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Preparata
da uno Strumento di lavoro denso di sapienza, frutto della ricerca, della
meditazione condivisa e del dialogo all’interno del Consiglio di Presidenza
nazionale, l’Assemblea USMI è stata una opportunità ‘nuova’ di ascolto e
di partecipazione. Le relazioni hanno ricevuto
l’assenso e il consenso delle partecipanti, che ne hanno sollecitato una
rapida pubblicazione.
Esse meritano, infatti, una
ulteriore riflessione e un ulteriore approfondimento, onde poterne calare la
pregnanza contenutistica nel vissuto delle diverse Congregazioni.
Il tema entrava con tutto
rigore nella logica della programmazione quinquennale di questo Consiglio di
Presidenza su “qualità e futuro della vita religiosa”. Nel caso specifico: qualificare
la linea formativa come recupero di una solida spiritualità teologale,
trasmissione di vita da Maestro a discepolo, apertura alle nuove sintesi
culturali del terzo millennio.
E questo perché “qualificare
la formazione significa rispondere a un’esigenza prioritaria, inscritta
nell’essenza stessa della vita consacrata, chiamata a tendere con tutte le sue
forze alla perfezione della carità”.
I relatori sono stati tutti
nomi noti e apprezzati: M. Giuseppina Alberghina, superiora generale
delle Suore di Gesù Buon Pastore, e vice-presidente USMI nazionale, ha puntato
il suo discorso sulla formazione: come essa debba fare il passaggio da una
conoscenza astratta e teorica della Sapienza a una conoscenza vitale, organica.
La Sapienza, infatti, dischiude i significati della vita, custodisce nel perenne
ricordo dell’amore, orienta le relazioni nella comunità, dischiude le vie
della missione. Sua Ecc. Mons. Luciano Monari, vescovo di Piacenza-Bobbio,
ha parlato del discepolato così come viene espresso nel Nuovo Testamento; ha
analizzato il rapporto di Gesù con i discepoli, ha descritto l’esperienza del
discepolo che consiste nel sentirsi conosciuto e amato da Gesù. Si è
soffermato poi a chiarire quale sia la funzione dei discepoli nella storia e
quale sia la condizione essenziale del discepolato, ossia della partecipazione
alle sofferenze del Maestro. Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose,
ha indicato le pietre miliari per una formazione che non deve assolutamente aver
paura di mostrarsi chiara ed esigente: la formazione infatti è un cammino di
maturazione e di crescita; e maturazione e crescita senza rinuncia sono
semplicemente impossibili.
I relatori della “tavola
rotonda”, - la prof.ssa Maria Grazia Bianco, Preside della LUMSA, sr. Pina del
Core, fma, psicologa e psicoterapeuta, il dottor Paolo Giuntella, giornalista
RAI - i cui interventi sono pubblicati interamente e nella stesura da loro
consegnata - in un intreccio di esperienze diverse, hanno dato prova della loro
competenza. “Programmare la formazione, ha affermato Maria Grazia, vuol dire
pensare all’arte del discepolato”. Sr.
Pina ha spinto verso “nuovi modelli formativi” perché gli “interlocutori
del progetto formativo, i giovani d’oggi, sono profondamente diversi da quelli
cui siamo abituati a pensare” e pertanto spinge verso impostazioni nuove.
Paolo Giuntella, con un discorso sobrio, ma denso, ha parlato della necessità
di “scendere in strada” e si è fermato sull’essenziale che è scritto a
mano sugli originali consegnati: “Solo chi è pieno di Spirito Santo ha la
parola nuova da pronunciare”.
In questi Atti vengono anche
pubblicati interventi vari tra cui le comunicazioni delle Consigliere
responsabili delle tre Aree in cui sono accorpati i vari uffici dell’USMI
nazionale. E abbiamo cercato di dare importanza, come richiesto
dall’Assemblea, ai lavori di gruppo e alla sintesi finale approvata
dall’Assemblea stessa.
L’USMI
nel suo ruolo specifico e primario di animazione e formazione della vita
religiosa apostolica femminile offre oggi il tutto a quanto vorranno leggere.
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