D.
Eccellenza, ci sono dei segni
di speranza nel mondo, per le persone
di oggi?
R.
Io parto da questa concezione. Dentro la storia umana scorre invisibile
un’altra storia, la Storia della Salvezza. La storia umana fatta di
guerra e pace, fenomeni economici, politici e sociali. La storia della
salvezza è ricolma di meraviglie.
La fortuna del
popolo ebreo è stata quella di avere degli uomini illuminati dallo
Spirito, che hanno saputo sollevare il velo degli eventi e scorgere
questo misterioso disegno di salvezza, quindi la Rivelazione non
consiste nei fatti lieti o tristi della Storia: Esodo, esilio o
liberazione, ma la lettura di fede fatta dai profeti, i
quali guardando il passato sapevano saper scorgere i disegni di Dio,
anche quando la storia sembrava non dare speranza. Ci sono molti fatti
che ce lo confermano, pensiamo a Ezechiele, al tempo dell’esilio, a
Isaia, a Geremia...
Nel Credo,
noi affermiamo di credere che lo Spirito santo ha parlato per mezzo dei
profeti, ma i profeti hanno parlato solo nel passato? O parlano anche
oggi? Ci sono uomini e donne, oggi, che sono chiamati a sollevare il
velo degli eventi per scorgere i disegni della presenza di Dio. La
Comunità non è abbastanza credente se canta le meraviglie di Dio nel
passato ma non sa scorgere e cantare le meraviglie di Dio nel presente.
Queste
meraviglie si possono scorgere attraverso la lettura dei segni dei
tempi. «…Siete così esperti nel saper leggere i segni del cielo e così
ciechi nel non saper leggere i segni dei tempi», ha richiamato nel
Concilio il papa Giovanni XXIII, nella Gaudium et spes, al n. 4,
che parla della lettura dei segni dei tempi2.
Sono fatti, fenomeni, attraverso cui Dio manifesta il disegno di
salvezza; in queste realtà si deve saper scorgere l’opera salvifica di
Dio, che è sempre all’opera.
D.
Quali sono i segni di speranza
che possiamo vedere oggi?
R.
Nella nostra storia ci sono dei segni di speranza impensabili cento anni
fa.
Un primo
esempio: dopo secoli di polemiche e di lotte, noi chiamiamo gli Ebrei
non più perfidi Giudei ma nostri fratelli maggiori.
Secondo esempio:
C’era la proibizione della “comunicatio in sacris” con i fratelli
separati, adesso ci sono queste splendide preghiere dell’ottavario per
l’unità delle chiese e addirittura il Papa, andando a Groasco ha
accettato di entrare in una moschea: è il primo Papa che entra in una
moschea, questo sta ad indicare che anche con il mondo
monoteista-islamico è possibile e doveroso attuare dei segni di dialogo
e di preghiera iniziati con Assisi.
Terzo esempio:
il dieci dicembre del 1948 è stata firmata la dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo; non tutti la riconoscono ma è già un grande fatto
che siano riconosciuti i diritti che appartengono all’uomo per il fatto
stesso che è uomo. Diritti che non vengono dallo Stato ma per il
semplice fatto che l’uomo è creatura di Dio.
Quarto esempio:
si lotta dappertutto, nel mondo, contro la pena di morte.
Quinto esempio:
la parità tra uomini e donne; dopo secoli di segregazioni si cerca di
avere la garanzia di pari opportunità.
Sesto esempio:
sono nate stupende forme di volontariato verso i disabili, nomadi,
profughi clandestini in cerca di lavoro, terzomondiali, ammalati di
AIDS: fatti veramente sorprendenti.
Settimo esempio:
si invoca la ri-socializzazione del carcerato. Carceri che non devono
essere luoghi dove vengono puniti, ma dove l’uomo può riscoprire se
stesso e la propria dignità.
Un po’ come
quello che è avvenuto per i lazzaretti, luoghi di malattia e violenza
che sono divenuti ospedali per ammalati nel corpo; sono segno di
civiltà, con operazioni di altissimo valore, con persone qualificate ad
alto livello.
Questo deve
avvenire anche per le carceri, luoghi di reclusione per persone ammalate
nell’anima, così da trasformare le carceri da luoghi di detenzione a
centri di recupero, per restituire ai detenuti la dignità umana
attraverso l’aiuto e il sostegno di professori, psicologi, sociologi,
psichiatri, psicanalisti, per portare la persona a scoprire quel
meraviglioso progetto che ha nel proprio cuore e che qualcuno non ha mai
scoperto.
Il cappellano di
un carcere, don Guido di Lorenzia, afferma: «Non sono cattivi, non sono
mai stati amati».
Settimo esempio:
la protezione della natura, considerata come dono di Dio e come tale
protetta verso tutte le forme di violenza e di strumentalizzazione di
cui l’uomo l’ha resa oggetto: per cui sono benvenuti i movimenti
ecologici.
Ottavo esempio:
il progetto dell’unificazione dell’Europa, già sognata da Pio XII, da
Adenauer e De Gasperi…
L’Europa è stata
per secoli teatro di guerre fratricide: dei cent’anni, dei trent’anni e
le due ultime guerre del secolo scorso, così disastrose... Si sta ora
cercando un’Europa, unione di popoli, nella quale non si sentano più
potenziali nemici, ma persone solidali, per un progetto comune di
sviluppo e di democrazia.
Gli stati uniti
d’Europa
potrebbero diventare partner in dialogo nei confronti di una
America che rischia di sentirsi lo Stato sovrano assoluto.
L’Europa, nella
tradizione dei santi evangelizzatori Cirillo e Metodio, potrà respirare
con i due polmoni oriente e occidente quando, oltre l’euro e oltre i
confini, si ritroverà nella comune origine cristiana.
Il fenomeno
della globalizzazione favorita dai media sta trasformando il mondo in un
piccolo paese, con la prospettiva che il cuore possa diventare sempre
grande.
Una
globalizzazione che non sia soltanto dell’economia e del commercio ma
una globalizzazione della solidarietà.
Impressiona che
giovani numerosi siano andati al G8 di Genova a chiedere ai “Grandi”
questo. E’ la prima volta che centinaia di giovani rispondono e
danno voce alle grandi encicliche sociali: Popolurum Progressio e
Sollicitudo Rei sociali.
Un altro aspetto
positivo sono i nuovi rapporti tra il Nord e il Sud del mondo: i popoli
della fame non sono lasciati solo a se stessi.
Nono esempio:
all’ONU, potenza soprannazionale a salvaguardia della pace, il Santo
Padre chiede che diventi luogo di incontro tra popoli potenti e popoli
più deboli, affinché questi ultimi possano aver diritto di voto, senza
il veto da parte di quelli grandi.
Decimo esempio:
il movimento per la pace, facendo eco alla voce di Paolo VI che il 4
ottobre del 1965 in sede di Nazioni Unite si espresse: «mai più la
guerra, mai più», ha segnato un nuovo cammino tra i popoli.
La guerra e la
pace sono state messe a confronto: da una parte attraverso la potenza
superba e orgogliosa delle armi e dall’altra attraverso una volontà
mondiale che dice «Mai più la guerra, mai più». Quindi la pace sta
camminando, dando credito a quanto dice Giovanni Paolo II: «La guerra
non ha mai risolto i problemi dell’umanità e non li risolverà».
Tutti questi
sono segni di speranza affidati alla profezia e alla testimonianza di
tutti i cristiani, i quali devono essere aiutati a maturare alla luce
del Vangelo per superare quell’atteggiamento di sfiducia che da molti
vengono letti, soprattutto dai non credenti, come segno di debolezza.
Esempio, i
principi della Rivoluzione francese di Uguaglianza, Fraternità,
Libertà
erano segni dei
tempi, ma non sono stati letti dai cristiani come occasione per vivere
il vangelo della solidarietà.
Così il
movimento del proletariato cui ha dato voce Giovanni XXIII non è stato
letto, dai cristiani, come segno dei tempi, per cui molti hanno pensato
che la Chiesa non fosse dalla loro parte.
D.
Se i Cristiani non sanno
leggere i segni dei tempi, quali sono le conseguenze che ne possono
derivare?
R.
Quando i segni dei tempi non sono letti dai cristiani, vengono
interpretati e strumentalizzati dai non credenti subendo le seguenti
interpretazioni:
L’amore alla
materia diventa materialismo
L’amore alla libertà
diventa
liberalismo
L’amore alla socialità diventa comunismo - marxismo
L’amore alla ragione diventa illuminismo.
Tutto questo
avviene quando i cristiani non hanno la capacità di leggere e non sono
capaci di fare quello che diceva Pietro: «Siate pronti a rispondere a
quelli che vi chiedono ragione della vostra speranza».
Occorrono
profeti che sappiano sollevare il velo degli eventi nella stagione nuova
che avanza.
Il santo Padre,
nella Novo millennio ineunte, esorta : «“Duc in altum”(Lc 5,4),
prendiamo il largo», dove il largo significa guardare avanti con
speranza. «Pietro e i primi compagni si fidarono della parola di Cristo
e gettarono le reti, e avendolo fatto, presero una grande quantità di
pesci» (cfr. Lc 5,6).
Duc in
altum!
Questa parola
risuona oggi per noi e ci invita a fare memoria grata del passato, a
vivere con passione il presente ad aprirci con fiducia al futuro:
«Gesù Cristo è
lo stesso, ieri, oggi e sempre!».
*Suora Figlia della Carità di s. Vincenzo de Paoli,
Catechista della zona pastorale Rivignano-Teor (UD).
1. Vescovo emerito della diocesi di Udine.
2. Lc.12, 56-57.
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