirla solo chi ne ha fatto esperienza, chi si esercita giorno dopo giorno ad accogliere il dono di Dio, la sua Presenza più intima a noi di quanto noi possiamo esserlo a noi stessi. In Lui - infatti -“viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). È in questo cammino che ci è dato di conoscere, per grazia, che “Dio ha sete che noi abbiamo sete di lui” (Gregorio di Nazianzo); mentre possiamo sperimentare che la verità della nostra preghiera si manifesta in una vita conforme all’amore di Cristo. Se uno prega veramente, lo si vede, perché i suoi modi diventeranno quelli di Cristo.
La preghiera, allora, è il respiro costante della vita, è intimamente connessa con l'esperienza; va insieme alla coscienza di sé, nell’unità di corpo, cuore, mente, anima. Una unità fatta da Dio e fatta per ricevere Dio. Perciò non è necessario liberarci dalla materia, non è necessario andare al di là del corpo o dei nostri limiti. Per pregare basta dire: Padre! nella fede, qui, dove sono, come sono. Crediamolo, perché se lo crediamo, ben presto lo Spirito Santo verrà e imprimerà nel nostro cuore una coscienza più profonda, più vasta, una coscienza nuova, di quello che stiamo dicendo: ci rivelerà, ci farà conoscere a poco a poco il Figlio e il Padre.
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Ma allora, dov’è l’intoppo?
Probabilmente nel fatto che tutto questo è anche lavoro, lavoro faticoso: non viene da sé, non è prima di tutto piacevole sensazione, richiede un impegno rinnovato e duraturo. La ‘dulcis memoria’, come la chiamano i mistici, il ricordo dolce e caloroso dell’Amato che impregna tutto il nostro essere è beatificante, ma non posso mai possederla, afferrarla, disporne: se ne va quando vuole e torna quando vuole.
Chi ha ricevuto la grazia di essere all’ascolto del proprio cuore, nella preghiera è consapevole della propria piccolezza e esprime il grido, la propria impotenza, confessa il bisogno di essere aiutato. Nel profondo sono io stesso quel grido che implora. Questo grido si leva dalla nostra disperazione più profonda, dalla coscienza del nostro peccato. La preghiera ci riconduce così al centro più profondo del nostro essere, ci consegna a Gesù. Nel suo volto ritroviamo il nostro; e, mentre ci abbandoniamo al suo amore, impariamo noi stessi ad amare realmente e per sempre.
In chi prega, poi, risalta la fiducia, la disponibilità a uscire da sé per dimenticarsi, abbandonarsi, docile alla grazia, capace di vivere nella lunghezza d’onda dello Spirito per ricevere così la potenza stessa di Dio. La preghiera infatti non è solo il cammino per il quale possiamo aderire a Dio e raggiungerlo; è anche la via che Dio offre alla sua potenza e alla sua forza per operare le sue meraviglie in noi. Dio non è più il solo ad essere Onnipotente: chi prega con fede e si affida a questa onnipotenza lo è altrettanto.
Si arriva a gustare, per questa via, i frutti dello Spirito che fanno vera e bella la vita: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). Pregando si diventa amore, e la vita acquista il senso e la bellezza per cui è stata voluta da Dio. Pregando, si scoprono gli infiniti doni dell’Amato e si impara sempre di più a rendere grazie a lui in ogni cosa. Pregando, si vive. Pregando, si loda. Pregando, si ama. E l’amore è gioia e pace a cui il nostro cure inquieto anela, nel tempo e per l’eternità.
La forza per proseguire nella via della preghiera, per non fermarsi e non tornare indietro, si attinge, nella fede, dal cuore aperto a Dio nella verità. Solo a un cuore così docile Dio può parlare, perché solo un cuore così disponibile può ascoltare. La via dell’orazione esige disponibilità a confrontare le idee, valutare il sistema di pensiero dal quale muovono le nostre azioni, essere disponibili, se necessario, a cambiare il proprio modo di pensare. Senza questa disponibilità tesa a formarsi un sistema di pensiero, una visione della vita cristiana, non si resta a lungo nella preghiera. Non si può essere cristiani continuando a pensare come il mondo. Al contrario, è “soltanto attraverso uomini toccati da Dio, che Dio può far ritorno presso gli uomini”.
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Lettrici e lettori che ci seguite lungo le pagine della Rivista, il fascicolo che avete tra le mani, il terzo del 2014. Il focus è “la preghiera”: “A te grido giorno e notte” (Salmo 88,2). Nel Dossier, firme autorevoli hanno dato ampio e interessante sviluppo al tema. I contributi dei diversi autori si prestano oltre che per una lettura personale o comunitaria, anche come stimolanti percorsi spirituali per dare alla vita di ogni giorno respiro e alimento; per irrobustire in profondità e concretezza le esigenze del cammino del discepolo del vangelo.
Altre rubriche come “Orizzonti” continuano ad offrire apprezzabili tematiche. Non sfuggano i contributi di Armando Matteo sul recente Rapporto giovani 2013. Una ricerca sulla condizione giovanile italiana promossa dall'Istituto G. Toniolo, Ente fondatore dell'Università Cattolica, in collaborazione con la Fondazione Cariplo. Ne esce una “bella fotografia” dei giovani italiani che “mantengono ancora alto il desiderio di impegnarsi e di onorare la missione inscritta nel loro nome, quella appunto di ringiovanire e rinnovare le dinamiche della società”.
Inedito il panorama su cui apre il professor Enzo Pace: Le religioni nell’Italia che cambia. Esso ci permette di conoscere il nuovo mosaico delle religioni in Italia. “Abituati a rappresentarci come cattolici o a considerare, comunque, il cattolicesimo come il basso continuo della nostra vita individuale e sociale, l’emergere di un visibile pluralismo di fedi costituisce un indicatore della trasformazione che la nostra società sta subendo a seguito dei rilevanti processi migratori, di cui ogni anno la Caritas - Migrantes rende conto con precisione”.
Merita attenzione la Rubrica dedicata a “Il libro del mese” recensito da Marcella Farina. Si tratta del volume Nostro Signore del deserto. Meditazioni sulla preghiera. L’autrice Adriana Zarri, eremita, ha rappresentato un riferimento significativo per tanti spiriti in ricerca, a prescindere dalle loro convinzioni religiose o atee. Al mondo cattolico ha donato la sua fedeltà da laica, teologa, militante critica, donna capace di emancipazione. Un’asceta solitaria che aveva continuato fino all'ultimo dei suoi 91 anni a tener viva l'inquietudine della profetessa.
Al lettore l’augurio di un avvincente e fecondo cammino lungo i sentieri dell’orazione con la rivista Consacrazione e servizio.
Fernanda
Barbiero smsd
Docente di Teologia - PUU
Via R. Conforti, 25 - 00166 Roma
fernandabarbiero@smsd.it
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