Nell’accingermi
a stendere la presente relazione, mentre pensavo a che cosa dire, come
dirlo, ossia al senso di questo mio raccontare, mi si è presentata alla
mente l’icona biblica dei discepoli di Emmaus, propostaci
tra l’altro nella liturgia del giorno.
I due discepoli danno una specie di
resoconto dei tre anni della vita pubblica di Gesù, allo “straniero” che
si è affiancato loro lungo la strada verso Emmaus.
L’icona evangelica mi è stata di
aiuto nel ricollocarmi di fronte al cammino della vita religiosa e ai
fatti dell’USMI di questo quinquennio. Anche noi, come i due discepoli,
narrando quanto è avvenuto, scopriamo i segni del passaggio del Risorto,
notiamo le ferite della sua morte in Croce; mentre ci rivolgiamo allo
“straniero” che si accosta a noi e parliamo dei problemi che ci
circondano, sentiamo “arderci il cuore nel petto”; è così che il passato
diventa scuola di futuro.
Con la presente relazione
quinquennale si vuole offrire un bilancio di quanto è stato realizzato
dall’USMI nazionale e sottoporre all’Assemblea una lettura
interpretativo-sapienziale di alcuni aspetti della vita religiosa nel
nostro Paese.
Adottare l’ottica sapienziale ci è
dato solo dall’aiuto dello Spirito Santo che abbiamo invocato, in
apertura dei nostri lavori, su di noi e su tutte le persone consacrate.
Per meglio entrare nell’ascolto e
nella comprensione del cammino fatto è importante richiamarci
all’identità ecclesiale delle Conferenze dei religiosi/e e di
conseguenza al senso ecclesiale del servizio offerto e svolto dalle
Congregazioni, attraverso le sorelle che operano presso tali Organismi.
L’USMI non è un hortus conclusus;
il suo costituirsi e la sua vitalità sono una risposta alla Chiesa; sono
espressione dell’interesse e della necessità di stare in relazione tra
di noi, come Istituti, per contribuire, ciascuno per la sua parte, a
costruire un volto bello della vita religiosa italiana e, come tale, a
collaborare in unità di intenti nel contesto della Chiesa locale e della
realtà civile.
«Il fraterno rapporto spirituale e
la mutua collaborazione fra i diversi Istituti di Vita Consacrata e
Società di Vita Apostolica sono sostenuti e alimentati dal senso
ecclesiale di comunione. Persone che sono fra loro unite dal comune
impegno della sequela di Cristo ed animate dal medesimo Spirito non
possono non manifestare visibilmente, come tralci dell’unica Vite, la
pienezza del Vangelo dell’amore.
Memori dell’amicizia spirituale,
che spesso ha legato sulla terra i diversi fondatori e fondatrici, esse,
restando fedeli all’indole del proprio Istituto, sono chiamate ad
esprimere un’esemplare fraternità, che sia di stimolo alle altre
componenti ecclesiali nel quotidiano impegno di testimonianza al
Vangelo» (VC 52).
Nel servizio dell’USMI si richiede
anche un amore semplice, profondo e disinteressato per la stessa vita
religiosa e per quanti la esprimono.
Il Consiglio uscente ha cercato di
operare con queste due passioni in cuore: senso ecclesiale e amore per
la vita consacrata e desidera contagiare altre sorelle perché assumano
con disponibilità questo servizio.
Ripercorriamo il cammino attraverso
alcuni passaggi significativi:
1)
gli obiettivi del quinquennio: ossia la direzione e la meta;
2)
all’interno di un cammino di Chiesa, in questo momento storico:
eventi ecclesiali e sociali;
3) il
programma: una risposta intercongregazionale alle sfide poste alla
vita religiosa;
4) in
rete: il dialogo e l’interazione con i diversi Organismi
ecclesiali e sociali;
5)
un futuro che non può attendere. Dall’osservatorio dell’USMI
uno sguardo alla vita religiosa femminile in Italia;
6)
alcune consegne.
Per dare il giusto tono a questa
comunicazione è importante, per me, esprimere sin dall’inizio i
sentimenti di gratitudine che mi abitano.
Sono grata al Signore perché
come con la colonna di fuoco nella notte e la nube di giorno Egli ha
guidato il suo popolo (Es 40,36-38), così ha orientato il nostro
servizio e cammino attraverso segni concreti di sollecitudine da parte
dei nostri Pastori, di vicinanza da parte di tanti fratelli e sorelle
nella fede che ci hanno aiutato a leggere e a discernere i segni dei
tempi in questa nuova stagione della storia.
Ringrazio le sorelle del
Consiglio di Presidenza per essere state in tutto e per tutto
partecipi delle scelte e delle iniziative, dei problemi e delle fatiche
di questi anni, per aver espresso con puntualità, assiduità, sacrificio
e vero senso ecclesiale il loro servizio, sì da consentire un’esperienza
intercongregazionale fruttuosa e serena, un vero cammino di comunione.
1. Gli
obiettivi del quinquennio: direzione e meta di un cammino
All’inizio del mandato, il nuovo
Consiglio di Presidenza ha assunto le consegne del Consiglio uscente e
si è dato del tempo per individuare l’obiettivo generale del nuovo
quinquennio, il metodo e il programma.
L’obiettivo generale e gli
obiettivi operativi hanno costituito l’orizzonte e l’ispirazione
delle linee di azione annuali della Presidenza e delle rispettive Aree;
ossia sono stati le linee guida, il filo rosso di tutta l’animazione
dell’USMI, a livello nazionale e regionale.
Il quinquennio che sta per
concludersi ci ha portato a rivisitare la nostra spiritualità e il
fondamento della vita consacrata nella triplice espressione della
consacrazione, della comunione e della missione (cf VC 13).
Ci siamo proposte di accostare la
dimensione più bella e più profonda della nostra vita, quella di
discepole del Signore; di tessere una rete di maggiore
comunicazione e solidarietà tra gli Istituti, proprio per sostenerci
nel delicato passaggio che stiamo vivendo (Ob. op.1-2).
Abbiamo cercato di aver presente
l’orizzonte del nuovo millennio in questo preciso momento
socio-ecclesiale, guardando alle problematiche del nostro tempo e
all’evolversi della stessa vita religiosa in Italia.
Un evolversi che ci pone davanti
alla fisionomia sempre più plurietnica degli Istituti,
all’invecchiamento e alla diminuzione del personale all’interno di essi
e, di conseguenza, al possibile-graduale estinguersi di diverse
Congregazioni (Ob.op. 2-3).
Tali aspetti domandano a noi
Superiore Maggiori un costante atteggiamento di discernimento
spirituale, personale e comunitario; un’adesione realistica alle
situazioni, in termini di accoglienza e, nello stesso tempo, di fedeltà
nel custodire con ogni sorella, fino alla fine, il dono della chiamata;
inoltre, una conoscenza e accoglienza attiva delle nuove forme di vita
consacrata che stanno nascendo.
Abbiamo riflettuto sul
senso e sulla funzione dell’USMI ai vari livelli, di fronte al
mutare del panorama della vita religiosa in Italia e alla sfida dell’intercongregazionalità
(Ob. op. 4).
La risposta a questi obiettivi ci
ha orientato a delle scelte consequenziali e ad alcuni interventi
mirati, quali:
1.
Qualificare gli incontri e le proposte sugli aspetti fondanti
la vita religiosa:
-
centralità della Parola e cura della vita nello Spirito;
-
attenzione alla vita religiosa come itinerario di discepolato;
(assemblee annuali; laboratori sul discernimento personale e
comunitario);
-
formazione e recupero di una solida spiritualità teologale; formazione
come trasmissione di un’esperienza di vita, come mistagogia (trimestre
sabbatico; triennio per formatrici; triennio per animatrici vocazionali;
convegni per categorie).
Il Papa nella lettera apostolica,
al termine del grande Giubileo dell’anno 2000, così ci esorta:
«Prima di programmare iniziative
concrete occorre promuovere una spiritualità di comunione,
facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si
plasma l’uomo, il cristiano, dove si educano i ministri dell’altare, i
consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e
le comunità. Spiritualità di comunione significa innanzitutto sguardo
del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi, e la cui
luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto» (NMI
43).
2.
Mantenere un’attenzione vigile e cordiale di fronte al
cambiamento assai rapido della vita religiosa femminile in Italia;
un cambiamento che ha dei segnali precisi:
- una
geografia di presenze sul territorio italiano sempre più ridotta
numericamente;
- una
trasmigrazione di servizi e presenze su altri fronti (meno opere, più
presenza e prossimità);
- un
volto plurietnico e pluriculturale degli Istituti, anche di quelli
numericamente più piccoli;
-
Congregazioni che per numero e per età media non bastano più a loro
stesse o non sono più in grado di rispondere al senso per cui sono state
fondate, o non possono sostenere adeguatamente le loro opere;
- gruppi
di religiose che si distaccano dalle proprie Congregazioni nel tentativo
di riprendere vita, ma che spesso finiscono col restare chiusi in loro
stessi;
- una
consistente presenza numerica, in Italia, di giovani religiose,
provenienti dal Sud del mondo e dall’Est europeo, con la conseguente
difficoltà di offrire, da parte degli Istituti, una formazione adeguata
e alla persona e all’inculturazione del carisma;
- il
nascere di nuove forme di vita consacrata, a cui guardare con interesse
e con discernimento.
Siamo di fronte a una situazione
che ha del complesso, del problematico, ma anche segnali di futuro.
Credo sia possibile assumerla e
sostenerla, insieme, se ci aiuteremo a coniugare interventi concreti di
ristrutturazione con una lettura sapienziale degli eventi e l’impegno di
un discernimento spirituale comunitario in ogni scelta importante delle
nostre Congregazioni.
3.
Ripensare e coscientizzare ad una più chiara funzione dell’USMI ai
vari livelli, per una rappresentatività efficace che risponda alle
sollecitazioni della Chiesa e a una precisa esigenza dei membri
dell’Unione, evitando di sostenere strutture vuote o modalità non
rispondenti alla realtà e ai bisogni delle persone.
Le Delegazioni regionali e
diocesane hanno chiesto e richiedono all’USMI nazionale una serie di
attenzioni: sostegno alla formazione iniziale, aggiornamenti
professionali (per suore insegnanti, suore ospedaliere, addette ai
servizi socio-assistenziali), indicazioni per alcune scelte operative e
amministrative.
Fino ad oggi si è cercato
di rispondere alle varie richieste attraverso incontri, convegni, con un
consistente impiego di personale sempre insufficiente rispetto al
moltiplicarsi delle esigenze. Nello stesso tempo a livello di Consiglio
di Presidenza e nel Consiglio nazionale si è riflettuto sull’effettiva
funzione della nostra Conferenza.
Ci sembra, infatti, giunto il tempo
di riconoscere all’USMI, anzitutto la sua propria identità ecclesiale e
comunionale prima e al di là di ogni compito formativo e di
coordinamento. Identità espressa
* in una
qualificata rappresentatività delle Congregazioni religiose, a
livello ecclesiale e sociale;
* nella
costante attenzione alle problematiche inerenti alla vita
religiosa e ai suoi membri, per uno scambio e un orientamento su
questioni di comune interesse;
* nella
cooperazione e collaborazione con le Conferenze episcopali e con la
Chiesa locale;
* nella
sua realtà di “organismo di comunione” dei diversi
Istituti, nella Chiesa.
«Un notevole contributo alla
comunione può essere dato dalle Conferenze dei Superiori e delle
Superiore maggiori e dalle Conferenze degli Istituti secolari.
Incoraggiati e regolamentati dal
Concilio Vaticano II e da documenti successivi, questi Organismi hanno
per scopo principale la promozione della vita consacrata inserita nella
compagine della missione ecclesiale.
Per loro tramite, gli Istituti
esprimono la comunione tra loro e cercano i mezzi per rafforzarla, nel
rispetto e nella valorizzazione delle specificità dei vari carismi, nei
quali si rispecchiano il mistero della Chiesa e la multiforme sapienza
di Dio. Incoraggio gli Istituti di vita consacrata a collaborare tra di
loro, specie in quei Paesi dove, per particolari difficoltà, può essere
forte la tentazione di ripiegarsi su di sé, a danno della stessa vita
consacrata e della Chiesa. Occorre invece che si aiutino a vicenda nel
cercare di capire il disegno di Dio nell’attuale travaglio della storia,
per meglio rispondervi con iniziative apostoliche adeguate» (VC 53).
Il nostro operare insieme non è
pertanto un’optional, bensì un preciso invito della Chiesa a porre
come segno in questa società ogni forma di collaborazione nella
comunione, non solo per una solidarietà ad intra, ma per aiutarci a
capire il disegno di Dio nell’attuale travaglio della storia e
rispondervi con iniziative adeguate.
«Si ricorda inoltre che un compito
nell’oggi delle comunità di vita consacrata è quello di far crescere la
spiritualità della comunione, prima di tutto al proprio interno e poi
nella stessa comunità ecclesiale, e oltre i suoi confini, aprendo o
riaprendo costantemente il dialogo della carità, soprattutto dove il
mondo di oggi è lacerato da odio etnico o da follie omicide» (Ripartire
da Cristo, 28).
2.
L’USMI all’interno di un cammino di Chiesa,
in questo momento storico: eventi ecclesiali e
sociali
E’ stato significativo e,
vorrei dire, determinante nelle scelte del quinquennio, il fatto di
iniziare il mandato in prossimità dell’evento giubilare e di respirare
un clima ancora vibrante delle risonanze e delle sollecitazioni
suscitate dal Sinodo sulla vita consacrata (1994).
Le Celebrazioni del Sinodo e
dell’Anno giubilare hanno profondamente inciso, a mio avviso, nella
cultura della vita consacrata, riportandola al suo centro: a Cristo, il
volto del Padre e promessa del Paraclito.
Mentre la Chiesa riproponeva Cristo
Gesù come principio e fondamento di ogni persona e della storia, la vita
religiosa in Italia sentiva rivolto a lei stessa il forte richiamo di
ritornare a contemplare il volto del Padre, per poter amare il mondo con
i sentimenti del Figlio, introdotta in questa intimità e somiglianza
dall’azione dello Spirito.
Il grande Giubileo ha
particolarmente segnato la vita religiosa; profondi sono stati i momenti
di riflessione teologico-spirituale, feconda la memoria dei numerosi
martiri di questi ultimi tempi, fratelli e sorelle che hanno versato il
loro sangue, associando più intimamente al mistero di Cristo e della sua
sequela le nostre stesse Congregazioni; coraggiose sono state alcune
scelte apostoliche sulle frontiere delle nuove povertà e sui nuovi
areopaghi dell’evangelizzazione.
La proclamazione (1° ottobre
1999) delle tre sante co-patrone d’Europa: Brigida di Svezia, Caterina
da Siena, e Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein). Questo evento ci
invita a guardare all’Europa non solo in prospettiva politica ed
economica, bensì a riconoscere in questo continente la profondità delle
radici cristiane; a lasciarci trascinare dalla forza di una santità che,
proprio perché radicata su Cristo, supera ogni nazionalismo e si
riconosce in ogni frontiera.
Attraverso l’impegno di queste
sante possiamo scoprire le coordinate di una missione, ancora attuale ai
nostri giorni.
La presenza viva nella
Chiesa di Caterina da Siena manifesta una intraprendenza filiale,
al di là di ogni ruolo o pertinenza, verso il Papa che ella chiama «il
dolce Cristo in terra».
L’esempio ecumenico di S.
Brigida, punto di riferimento per l’unità cristiana tra Chiesa
luterana scandinava e Chiesa cattolica, ci richiama a quella strategia
apostolica per la nuova evangelizzazione che non può più trascurare la
passione per l’unità dei credenti in Cristo.
Il martirio di Edith
Stein, suor Teresa Benedetta della Croce, esalta la forza e la
dignità del cristianesimo contro ogni insensato nazionalismo. Alla luce
della memoria di Auschwitz siamo spinti a superare lo spirito di
tolleranza per aprirci a un vero dialogo e accoglienza degli altri.
In un tempo in cui la donna sta
ancora cercando il suo posto nella società e nella Chiesa, l’esempio e
il pubblico riconoscimento di queste sante è più eloquente e indicativo
di qualsiasi teoria sul ruolo e la situazione della donna, oggi.
La loro “opera” ci porta ad
assumere la nostra presenza nella Chiesa con una forza propositiva che
ci deriva da un amore forte per ciò che essa rappresenta, e a tornare ad
un sano senso ecclesiale al di là degli spazi avuti o che ancora ci
spettano.
Crescere nella comunione
ecclesiale, nell’amore e nel gusto di costruire Chiesa, ritengo sia una
spinta di futuro, tra le più forti, per la vita religiosa femminile.
Su questo orizzonte potranno essere
maggiormente visibili le “mutue relazioni” tra Vescovi e Religiosi,
sollecitate e auspicate nel documento Note direttive per i
vicendevoli rapporti tra i Vescovi e i Religiosi nella Chiesa,
pubblicato congiuntamente dalle due Congregazioni, quella dei Vescovi e
quella per i Religiosi e gli Istituti secolari, nel maggio 1978, di cui
quest’anno ricorre il 25° della pubblicazione.
La vita religiosa in Italia
desidera collaborare con questo spirito e con sano senso ecclesiale,
nella linea degli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano, per
il primo decennio del Duemila: Comunicare il Vangelo in un mondo che
cambia.
Effettivamente il mondo sta
cambiando, come risucchiato dal vorticoso processo della globalizzazione.
Gli eventi di questo inizio di
millennio ne portano già l’impronta, poiché nella loro parzialità
coinvolgono il tutto, nella loro specificità incidono a livello
generale. Cito fatti a noi vicini.
Il ridefinirsi dell’Unione Europea
(UE), creata con il trattato di Maastricht nel 1992, modificata nel
trattato di Amsterdam 1997 ed in vigore dal 1999. Oggi l’UE dopo la
firma della «Dichiarazione di Atene» (aprile 2003) si è allargata ad
altri dieci Paesi; si parlerà quindi dell’Europa dei “venticinque”, non
più dei “quindici”.
Noi guardiamo con soddisfazione a
questi processi di interazione, ma avvertiamo come sia importante non
ridurre l’unità ad omologazione, soprattutto a livello culturale e
religioso.
Guardiamo a un’Europa in cui la
Chiesa possa «respirare pienamente con i “due polmoni” delle tradizioni
diverse e complementari in cui si esprime la ricchezza dell’unico
mistero cristiano» (dal Discorso di Giovanni Paolo II agli Eminentissimi
Signori Cardinali e Membri della Curia romana, per gli auguri natalizi
21.12.1999).
L’incremento delle immigrazioni e ciò che ne consegue.
E’ necessario che noi per prime
sappiamo guardare a questo fenomeno come a una risorsa e non a un
pericolo. Una risorsa per la ricchezza culturale e spirituale che lo
scambio tra i popoli comporta. La Conferenza episcopale italiana ci
sollecita più volte a considerare il problema dei flussi migratori
nell’ottica cristiana e non solo di mercato.
Oggi con la globalizzazione i
“migranti” sono destinati ad aumentare, anche se si tende a favorire la
circolazione delle merci e a limitare quella delle persone. C’è anche
chi afferma che il successo della globalizzazione dipenderà non solo
dagli scambi commerciali, ma soprattutto dagli cambi culturali,
professionali, relazionali (Amartya Sen, Nobel per l’economia).
Con la positività dell’incrocio
delle culture e delle religioni, viviamo anche le problematiche che
conseguono al processo dei flussi migratori di massa: l’emarginazione,
lo sfruttamento delle persone, in particolare della donna,
l’integralismo e altri fenomeni connessi all’integrazione dei popoli.
Queste realtà sociali costituiscono
una sfida per la vita religiosa di oggi, la quale anticipa già al suo
interno una certa interculturalità e può offrire luoghi di dialogo onde
evitare una “guerra delle culture e delle religioni” (cf P. Vanzan,
Oltre la multiculturalità, in Civiltà Cattolica, 2002, 4, p. 377).
E’ ancora attuale quanto scriveva
il card. C.M. Martini nel 1992:
«La Chiesa si volge all’Europa -
un’Europa che marcia verso l’unità sociale, economica e politica - con
un estremo interesse e con l’impegno di offrire il proprio contributo,
che è quello di infondere nel cuore della comunità umana i valori del
Regno. E proprio perché rimane fedele alla causa di Dio, rimane fedele
anche alla causa dell’uomo, e potrebbe dire che si sente gelosa di
questo».
Nel momento attuale tale missione
sembra avere un’importanza particolare; sono molti i problemi nuovi che
esigono risposte particolari e qualificate: la manipolazione genetica,
l’abuso delle risorse ambientali, l’emarginazione, le sacche di povertà,
la disoccupazione, l’immigrazione. Sono tutte realtà di cui bisogna
occuparsi con coraggio e solidarietà: lo dice anche il messaggio
evangelico». (C. Corral Salvador, Le relazioni tra la Chiesa Cattolica e
l’Europa, in Civiltà Cattolica, 2002, 14, pp. 140-150).
In questo clima e contesto la vita
religiosa in Italia e le Conferenze dei religiosi/e sono chiamate a
mettere a fuoco il loro orizzonte non solo in dimensione nazionale, ma
anche sovranazionale ossia continentale, europea. Qui si scontreranno i
paradossi del regionalismo e dell’europeismo; le frontiere facilmente
superate saranno quelle dell’economia e del libero mercato; non così
quelle culturali, politiche e religiose. Ci si potrà pertanto trovare di
fronte “all’imbarazzo dell’evangelizzazione” o a delle frontiere
ritornate barriere.
3. Il
programma
Una
risposta intercongregazionale alle sfide poste alla vita religiosa.
Gli obiettivi quinquennali sopra
descritti e il contesto socio-ecclesiale che abbiamo rapidissimamente
visitato, hanno orientato le scelte operative dell’USMI, i cui
interlocutori primi sono le Superiore maggiori e, attraverso la sua
struttura regionale e diocesana, tutte le religiose.
Riferirò in sintesi, il programma
della Presidenza, mentre le Consigliere vi comunicheranno le iniziative
delle diverse Aree che costituiscono parte integrante di questa mia
relazione e che troverete in allegato.
Il binomio vita religiosa e
discepolato è stata la rotta del quinquennio, il filo rosso che ha
caratterizzato le scelte ideali e operative del Consiglio di Presidenza
e orientato gli altri settori.
E’ prematuro dire come e se ci
siamo riuscite; è più facile riconoscere l’avvio di un percorso e una
certa sua continuità.
Abbiamo considerato le Assemblee
nazionali un momento forte e qualificante la vita dell’USMI, attraverso
le quali ridare alla vita religiosa femminile la consapevolezza e la
responsabilità di una propria riflessione e di un proprio orientamento.
Si è dato pertanto maggiore attenzione e cura:
*
alla scelta delle tematiche per puntare
sulle dimensioni fondanti la vita religiosa; basta ricordare i titoli e
la loro costante apertura in ampiezza e profondità;
*
alla preparazione da parte del Consiglio di
Presidenza, scandita dallo studio e dallo scambio con alcuni
religiosi/e esperti;
*
al tentativo di un maggior coinvolgimento di tutte le partecipanti, reso
possibile dallo strumento di lavoro
inviato prima dell’Assemblea a tutte le Superiore maggiori;
*
al creare nelle Assemblee uno spazio
esclusivamente formativo, interrelazionale, senza elementi altri
o di rappresentanze tecniche, pure utili, ma certamente non favorevoli
all’approfondimento e a un certo clima di discernimento, scelto anche
come stile.
I temi delle Assemblee del quinquennio
1999.
«Rivolti al Padre per amare il mondo: la vita religiosa femminile
verso nuove solidarietà». - P. M.I. Rupnik, prof. E. Barbieri
Masini
«La vita consacrata femminile:
memoria della compassione di Dio per il mondo». Madre Teresa
Simionato, presidente USMI Nazionale
2000.
«Quello che abbiamo visto e udito… noi lo annunziamo a voi…» (1GV
1-3)
«Qualità e futuro della Vita
Religiosa». Fr. Hermann Shalück, presidente CE Tedesca
«Vita religiosa femminile. La
sfida della spiritualità, oggi». Madre Teresa Simionato, presidente
USMI nazionale
2001.
«Le religiose in un mondo dalle molte religioni». Madre Teresa Simionato,
presidente USMI Nazionale
«Dalla religione alla fede».
Padre Innocenzo Gargano, osb Tavola rotonda sulle diverse religioni
2002.
«In ascolto della sapienza: la via dei discepoli» Perché ne seguiate le
orme (1Pt, 21b). Madre Giuseppina Alberghina, Vice-presidente USMI
Nazionale
«Il discepolato nel Nuovo
Testamento». Mons. Luciano Monari, Vescovo di Piacenza-Bobbio
«Formazione umana e cristiana
nella vita religiosa». Fr. Enzo Bianchi, priore della comunità monastica
di Bose. Tavola rotonda sulla formazione alla vita religiosa
2003. «La vita religiosa nella
‘nuova’ Europa». P. Innocenzo Gargano; don Giancarlo Rocca, p. M.J.
Rupnik. Relazione quinquennale a conclusione del mandato. Assemblea
elettiva.
Sono state individuate e proposte
alcune esperienze che offrissero lo possibilità di scambio e
condivisione non solo sul piano operativo, ma anche relativamente al
nostro prenderci cura della vita nello Spirito:
- gli
Esercizi spirituali proposti alle Madri generali e provinciali;
- il
laboratorio sul discernimento spirituale per Consigli interi
(offerto per tre anni consecutivi);
- il
mese formativo per le juniores (in tre momenti) guidato da un’equipe
scelta, con un programma accordato insieme.
Si è
cercato di porci in ascolto della vita religiosa e delle diverse
Congregazioni, attraverso:
- il
dialogo con le Congregazioni per offrire indicazioni e collegamenti
circa l’unione di alcuni piccoli Istituti con altri simili per carisma
(le richieste sono poche, ma in aumento); uno scambio di fronte a
problemi legali particolari; la condivisione di esperienze di
ristrutturazione degli Istituti, di sostegno alle molte sorelle anziane,
presenti in ogni nostra famiglia religiosa. Per queste problematiche si
è offerto la possibilità di un Punto Ascolto, che ha avuto un’evoluzione
diversa da quella prevista;
- lo
scambio aperto con le Superiore Maggiori e le Maestre, sulla
formazione delle giovani, in Italia, provenienti da altri Paesi (novizie
e postulanti). Si ritiene che il cammino della formazione iniziale fuori
dai Paesi di origine debba rimanere un fatto provvisorio o di emergenza
e non una prassi ordinaria.
E’ stata costante l’attenzione alle
indicazioni dei Vescovi e ai loro appelli di nuove presenze e di
solidarietà. Attraverso gli incontri con la Commissione Mista,
Vescovi-Religiosi-Istituti Secolari, ci è stata data la possibilità di
continuare un dialogo positivo anche se non sempre facile, sulla realtà
della vita consacrata nella nostra Chiesa italiana.
Se la donna nella Chiesa e nella
società deve recuperare spazio, riteniamo sia importante vivere quello
che già abbiamo con un impegno serio a livello di presenza e competenza,
senza alcuna delega.
Le iniziative sono state molte, i
passi piccoli… per crescere… insieme nella trasparenza e testimonianza
della vita religiosa.
La
Presidenza, inoltre, ha portato a termine alcune consegne:
- la revisione dello Statuto
che ha ottenuto alcuni giorni fa il decreto di riconoscimento dalla
Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita
Apostolica. Il testo sarà pubblicato insieme al Regolamento che verrà
approvato dal Consiglio nazionale;
- la
riapertura della FIRAS. Nell’Assemblea del 2001 era stata riproposta
alle Superiore generali la questione FIRAS: ossia se sciogliere la
federazione o rivederne gli Statuti.
Le Superiore generali aderenti
hanno optato per la revisione dello Statuto, che è stato approvato
dall’Assemblea competente; pertanto la Firas rappresenta, oggi, le
religiose che operano nei servizi socio-educativo-assistenziali e, con
il rinnovo degli incarichi, ha ripreso la sua attività.
La sede legale è in via Zanardelli,
presso l’USMI nazionale.
- E’
stato realizzato il sito USMI ed è iniziato l’informatizzazione
della segreteria, anche se non è stata ancora completata.
4. In rete
Il dialogo e l’interazione con i
diversi Organismi ecclesiali e sociali
La Conferenza è costantemente in
relazione con i vari organismi ecclesiali e sociali; essa, infatti,
viene spesso interpellata come organo rappresentativo delle religiose in
Italia e come mediazione con le religiose.
Non è irrilevante il fatto che l’USMI
è, tra le Conferenze d’Europa, quella che ha il maggior numero di membri
e quindi una maggiore disponibilità di risorse.
Questo non ci può lasciare
indifferenti di fronte al tema e al compito che stiamo affrontando in
questa assemblea.
Nel dialogo con i diversi organismi
avvertiamo con urgenza la necessità che la vita religiosa diventi sempre
più soggetto critico e consapevole e meno bacino d’utenza per programmi
e iniziative delle agenzie più disparate. Noi religiose abbiamo qualcosa
di specifico da offrire: uno spazio dove la disponibilità, l’amore
culturale, il discernimento, può diventare accoglienza e “profezia” in
questa nostra società.
Richiamo
alcuni rapporti tra i più significativi
Il
rapporto USMI-CISM che per l’identità stessa delle Conferenze ci
accomuna in diversi aspetti, problematiche, interventi.
Il rapporto è fatto di scambi
occasionali, di incontri programmati, di scelte condivise e partecipate.
Comune è l’attenzione e l’impegno
per il recupero di una solida spiritualità e formazione alla vita
religiosa; attiva e in dialogo la collaborazione nei diversi ambiti
apostolici e nel rappresentare unitariamente la vita religiosa presso i
diversi organismi ecclesiali e civili.
C’è piena intesa, nel presiedere a
turno il Comitato di Coordinamento dei diversi Enti (AGIDAE, ARIS, CNEC,
FIDAE, FISM, FIRAS, UNEBA) che operano a servizio quasi esclusivo delle
Congregazioni religiose; nell’affrontare i problemi della scuola, nella
formazione degli operatori dei nostri servizi
socio-educativo-assistenziali.
La collaborazione CISM-USMI prende
tono e colore anche da tutte le interazioni a livello locale, tra
religiosi e religiose.
Ho la percezione che la vita
religiosa femminile debba maturare un rapporto più adulto e paritario
con il mondo religioso maschile, per attivare una collaborazione sempre
più libera da una dipendenza o arrivismo immaturo; un rapporto nel quale
distinguere sempre meglio i compiti del ministero da quelli
organizzativi, per offrire ciascuno il proprium con libertà, fraternità
evangelica e competenza.
In questo momento di purificazione
e di passaggio per la vita religiosa femminile, avverto positivo e
necessario un dialogo franco e aperto con la CIIS, dove la visione delle
nostre identità si completa e si illumina attraverso l’approfondimento
antropo-teologico, la maturazione di una giusta e proficua cooperazione
nei campi della cultura, della comunicazione, il riconoscimento delle
diversità e una coraggiosa promozione fraterna; il recupero dei Voti
come linguaggio e testimonianza comune di rinuncia e di dono che ci fa
solidali con l’uomo del nostro tempo, “prossimi” di ogni persona, di e
in qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi situazione.
Sta diventando sempre più
necessaria anche la presenza e la collaborazione con l’UCESM (Unione
Conferenze Europee Superiori Maggiori), come luogo di conoscenza, di
scambio e di collaborazione della vita religiosa in Europa, per
rispondere alla sfida di far respirare a due polmoni l’uomo dell’Oriente
e dell’Occidente, instaurando rapporti di vera fratellanza e non di
sopraffazione e concorrenza.
L’USMI è inoltre aperta alla
collaborazione con l’UISG, l’USG e le singole Conferenze delle religiose
di altri Continenti, quando si tratta di riflettere su tematiche di
fondo o di renderci solidali con le Conferenze in difficoltà di vario
genere.
Spesso inoltre è richiesta la
partecipazione dell’USMI alle iniziative di enti ecclesiali e civili,
quali il Cum, la Caritas, l’Oim, o altri rapporti, limitati a una
presenza o patrocinio dell’USMI, qualora i destinatari degli interventi
siano le religiose.
Questa rete è davvero costruttiva
non solo quando veniamo individuate come utenti o esecutrici di
un’iniziativa e proposta, ma quando siamo riconosciute anche
interlocutrici dei diversi organismi.
5. Il
futuro non può attendere
Dall’osservatorio
dell’USMI uno sguardo alla vita religiosa femminile in Italia
Dall’osservatorio dell’USMI si può
cogliere l’importanza del momento che la vita religiosa sta vivendo.
Un millennio di fioriture di opere
sembra chiudersi per far fiorire segni di umanizzazione e di prossimità
senza strutture per affiancarci di più e più direttamente all’uomo di
oggi, in modi certamente diversi da quelli passati; cercando tra i volti
di questa nostra umanità i tratti del volto di Colui che è venuto ad
abitare in mezzo noi.
Molte religiose, oggi, sono
chiamate
- a tessere relazioni umanizzanti
all’interno di quelle opere che da tempo molte Congregazioni hanno
dovuto lasciare: ospedali, case per anziani, carceri, ma che ora cercano
qualcuno che dia un’anima;
- ad accorgersi della solitudine e
del non senso che opprime tante vite, di ogni età e condizione sociale;
- a gridare contro la violazione
dei diritti della persona, le ingiustizie, le guerre.
Ma spesso l’impegno nella gestione
di tante nostre strutture complesse e inceppate nei problemi sembra non
favorire questa testimonianza.
Scriveva Sr. Joan Chittister,
riferendosi all’impegno serio di un cambiamento interno della vita
religiosa:
«Uscito dalla situazione in cui si
trovava, Israele, divenne nella diaspora una nazione di testimoni. Se
mai la vita religiosa continui ad essere ancora se stessa, è imperativo
capire che il primo tempio della vita religiosa è crollato e che il
secondo tempio è scosso nelle profondità.
E’ imperativo capire che siamo
chiamati a un impegno più rinnovato, più profondo di quello precedente;
siamo chiamati ad uscire dal nostro nascondiglio per entrare
completamente nella casa di Dio; siamo invitati ad abbandonare le
pratiche di pietà e la devozione personale per entrare nella preghiera
profonda; ad uscire dallo stato clericale per assumere l’impegno di
cristiani, a lasciare la sala superiore e ritornare ai piedi della
croce.
Non diventeremo mai coraggiose fino
a che non andremo noi là, ai piedi della croce, delle croci
dell’umanità.
Noi non abbiamo crisi di vocazione,
dice ancora la Chittister, ma crisi di spiritualità e di significato.
Ci è chiesto di optare coralmente
come vita religiosa per il “principio religioso”, inteso come ritorno
alla radicalità della fede.
Il mutare delle nostre presenze,
della realtà delle nostre Congregazioni, domanda di porci in serio
discernimento spirituale per non ricorrere a interventi riparatori o
difendere ad oltranza alcune posizioni.
L’USMI, come espressione di nuova
solidarietà, fra le Congregazioni religiose, può diventare il luogo in
cui poter discernere insieme che cosa lo Spirito dice alla vita
religiosa che è in Italia, perché il nostro servizio sia una risposta e
apertura alla profezia.
Tra gli obiettivi del quinquennio
ci eravamo proposte, di richiamare l’attenzione delle Congregazioni
sulla realtà del dialogo interreligioso, ma ci interroghiamo come mai
questo tema non abbia suscitato molto interesse.
Un altro fronte che ci pare
disatteso è l’attenzione alla difesa dei diritti dell’uomo, della
giustizia, della pace e della salvaguardia del creato (JPIC Giustizia,
Pace e Integrità della Creazione). Non ci è chiesto di seguire la moda
ambientalista, ma è l’interesse per i poveri a immetterci nelle
problematiche del loro contesto di vita.
Le religiose italiane sono, in
questo tempo, particolarmente attente al problema della tratta e della
prostituzione e cercano di collaborare con le religiose dei Paesi di
provenienza della maggior parte delle donne straniere coinvolte:
Nigeria, Albania, Romania. Cresce anche la richiesta di farci più
presenti nell’ambito del carcere, con l’impegno dell’ascolto, della
vicinanza e di una catechesi alle persone.
Queste sono le spinte e le sfide
con le quali la vita religiosa in Italia si trova a fare i conti. Una
vita religiosa che per quanto ci siamo dette ha la possibilità di
continuare la sua testimonianza, solo entrando nel cammino di
discepolato, dove il Maestro e il suo Regno costituiscono il senso della
sequela e della missione.
Cammino che accetta di fare i conti
anche con il calo numerico delle vocazioni, non con il calo del tono e
dell’identità vocazionale; con il cambio di opere e di strutture, non
con la genericità dei carismi; con i diversi passaggi della storia senza
ridurre il senso di ogni personale vocazione.
6.
Alcune consegne
a.
Continuare la formazione al “discepolato” per dare spessore e
fondamento alla nostra consacrazione e riesprimere la sequela come una
relazione vitale;
b.
ricollocare il nostro apostolato all’interno delle coordinate della
salvezza, dare voce a ciò che è il senso di tutto: l’incarnazione –
la redenzione – il mistero pasquale - la volontà di Dio – Provvidenza –
il Regno di Dio;
c.
apprendere a rileggere gli eventi del mondo, la storia, il
territorio in chiave cristiana ed ecclesiale. Il nostro Paese è inserito
nell’Europa, un’Europa ospite e ospitale di un mondo in movimento. La
vita religiosa può ridestare in questa società un’anima cristiana, in
un’offensiva di creatività, di bontà, di trascendenza, di gratuità, di
contemplazione;
d.
cambiare cultura e linguaggio: verso un amore culturale; non solo
assistenziale o solidale, ma di crescita, di apertura e accoglienza del
diverso;
e.
vincere l’imbarazzo dell’evangelizzazione. Soffriamo infatti una
certa afasia che nasce dalla difficoltà di esprimere la fede come
parresia, di dire la parola dello Spirito anche nelle situazioni più
difficili;
f.
sospendere per un certo tempo i corsi di formazione
intercongregazionale per novizie, a livello di USMI, per ripensarli
e reimpostarli, al fine di offrire un servizio migliore e più adeguato.
Questo ci riposiziona, ci apre al
futuro delle nostre Congregazioni e al futuro della vita religiosa in se
stessa; i due futuri non sempre potranno coincidere.
Se davvero la realtà è complessa ed
è in continuo cambiamento, allora è più facile comprendere come sia
necessario che nascano anche nuovi carismi.
7.
Conclusioni
Completeranno questa mia relazione
le comunicazioni delle Consigliere sull’attività delle rispettive Aree.
Come conclusione sento importante
rinnovare il mio atto di fede nella vita religiosa, posta nelle
mani e nel cuore di un Dio fedele, che ha bisogno di altre mani aperte
per continuare ad accogliere il dono e di cuori docili per custodirlo.
Grazie.
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