Introduzione
ai lavori
A
tutte il mio “benvenute” a questo nostro appuntamento annuale,
a questa singolare occasione, anche perché unica nell’anno, di
interscambio e di dialogo sulla vita religiosa femminile in Italia,
su quello che stiamo vivendo all’interno delle nostre Congregazioni,
in questo momento storico così fortemente segnato e quasi determinato
da istinti di distruzione e di morte, all’interno del quale continua
il memoriale della Pasqua del Signore, come luogo di speranza e salvezza
per tutti.
Vi do il “benvenute”
anche a nome del Consiglio di presidenza e di tutte le sorelle degli
uffici nazionali, qui presenti per continuare la loro collaborazione e
il loro concreto aiuto.
Per queste sorelle che
lavorano agli uffici nazionali, ringrazio le rispettive madri generali e
provinciali che hanno provveduto, tra non poche fatiche, ad offrire una
mano all’Usmi.
Siamo in molte qui
convenute e a doppio titolo: come membri effettivi dell’Unione,
partecipi e artefici della vita dell’Usmi e come Superiore maggiori
delle rispettive Congregazioni, o loro delegate, attente e in dialogo
con il cammino della Chiesa in questo nuovo millennio.
Sono convinta che nella
Chiesa e nella società, oggi, c’è ancora bisogno della
“profezia” della vita religiosa, della sua visibilità e anche di
una certa rappresentatività; più concretamente dell’iniziativa e del
coraggio delle religiose di esporsi con un proprio pensiero oltre che
con il proprio servizio, considerato lo stato di frantumazione
ideologica e parcellizzazione politica del nostro contesto sociale.
Naturalmente con la
nostra riflessione e le nostre scelte ci sono i nostri sbagli, ma urge
essere insieme e in costante discernimento.
Siamo al 49° incontro;
il prossimo anno sarà il 50° di questi nostri eventi celebrativi,
ossia la 50a Assemblea Usmi.
Percorrendo brevemente
le diverse assemblee ho colto un cammino che va in profondità e in
crescendo.
Quest’anno: In
ascolto della Sapienza. La via dei Discepoli. La tematica risponde
all’esigenza di un’ispirazione nuova nella nostra formazione, che ci
riporti al primato di Dio, primato inteso quale criterio ultimo
della nostra vita, delle nostre scelte formative e apostoliche; che ci
aiuti a “maturare nella nostra vita l’atteggiamento del discepolo
e quello del pellegrino, attento alla direzione da prendere” (Strumento
di lavoro, p. 9).
Attraverso le relazioni
e la tavola rotonda, i lavori di gruppo e il dibattito assembleare, al
quale abbiamo riservato un tempo più congruo, vorremmo cogliere il
passo di qualità, su cui ritmare la formazione alla vita religiosa
nei nostri Istituti.
Riscoprire la via del
discepolato e l’arte del discernimento può essere l’ultima sfida
che ci aiuta a orientare le nostre risorse, poche o tante, forti o
deboli, su ciò che è essenziale nella vita religiosa.
Come Congregazioni
veniamo da un’esperienza prolungata di itinerari formativi,
caratterizzati da un notevole impegno culturale, professionale e
altrettanta apertura alle scienze umane e psicologiche; pur tuttavia
stiamo costatando come tale sforzo non ottenga automaticamente vocazioni
più certe o consistenti e si coglie alla base un’antropologia
ispirata preferibilmente alle scienze umane più che un’antropologia
teologicamente fondata. Alcuni itinerari, seppur bene articolati,
risultano inadeguati e insufficienti.
In questo tempo, la cui
complessità evidenzia assenza di significati di vita, che nessun
progresso scientifico può restituire e nessuna potenza può garantire,
si avverte l’esigenza di una formazione più integrata, che nasca
dalle esigenze della sequela.
Desideriamo porci in
ascolto della Sapienza,
- per poter fare una
lettura spirituale dell’epoca moderna;
- per comprendere la
vocazione religiosa nella cultura attuale;
- per discernere ciò
che è essenziale nella vita religiosa e ciò che non lo è e scoprirne
quegli elementi costitutivi che vengono incontro alle grandi domande dei
nostri contemporanei;
- per intravedere come
impostare, oggi, la formazione, come trasformare l’esperienza, propria
e altrui, in sapienza e cogliere così “le cose che rimangono”.
Tutte, in particolare
noi superiore, cerchiamo e chiediamo che, rese discepole per il dono
dello Spirito, possiamo divenire capaci:
- di vedere la storia
della salvezza dentro gli eventi del quotidiano in un mondo provato
dalla sofferenza e dall’ingiustizia;
- di esercitare quei
ministeri di compassione e di consolazione che si rivolgono all’umanità
ferita dal male e dal peccato;
- di pronunciare la
parola delle beatitudini anche nei nostri ambienti, affinché la vita
religiosa, segno della passione di Dio per l’uomo, rimanga comunque al
di là delle diverse Congregazioni.
Auguro un buon lavoro,
col desiderio che il nostro stare insieme in questi giorni rafforzi la
conoscenza e collaborazione reciproca e soprattutto uno spirito di
comunione e di Chiesa.
Sr.
Teresa Simionato - Presidente USMI
Roma,
3 aprile 2002
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