n. 11
novembre 2004

 

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Quale speranza per l'uomo contemporaneo?
Intervista a Monsignor Alfredo Battisti1
sulla speranza cristiana

di Elisa Borlotti *

 

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D. Eccellenza, ci sono dei segni di speranza nel mondo, per le persone di oggi?

R. Io parto da questa concezione. Dentro la storia umana scorre invisibile un’altra storia, la Storia della Salvezza. La storia umana fatta di guerra e pace, fenomeni economici, politici e sociali. La storia della salvezza è ricolma di meraviglie.

La fortuna del popolo ebreo è stata quella di avere degli uomini illuminati dallo Spirito, che hanno saputo sollevare il velo degli eventi e scorgere questo misterioso disegno di salvezza, quindi la Rivelazione non consiste nei fatti lieti o tristi della Storia: Esodo, esilio o liberazione, ma la lettura di fede fatta dai profeti, i quali guardando il passato sapevano saper scorgere i disegni di Dio, anche quando la storia sembrava non dare speranza. Ci sono molti fatti che ce lo confermano, pensiamo a Ezechiele, al tempo dell’esilio, a Isaia, a Geremia...

Nel Credo, noi affermiamo di credere che lo Spirito santo ha parlato per mezzo dei profeti, ma i profeti hanno parlato solo nel passato? O parlano anche oggi? Ci sono uomini e donne, oggi, che sono chiamati a sollevare il velo degli eventi per scorgere i disegni della presenza di Dio. La Comunità non è abbastanza credente se canta le meraviglie di Dio nel passato ma non sa scorgere e cantare le meraviglie di Dio nel presente.

Queste meraviglie si possono scorgere attraverso la lettura dei segni dei tempi. «…Siete così esperti nel saper leggere i segni del cielo e così ciechi nel non saper leggere i segni dei tempi», ha richiamato nel Concilio il papa Giovanni XXIII, nella Gaudium et spes, al n. 4, che parla della lettura dei segni dei tempi2. Sono fatti, fenomeni, attraverso cui Dio manifesta il disegno di salvezza; in queste realtà si deve saper scorgere l’opera salvifica di Dio, che è sempre all’opera.

D. Quali sono i segni di speranza che possiamo vedere oggi?

 

R. Nella nostra storia ci sono dei segni di speranza impensabili cento anni fa.

Un primo esempio: dopo secoli di polemiche e di lotte, noi chiamiamo gli Ebrei non più perfidi Giudei ma nostri fratelli maggiori.

Secondo esempio: C’era la proibizione della “comunicatio in sacris” con i fratelli separati, adesso ci sono queste splendide preghiere dell’ottavario per l’unità delle chiese e addirittura il Papa, andando a Groasco ha accettato di entrare in una moschea: è il primo Papa che entra in una moschea, questo sta ad indicare che anche con il mondo monoteista-islamico è possibile e doveroso attuare dei segni di dialogo e di preghiera iniziati con Assisi.

Terzo esempio: il dieci dicembre del 1948 è stata firmata la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo; non tutti la riconoscono ma è già un grande fatto che siano riconosciuti i diritti che appartengono all’uomo per il fatto stesso che è uomo. Diritti che non vengono dallo Stato ma per il semplice fatto che l’uomo è creatura di Dio.

Quarto esempio: si lotta dappertutto, nel mondo, contro la pena di morte.

Quinto esempio: la parità tra uomini e donne; dopo secoli di segregazioni si cerca di avere la garanzia di pari opportunità.

Sesto esempio: sono nate stupende forme di volontariato verso i disabili, nomadi, profughi clandestini in cerca di lavoro, terzomondiali, ammalati di AIDS: fatti veramente sorprendenti.

Settimo esempio: si invoca la ri-socializzazione del carcerato. Carceri che non devono essere luoghi dove vengono puniti, ma dove l’uomo può riscoprire se stesso e la propria dignità.

Un po’ come quello che è avvenuto per i lazzaretti, luoghi di malattia e violenza che sono divenuti ospedali per ammalati nel corpo; sono segno di civiltà, con operazioni di altissimo valore, con persone qualificate ad alto livello.

Questo deve avvenire anche per le carceri, luoghi di reclusione per persone ammalate nell’anima, così da trasformare le carceri da luoghi di detenzione a centri di recupero, per restituire ai detenuti la dignità umana attraverso l’aiuto e il sostegno di professori, psicologi, sociologi, psichiatri, psicanalisti, per portare la persona a scoprire quel meraviglioso progetto che ha nel proprio cuore e che qualcuno non ha mai scoperto.

Il cappellano di un carcere, don Guido di Lorenzia, afferma: «Non sono cattivi, non sono mai stati amati».

Settimo esempio: la protezione della natura, considerata come dono di Dio e come tale protetta verso tutte le forme di violenza e di strumentalizzazione di cui l’uomo l’ha resa oggetto: per cui sono benvenuti i movimenti ecologici.

Ottavo esempio: il progetto dell’unificazione dell’Europa, già sognata da Pio XII, da Adenauer e De Gasperi…

L’Europa è stata per secoli teatro di guerre fratricide: dei cent’anni, dei trent’anni e le due ultime guerre del secolo scorso, così disastrose... Si sta ora cercando un’Europa, unione di popoli, nella quale non si sentano più potenziali nemici, ma persone solidali, per un progetto comune di sviluppo e di democrazia.

Gli stati uniti d’Europa potrebbero diventare partner in dialogo nei confronti di una America che rischia di sentirsi lo Stato sovrano assoluto.

L’Europa, nella tradizione dei santi evangelizzatori Cirillo e Metodio, potrà respirare con i due polmoni oriente e occidente quando, oltre l’euro e oltre i confini, si ritroverà nella comune origine cristiana.

Il fenomeno della globalizzazione favorita dai media sta trasformando il mondo in un piccolo paese, con la prospettiva che il cuore possa diventare sempre grande.

Una globalizzazione che non sia soltanto dell’economia e del commercio ma una globalizzazione della solidarietà.

Impressiona che giovani numerosi siano andati al G8 di Genova a chiedere ai “Grandi” questo. E’ la prima volta che centinaia di giovani rispondono e danno voce alle grandi encicliche sociali: Popolurum Progressio e Sollicitudo Rei sociali.

Un altro aspetto positivo sono i nuovi rapporti tra il Nord e il Sud del mondo: i popoli della fame non sono lasciati solo a se stessi.

Nono esempio: all’ONU, potenza soprannazionale a salvaguardia della pace, il Santo Padre chiede che diventi luogo di incontro tra popoli potenti e popoli più deboli, affinché questi ultimi possano aver diritto di voto, senza il veto da parte di quelli grandi.

Decimo esempio: il movimento per la pace, facendo eco alla voce di Paolo VI che il 4 ottobre del 1965 in sede di Nazioni Unite si espresse: «mai più la guerra, mai più», ha segnato un nuovo cammino tra i popoli.

La guerra e la pace sono state messe a confronto: da una parte attraverso la potenza superba e orgogliosa delle armi e dall’altra attraverso una volontà mondiale che dice «Mai più la guerra, mai più». Quindi la pace sta camminando, dando credito a quanto dice Giovanni Paolo II: «La guerra non ha mai risolto i problemi dell’umanità e non li risolverà».

Tutti questi sono segni di speranza affidati alla profezia e alla testimonianza di tutti i cristiani, i quali devono essere aiutati a maturare alla luce del Vangelo per superare quell’atteggiamento di sfiducia che da molti vengono letti, soprattutto dai non credenti, come segno di debolezza.

Esempio, i principi della Rivoluzione francese di Uguaglianza, Fraternità, Libertà erano segni dei tempi, ma non sono stati letti dai cristiani come occasione per vivere il vangelo della solidarietà.

Così il movimento del proletariato cui ha dato voce Giovanni XXIII non è stato letto, dai cristiani, come segno dei tempi, per cui molti hanno pensato che la Chiesa non fosse dalla loro parte.

D. Se i Cristiani non sanno leggere i segni dei tempi, quali sono le conseguenze che ne possono derivare?

R. Quando i segni dei tempi non sono letti dai cristiani, vengono interpretati e strumentalizzati dai non credenti subendo le seguenti interpretazioni:

L’amore alla materia diventa materialismo
L’amore alla libertà
diventa liberalismo
L’amore alla socialità diventa comunismo - marxismo
L’amore alla ragione diventa illuminismo.

Tutto questo avviene quando i cristiani non hanno la capacità di leggere e non sono capaci di fare quello che diceva Pietro: «Siate pronti a rispondere a quelli che vi chiedono ragione della vostra speranza».

Occorrono profeti che sappiano sollevare il velo degli eventi nella stagione nuova che avanza.

Il santo Padre, nella Novo millennio ineunte, esorta : «“Duc in altum”(Lc 5,4), prendiamo il largo», dove il largo significa guardare avanti con speranza. «Pietro e i primi compagni si fidarono della parola di Cristo e gettarono le reti, e avendolo fatto, presero una grande quantità di pesci» (cfr. Lc 5,6).

Duc in altum! Questa parola risuona oggi per noi e ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente ad aprirci con fiducia al futuro:

«Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!».

 

*Suora Figlia della Carità di s. Vincenzo de Paoli, Catechista della zona pastorale Rivignano-Teor (UD).

1. Vescovo emerito della diocesi di Udine.

2. Lc.12, 56-57.

 

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