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Voglia
di ricominciare. Si ha voglia di ricominciare in Albania, ma
i costi troppo elevati dei mattoni per la costruzione di una casa, se
paragonati al salario mensile, spingono la popolazione ad utilizzare
mattoni di fango, che costa molto meno. La ricostruzione è lenta, ma
sistematica, e le nuove case continuano a sorgere nei villaggi senza
elettricità, senza strade o acqua. Sr Agnese Bianchi, Adoratrice del
Sangue di Cristo, è la responsabile di un progetto che mira a
costruire, nella periferia di Durazzo, una casa per Shkurta Aisenaj.
E’ una disabile su sedia a rotelle da quando aveva 16 anni (ora ne ha
42) ed è costretta a vivere in casa della sorella dove risiedono altre
sette persone e non ha, dunque, lo spazio sufficiente per potersi
muovere.
Quando è
l’estrema povertà a decidere… Sr Agnieska Luzniak e Sr Eva
Brauza, due Adoratrici del Sangue di Cristo della Provincia
religiosa di Wroclaw (Polonia) dal 1991 in missione a Micolaiv,
in Ucraina, comunicano la loro esperienza apostolica. Esse sono
grate al Signore per essere state chiamate a lavorare in quella terra.
Appena hanno imparato i primi rudimenti della lingua locale hanno
cominciato a guidare la liturgia durante le celebrazioni nelle diverse
chiese, che sono tutte ad enorme distanza l’una dall’altra. Si
sentono come in un grande oceano, perché le religiose e i sacerdoti
sono molto pochi. Lavorando tra la gente, hanno intuito subito
che il sistema politico comunista, distruggendo materialmente le chiese,
ha distrutto anche la coscienza morale delle persone, ha cancellato i
dieci comandamenti. Ma dove si fa esperienza del male, si sa, si
sperimenta la grazia. Ogni persona che viene in chiesa e chiede alle
suore di essere preparata ai sacramenti, è un grande dono e segno della
grazia divina, è un vero miracolo. Nella catechesi agli adulti, le ASC
sono venute a conoscenza di un grande problema: l’aborto! Ogni
donna ha abortito più volte (alcune da 9 a 15 volte!). Che praticare
l’aborto fosse peccato, le donne ucraine l’hanno saputo solo con la
catechesi, fino ad ora l’aborto per loro era stato soltanto un mezzo
per regolare le nascite. I medici trattano l’aborto come un semplice
intervento e non spiegano alle donne le conseguenze che esse dovranno
affrontare nella vita. Nella città dove le ASC vivono, si arriva a
contare fino a 100 aborti al giorno: 100 vite spezzate sul nascere!
Con l’aiuto di una
ginecologa, che è contro l’aborto, le suore prendono iniziative per
aiutare prima di tutto le donne. Occorre aiutarle materialmente, perché
quasi sempre è la povertà estrema a indurle a prendere la decisione
di abortire. Le suore hanno aiutato quattro bambini a venire al
mondo. Occorrono aiuti finanziari e cuori pronti… si confida nella
Provvidenza che non manca di segni visibili. Infatti, a Natale, i
sacerdoti e i seminaristi di Wroclaw hanno venduto le candele e con il
ricavato hanno dato un sostegno al progetto delle ASC in Ucraina. Non
solo, essi digiunano una volta alla settimana per risparmiare i soldi e
darli per lo stesso scopo. Le ASC, fiduciose, sperano di trovare cuori
sempre aperti e generosi per continuare a salvare tante vite umane!
Ferve la passione
missionaria, il desiderio dell’annuncio “Ad Gentes” perché Cristo
sia conosciuto come Salvatore di ogni umana situazione fino alla piena
redenzione dello spirito. Una nuova comunità religiosa della Compagnia
Missionaria del Sacro Cuore, fondata in Spagna, va a porre le sue
radici nella terra di Cambogia.
Le religiose si pongono
l’importante problema delle vocazioni. Dio domanda anche la nostra
mediazione nella chiamata, ma occorre “imparare a parlare di
vocazione alle donne di oggi”. Forse il linguaggio non è adeguato, lo
stile superato, è necessario un nuovo “alfabeto” dicono le Figlie
di Maria Ausiliatrice. Secondo Suor Claudia Grenga oggi è molto
più difficile che nel passato parlare di sequela.
Con vera gioia si è
celebrata la festa delle Tre Patrone d’Europa: Caterina, Brigida,
Edith Stein. Il ricordo si è focalizzato su ognuna, ma si è
soprattutto soffermato sul martirio della giovane carmelitana,
mediatrice tra il mondo cristiano ed ebraico, vita offerta nello spirito
di un autentico ecumenismo.
Abbiamo ricordato lo
scorso anno, proprio da questa rubrica, la beatificazione di M.
Elisabetta Hesselblad, restauratrice e fondatrice dell’Ordine
del SS. Redentore. Ad un anno da quella famosa data del 9 aprile
2000, il card. Josè Saraiva Martins, Prefetto della
Congregazione delle Cause dei santi, ha presieduto la Celebrazione
Eucaristica nella comunità brigidina di Piazza Farnese. Il Cardinale ha
fatto memoria che il Papa nella Novo Millennio ineunte, al n. 7 ha
parlato proprio anche di Elisabetta quando scrisse: “il secolo che ci
siamo lasciati alle spalle, ha assicurato alla Chiesa una grande schiera
di santi e di martiri… la santità è apparsa più che mai la
dimensione che meglio esprime il mistero della Chiesa”. Elisabetta
Hesselblad ci ha dato il “messaggio eloquente che non ha bisogno di
parole, perché rappresenta al vivo il volto di Cristo” Ella “si
distingue – prosegue il Cardinale – per essere uno splendido esempio
di una donna religiosa del nostro tempo che ha speso i suoi anni
nell’immersione più profonda nella preghiera, nel silenzio, nella
vita di fraternità, nell’apertura caritativa verso i poveri,
nell’attenzione ecumenica”.
Le Suore di carità
dell’Immacolata Concezione di Ivrea hanno individuato, nelle loro
Assemblee di studio, di riflessione e di preghiera, che la vita
consacrata, in un mondo individualista, scarso di relazioni vitali, deve
contraddistinguersi per una sana e gioiosa vita comunitaria.
In un tempo in cui si
parla di rifondazione della vita religiosa, occorre risentire i
Fondatori come viventi, capaci di interpretare, nella mozione dello
Spirito, le nuove necessità. Suor Rosada fma sostiene questo
pensiero in una relazione tenuta presso l’associazione dei membri
delle Curie Generalizie.
La festa dell’8 marzo
non è passata invano per le religiose che vedono anche nelle varie
manifestazioni civili un segno e un richiamo dei tempi. Così le Suore
Comboniane hanno avviato un sito – internet
proprio sui temi femminili per una nuova evangelizzazione.
Il problema dell’ecumenismo
è quanto mai scottante e presenta difficoltà che talora
sembrerebbero insuperabili. L’abate Benedettino di Chevetogne vede
nell’opera dei religiosi e soprattutto delle suore la
possibilità di sbloccare muri psicologici con le Chiese Orientali.
Il 30-31 marzo u.s. si
è svolto a Roma il Congresso USMI-CISM: “chiamati per un cammino
comune di riflessione, dialogo e condivisione”. Ha aperto
l’Assemblea Mons. Natalino Zagotto, Vicario Episcopale per la
Vita Consacrata nel Vicariato di Roma e ha richiamato l’importanza
fondamentale di due altri Convegni posti sempre all’interno delle
esigenze della Chiesa e della società del tempo. 2-5 Gennaio 1980:
“Presenza e missione dei religiosi e delle religiose nella Chiesa di
Roma”- 29 gennaio – 2 febbraio 1985:”I religiosi e le nuove
istanze pastorali di Roma”. Mons. Zagotto ha fatto anche memoria
del Sinodo Pastorale Diocesano, all’interno del quale le
religiose hanno lavorato con dedizione, competenza e vero spirito
apostolico. Non ha dimenticato l’Assemblea del 24 Ottobre 2000 che
ha dato l’imput per la realizzazione di questo Congresso, svolto
proprio in vista del Convegno Diocesano di Giugno, come ha ampiamente
illustrato, riferendosi alla missione permanente, Sua Ecc. Mons.
Cesare Nosiglia, Vicegerente di Roma. Suor Enrica Rosanna fma,
sociologa dell’Auxilium, ha condotto l’Assemblea nella riflessione
sull’ “apporto culturale degli Istituti di vita consacrata nella
Chiesa di Roma”, esaminando il progetto culturale, dichiarando che la
vita consacrata è in se stessa autentica evangelizzazione della
cultura. Tre strade preferenziali sono battute dalla vita consacrata: la
Martyria o dono dell’autenticità nella sequela di Cristo, la Koinonia
o testimonianza di comunione, assumendo la spiritualità della
comunione, la Diakonia o incontro tra il Vangelo e i bisogni della
gente. E’ seguita la relazione di P. Vittorio Liberti, S.J. Presidente
della CISM, su
“La vita
consacrata nella dinamica culturale della città oggi: ragioni di un
impegno”.“ Ciò che si deve assolutamente evitare - ha affermato -
è la vera sconfitta della vita consacrata, che non sta nel declino
numerico, ma nel venir meno dell’adesione spirituale al Signore e alla
propria vocazione e missione”.
Le Figlie
dell’Oratorio, all’inizio del Nuovo Millennio, hanno vissuto la
seconda Assemblea di verifica del Capitolo. “Il tempo favorevole”,
“il tempo opportuno” hanno suggerito di “Ripartire da Dio” per
poter andare agli altri. La lettura sapienziale di una tradizione che
non può essere annullata, il desiderio di vivere pienamente il presente
e di proiettarsi in un futuro carico di vitalità ha sostenuto il lavoro
di queste sorelle in
Assemblea. Hanno ricordato le parole del Papa che hanno stimolato in
“Vita Consecrata” a raccontare una gloriosa storia, ma soprattutto a
costruire una grande storia. Le giornate sono state intense di fraternità,
di ascolto di sorelle che lavorano in Ecuador e in Argentina nella
certezza che l’Istituto è voluto da Dio, nel desiderio di condividere
i valori carismatici in uno stile di speranza, gratuità, semplicità e
comunione, nella responsabilità di vivere con radicalità la
consacrazione, nell’impegno di riqualificare le relazioni, nella
ravvivata coscienza di essere nella Chiesa e per la Chiesa.
“Non c’è membro
della Chiesa che non debba qualche cosa al Carmelo”, così si
esprimeva Thomas Merton e così Sr Elia di San Clemente ha
respirato a pieni polmoni l’aura del monastero carmelitano, facendosi
compagna e sorella di viaggio di S. Teresa di Lisieux. Anche lei muore
giovane, a 26 anni per un’encefalite fulminante, il 25 dicembre 1927,
al suono largo e festoso dell’Angelus. Sr Elia, al secolo Teodora,
nome fatidico, non ha ricoperto ruoli di importanza in monastero:
l’ultimo suo incarico fu la cura della cappella, compito che la rese
felice di essere “custode del Divin Prigioniero”. Tutta la sua vita
è stata una tensione alla santità con l’identico ideale di Teresa di
Gesù Bambino, di essere “santa, gran santa” e lo è stata nel
quotidiano e feriale. La sua vita è stata costellata da sentimenti di
amore per Gesù Eucaristia, contenuti anche nei suoi “Scritti”:
Pensieri, Sentenze, Devozioni e Poesie”. E’ il piccolo “Carnet de
Dieu” di questa sorella Venerabile che nei suoi canti di lode, di
adorazione, ripropone il Cantico dei Cantici.
150°
di fondazione: Le Suore “Povere Figlie delle Sacre
Stimmate di S. Francesco” di Assisi, sabato 26 maggio 2001 a
Firenze e domenica 3 giugno 2001 a Piazza S. Pietro in Roma,
concluderanno l’anno delle celebrazioni del 150° anniversario della
nascita dell’Istituto, fondato nella Pentecoste del 1850 a Firenze da Sr
Anna Fiorella Lapini, mossa dall’amore a Gesù Cristo,
Uomo-Dio-Crocifisso, e dalla passione per i poveri. Il 15 aprile 1860 la
Fondatrice, poco più che cinquantenne, lasciò questo mondo:
l’Istituto in soli dieci anni aveva varcato i confini della Toscana e
si era esteso allo Stato Pontificio e nel Regno di Napoli. Le
fondazioni, nel 1860, erano 37, di cui 21 nella Provincia Toscana, 8
nella Provincia Romana e 8 nella Provincia Napoletana. Le Stimmatine
erano in tutto 349. Attualmente, nel desiderio di curare le stimmate
degli uomini del nostro tempo, esse si dedicano a varie opere
assistenziali, all’educazione della gioventù, alla pastorale
parrocchiale e a tutte le necessità che sono espressione del Carisma,
inserendosi anche in ambiti marginalizzati. Si prodigano generosamente
nell’annuncio del Vangelo in terra di Missione. Sono presenti in
Italia, Albania, Spagna, Brasile, Bolivia, Ecuador, R.D. del Congo.
Le Suore Guanelliane
celebrano il 10° anniversario della beatificazione di Sr Chiara
Bosatta. Dieci anni fa infatti, proprio il 21 aprile 1991, Giovanni
Paolo II dichiarava Beata Sr Chiara, una nascosta e fulgida religiosa
che ha consumato la sua giovane vita di 29 anni al servizio dei più
poveri. Ella visse sotto la guida discreta e sapiente di un padre
spirituale, elevato lui pure all’onore degli altari: don Luigi
Guanella. La Beata Chiara, con la sorella Marcellina e poche altre
giovani, formò a Pianello Lario, sul lago di Como, una fraternità
riunita inizialmente attorno a un generoso sacerdote, don Carlo Coppini.
Questa fraternità è passata quindi alle direttive spirituali di don
Luigi Guanella, prete relegato dai suoi Vescovi, nei primi tempi, in
parrocchie sperdute fra i monti. Proprio questo prete, che nulla poteva
dire all’opinione dei “grandi”, divenne fondatore della Congregazione
religiosa dei Sacerdoti di don Guanella e di quella delle Figlie
di Santa Maria della Provvidenza. Chiara è fra queste, un fiore
gracile e mite, tuttavia forte in un amore. Lo spirito missionario, pur
nato nel contesto di una vocazione alla solitudine e al nascondimento
che la volevano sottratta all’attenzione degli altri, la portò a
dedicarsi alle persone debilitate, agli anziani, agli ammalati: a quelli
che non contano agli occhi della società, ma sono ben noti a Dio.
Caterina Cittadini è
stata beatificata domenica 29 Aprile. Ella è un “modello di santità
femminile e di maternità educativa” secondo quanto riflettuto nella
Tavola Rotonda, tenutasi nei giorni precedenti la solenne
beatificazione, presso l’Arciconfraternita dei Bergamaschi in Roma.
Caterina ha conosciuto la sofferenza, assieme alla sorella Giuditta,
ancora da bambina, quando rimase orfana e venne accolta presso il
Conventino di Bergamo. Proprio in questa casa incontra il direttore don
Giuseppe Brena che fu per Caterina e Giuditta un vero padre che, con
acuto intuito, comprese la vocazione delle due sorelle e le consigliò a
rimanere in Somasca “pietre fondamentali” di un nuovo Istituto
religioso. La sofferenza ha formato il cuore di Caterina e Giuditta che,
divenute adulte, saranno “vere madri in Cristo” di tante fanciulle e
orfane. La possibilità di una educazione completa
era allora data solo alle figlie di famiglie nobili o comunque
ricche. Le sorelle Cittadini vogliono invece compiere un’opera di
giustizia sociale, offrendo anche alle ragazze di ceto medio-basso la
possibilità di uno studio più ampio ed esauriente. Ispirata al carisma
di S. Angela Merici, diceva alle sue figlie, Orsoline di S.
Girolamo in Somasca: “Procurino di tenere sempre un contegno
grave, ma dolce e amabile, e che la carità sia quella che le tiene in
regola Che tengano per singolare benefizio di Dio l’occuparsi in una
carica che appartiene agli Angeli, e si stimino felici ed indegne di
essere impiegate all’istruzione delle scolare…” La santità di
Caterina Cittadini è santità feriale, vissuta in ogni situazione
gioiosa o triste, consapevole della preziosità di ogni istante, priva
di particolari rivelazioni o visioni divine, fatta di lavoro, di povertà,
di attenzione ai bisogni educativi del suo contesto socio-ecclesiale.
La vita interamente
dedicata a Dio e vissuta nella clausura sta esercitando il suo fascino.
La rivista “Popoli” dei Gesuiti racconta l’esperienza di Sr
Brigida venuta dalla Repubblica Democratica del Congo.
Dall’Africa, quindi, giungono nuove vocazioni per i monasteri
italiani.
Le religiose
dell’Argentina, unitamente ai religiosi, avvertono che la loro
consacrazione ha una dimensione caritativa che abbraccia tanti spazi
sociali, specialmente quelli a difesa dei poveri. Una grave crisi
economica ha invaso quel Paese, creando disoccupazione e incertezze. La
vita consacrata non può restare sulla soglia, ma coinvolgersi nella
soluzione del grave problema.
Ci sono dei gesti di
carità che non sempre sono capiti o conosciuti. Nuove malattie
incombono sul nostro tempo e agli scienziati è dato l’incarico di
sconfiggerle. Alcune anziane Suore Benedettine degli Stati Uniti si
sono offerte come cavie per la ricerca sul morbo di Alzheimer. Parole di
gratitudine sono giunte dai vari ricercatori che hanno riconosciuto nel
gesto di queste religiose un vero servizio reso all’umanità.
La vita consacrata si
qualifica anche per il suo vivo senso di solidarietà. Così nella
regione spagnola dell’Estremadura è stato sottoscritto un
coraggioso documento di impegno nel campo dell’emarginazione, da parte
di 120 fra religiose e religiosi.
Un Cardinale Salesiano
e una Suora filippina del Buon Pastore, al terzo Forum negli
Stati Uniti sulla giustizia e la pace, hanno richiamato i
cattolici al forte senso di solidarietà e di giustizia in una società
globalizzata in cui occorre bandire totalmente l’individualismo.
Il terribile terremoto
in India ha fatto uno sterminato numero di vittime. A queste sono andate
in soccorso molte suore e religiosi, ma il loro lavoro è
fortemente ostacolato e messo a rischio. Il Vescovo Carmelitano di
Rajot, si fa interprete della dolorosa situazione e critica i
provvedimenti messi in atto dal governo indiano, avverso all’aiuto
umanitario offerto dai consacrati.
La Superiora
Generale delle Figlie di San Paolo, con una forte sensibilità, ci
rende noto che le sue religiose sono proiettate per uno sviluppo in Asia
e richiama pertanto, con intelligenza, alle esigenze dell’inculturazione.
Nei vari Istituti di Suore
e Religiosi è vivace
il dibattito sull’inculturazione, che non è semplice
adeguamento alla moda dei mondi in cui si viene a vivere; sotto il “sari”,
vestito delle Suore in India, batte il cuore di Cristo.
Il terrorismo basco sta
facendo in Spagna le sue vittime. Le Monache Trinitarie hanno
indetto un incontro di preghiera come protesta e come intercessione
presso Dio di cessazione di tale violenza. A tale incontro hanno
invitato altre persone, che hanno aderito all’iniziativa con
responsabilità e piena convinzione.
Non
c’è età più o meno propizia per fare “grandi cose”, anzi,
talora l’età della sapienza è proprio quella avanzata. Sr Lynk,
francescana di 80 anni, ha guidato negli Stati Uniti un importante e
incisivo seminario sulla non-violenza ed ha avuto il coraggio di porre
la sua critica all’individualismo della società statunitense
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