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"Nel crepuscolo della vita,
continuare a stare uniti all’albero fecondo dell’esistenza,
seduti al timone,
mentre altri s’arrampicano sull’albero maestro.
Le cose migliori non sempre si compiono con le braccia
e l’agilità delle membra.
Accettare volentieri un fiore, una stretta di mano,
una parola gentile, una visita cordiale,
soprattutto momenti di silenzio onde raccogliersi
e dialogare con Dio.
Così anche il crepuscolo diventa veramente bello".
[ANGELO DE SIMONE, Bella la vita in tutte le stagioni, San
Paolo, Milano 2002, 89]
Risorsa
e anzianità. Questi due termini si
propongono a noi come un binomio in apparenza contraddittorio. Poche
persone nella nostra società, infatti, si sentirebbero di considerare
l’anzianità come una vera e propria risorsa umano-spirituale. Eppure,
ieri, come oggi, è possibile toccare con mano che essa può essere un
dono prezioso, un dono dall’Alto che assicura a chi è carico di anni
quella "tranquillità del cuore" che altre stagioni della vita non
possono offrire; e a coloro che stanno accanto, quei riflessi luminosi
di saggezza ai quali ognuno liberamente attinge, mentre si sente vibrare
nel profondo la voce lieta di uno zampillo di pace.
Forse è bene sottolineare subito che l’anzianità non
indica soltanto la quantità di anni accumulati. Piuttosto la profondità
di sentire e la capacità di rivisitare con coraggio il proprio passato:
aiutano a comprendere l’oggi e a far pregustare un domani migliore.
James Hillman nell’opera intitolata La forza del
carattere (Adelphi, Milano 2000), scrive: "In tempi antichi, i
vecchi non erano pensati principalmente come individui arrancanti con
passo incerto verso la porta della morte, ma come saldi depositari delle
usanze e delle leggende, come custodi dei valori locali, come esperti di
arti e mestieri, come voci apprezzate del Consiglio Cittadino" (p. 37).
Ciò che contava e conta tuttora era ed è il loro coraggio, comprovato da
una lunga vita, di vivere secondo valori amati e attuati nel quotidiano.
D’altra parte vi sono stati e vi sono pure oggi giovani che sono vecchi
nell’anima, perennemente in attesa del momento propizio per potersi
finalmente realizzare.
La missione propria dell’anziano è sottolineata più
volte nella Bibbia, come lo è in testi sacri di altre culture. "Parlaci,
dal momento che Dio ti ha dato il dono dell’anzianità" (Dn 13,50). "E
Dio disse a Mosè: "Scegli settanta uomini tra gli anziani d’Israele e
conducili nella tenda del Convegno, ove rimarranno con te. Io scenderò e
parlerò con te … e trarrò dello spirito che è su di te e lo porrò su di
loro"" (Nm 11,16).
Le virtù dell'anziano
L’umiltà - L’esperienza della vita, con tutti i
suoi contorni di ombre e luci, è maestra efficace e coinvolgente del
cuore umano, educatrice perfetta di umiltà. Ernest Hemingway, nel
modesto e pur famoso libro Il vecchio e il mare così scrive del
protagonista Santiago, l’anziano pescatore: "Era troppo semplice per
chiedersi quando avesse raggiunto l’umiltà, ma sapeva di averla
raggiunta e sapeva che questo non era indecoroso e non comportava la
perdita della sua dignità" (Mondadori, Milano 2000, p. 6).
L’umiltà, cioè la grande sete di verità che libera il
cuore e dona preziosi spazi ai sogni, è una caratteristica della persona
anziana che sa di aver vissuto intensamente, e per sé non attende più
nulla. "Non sognava più tempeste, né donne, né grandi avvenimenti, né
grossi pesci, né gare di forza …" (p. 17), e sorrideva dei possibili
giudizi altrui: "Se gli altri mi sentissero parlare forte (da solo),
penserebbero che sono matto; ma poiché non lo sono, non me ne importa
niente" (p. 31).
L’ascolto - Chi conosce la preziosità della vita,
si tiene in contatto con Colui che continuamente la salva, e si mette in
ascolto di quella altrui, con rispetto ed apprezzamento di tutto ciò che
desidera o può comunicare. Ma l’ascolto richiede silenzio, molto
silenzio. Solo nel silenzio è possibile l’ascolto del cuore, ove Dio ha
posto la sua tenda e, divenuto centro della nostra esistenza, ci
comunica i segreti della sua stessa vita. Il silenzio attento può
aiutare l’altro ad ascoltare il proprio cuore e a diventare, con lui,
profeta di pace. Il nostro Dio, infatti, è il Dio dell’unità e non del
conflitto (cf 1Cor 14,33).
La persona umile ha molto da imparare e quindi
predilige il silenzio, dentro il quale cerca di decifrare ogni messaggio
che la raggiunge, nella speranza di poter contemplare in esso lo sguardo
amabile di Dio. Non sono, infatti, le molte parole a tessere le
relazioni più profonde, bensì l’ascolto attento che si nutre di
silenzio, di saggezza e di vero amore.
A questo proposito la Sacra Scrittura ci viene ancora
una volta in aiuto: "Prima di parlare, impara" (Sir 18,19). "L’insensato
moltiplica le sue parole" (Qo 10,14). "Se qualcuno pensa di essere
religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua
religione è vana" (Gc 1,26).
La gratitudine - Chi cerca Dio è consapevole
della propria piccolezza e allo stesso tempo gode del suo amore e della
partecipazione al suo progetto di salvezza. Paolo VI, profeta
profondamente umano e autentico pellegrino di bellezza, energia divina
che sola salverà il nostro tempo, diceva con cuore grato: "Quanto a me,
vorrei avere finalmente una nozione riassuntiva e sapienziale sul mondo
e sulla vita [ … ]. Tutto è dono, tutto è grazia; e com’era bello il
panorama, attraverso il quale si è passati. Troppo bello, tanto che ci
si è lasciati attrarre e incantare, mentre doveva apparire segno e
invito [ …]. Questa vita mortale, nonostante i suoi travagli, i suoi
oscuri misteri, le sue sofferenze, la sua fatale caducità, è un fatto
bellissimo, un prodigio, sempre originale e commovente, degno di essere
cantato […]. È un riverbero, un riflesso della prima e unica Luce; è una
rivelazione naturale d’una straordinaria ricchezza e bellezza, la quale
doveva essere una iniziazione, un preludio, un anticipo, un invito alla
visione dell’invisibile Sole".
Anche la persona anziana, che ha sperimentato il
proprio limite e la misericordia del Signore, acquisisce gradualmente
quella dolcezza di sguardo, di gesto e di parola che riflette Colui che
sempre l’accompagna, divenendone testimone credibile e gioiosa. La sua
gratitudine per il molto ricevuto la rende accogliente dell’altro,
soprattutto del più piccolo, del più dimenticato, e la spinge a cercarne
il bene in modo discreto, sereno, senza preventivarne o preoccuparsi
della possibile fatica.
Chi è anziano può avere più tempo a sua disposizione,
ma non per questo è necessariamente meno attivo, meno in dialogo con il
cuore delle persone, meno attento agli eventi e al loro significato.
Egli continua a vivere intensamente per il Signore e per gli altri,
imparando sempre più a contare il fluire dei giorni con animo grato.
ILVA FORNARO
Superiora generale delle Figlie della Carità - Canossiane
Via don Orione, 17 - 00183 Roma
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