 |
 |
 |
 |
Quando
si entra nella sala di lettura di una biblioteca, dove tutti sono immersi nel
lavoro, si coglie una dimensione nuova, insolita, di silenzio: un’atmosfera di
raccoglimento, di impegno, di concentrazione, che ha un carattere - si direbbe -
quasi religioso. «Questa esperienza - ha scritto di recente Antonio Spadaro su
La Civiltà Cattolica
- è come varcare una soglia tra il mondo dei
rumori e quello del silenzio. Le persone che s’incontrano appaiono, in genere,
concentrate su ciò che stanno leggendo con un atteggiamento del corpo che sembra
esprimere una profonda attenzione. Gli ambienti, il silenzio, la concentrazione
che si “respira” nell’aria sembrano richiamare, per certi aspetti, l’ingresso in
una chiesa e la preghiera. L’uomo che studia e l’uomo che prega sembrano
assumere atteggiamenti simili» (n. 3811, 4 aprile 2009, 23). Un lettore attento
suscita impressione. Pittori e scultori sono stati spesso ispirati e attirati da
quella forza intima che emana dai volti di persone immerse nella lettura. Tre
esempi concreti di uomini e donne nell’atto di leggere mostrano quello che
dobbiamo osservare noi stessi se vogliamo che la lettura abbia qualche
possibilità di fiorire nella nostra vita quotidiana.
Chi non ricorda l’avvincente e limpida
raffigurazione di san Domenico nel convento di San Marco a Firenze ad opera del
Beato Angelico? L’immagine del Santo è l’emblema del frate predicatore chiamato
a contemplare e a vivere la passione redentrice di Cristo, come la percorse sua
Madre, seduta alla destra del Figlio; come la percorse san Domenico seduto
tranquillo e rilassato dall’altra parte. Il Santo ha il libro aperto sulle
ginocchia, due dita posate sul mento in segno di meditazione e una stella rossa
sospesa appena sopra l’aureola, sta ad indicare la presenza unica dello Spirito
che lo abita.
Richiamiamo poi la figura di Ambrogio,
allorché Agostino, prima della conversione, giunto a Milano cerca di
incontrarlo. Ecco quello che lo stesso Agostino riferisce nelle
Confessioni:
«Quando non era impegnato con la gente, e si trattava di pochissimo tempo, o
ristorava il corpo con il necessario sostentamento o l'anima con la lettura. Nel
leggere scorreva le pagine con gli occhi e la mente era intenta a penetrarne il
senso, mentre la voce e la lingua riposavano. Spesso, entrando - a nessuno
infatti si impediva l'ingresso e non si usava farsi annunciare - l’abbiamo visto
leggere in silenzio, mai diversamente. Sedevamo stando a lungo zitti, perché chi
avrebbe osato turbarne la concentrazione? Quindi ci allontanavamo, pensando che
non avrebbe voluto essere distratto in quel poco tempo che aveva a disposizione
per restituire alla mente ristoro e vacanza dallo strepito degli affari altrui»
(Le Confessioni
VI,3,3).
Agostino è sorpreso da questa lettura in
silenzio, non crede ai propri occhi. Nell’antichità si leggeva di solito ad alta
voce, spesso aiutandosi anche con l’espressione corporale. Ma lo stupore del
Santo è indice anche di altro: egli resta comunque in silenzio davanti alla
tensione interiore di un lettore così attento e alla forza che ne emana.
Agostino stesso si fa silenzioso, va a sedersi, aspetta e, alla fine, se ne va.
Non resta deluso per non aver potuto dialogare con Ambrogio, al contrario, è
molto più colpito. Continuerà a lungo ad arrovellarsi lo spirito riguardo alle
possibili motivazioni di questa lettura silenziosa. Anche quando metterà per
iscritto le sue Confessioni
questo silenzio continuerà a parlargli: a tal punto l’aveva impressionato
l’atteggiamento raccolto del vescovo milanese.
Il terzo esempio si riferisce alla pala
d’altare di Hans Memling, Le nozze
di santa Caterina a Bruges. Se
osserviamo bene il dipinto, la disposizione del
pannello centrale assomiglia ad una
solenne liturgia: la Vergine Maria segue
l’evento leggendo un libro che le
viene presentato da un angelo accolito; sulla
destra della scena si distingue
santa Barbara, raffigurata accanto al suo simbolo
più noto, la torre. Sta leggendo, e
l’espressione del suo portamento impressiona:
è pura attenzione, sa concentrarsi,
ma in assoluta distensione. I gomiti
sono aperti e lo spazio tra il
libro e il corpo è ampio, tale da consentire un respiro
profondo. La pettinatura,
graziosamente intrecciata e annodata alla sommità del capo, contribuisce
all’impressione di forte concentrazione. L’atteggiamento di santa Barbara
manifesta due espressioni latine in rapporto alla lettura:
vacare lectioni
(«dedicarsi alla lettura») e
insistere lectioni
(«perseverare nella lettura»), analogamente a
quanto si dice della perseveranza nella preghiera (cf At 1,14). Leggere richiede
una certa durata nella quale si insiste con pazienza, prima di ottenerne qualche
frutto.
L’attenta osservazione di questi tre
ritratti di persone in atteggiamento di lettura ci insegna molte cose su questa
pratica particolare. Come afferma Enzo Bianchi, priore di Bose: «Chi legge
diviene anche per chi lo osserva, un’icona di interiorità, un’immagine di
raccoglimento, un’allusione al viaggio della mente». Quello che ammiriamo come
esemplare negli altri diventa indirettamente un interrogativo sul nostro modo di
fare. Siamo anche noi liberi e capaci di rallegrarci quando ci dedichiamo a
questo esercizio della lettura? Viviamo la lettura della Scrittura come un
evento, sentiamo che una parola eminentemente personale ci interpella in questo
preciso momento, parola insostituibile, irrevocabile, assolutamente unica e
santa? Leggere è per noi una porta che dà accesso al nostro intimo più
recondito, a quelle profondità in cui si instaura con Dio un dialogo d’amore?
Siamo consapevoli che l’atto della lettura svolge un ruolo privilegiato non solo
sotto l’aspetto pratico della trasmissione delle conoscenze e
dell’apprendimento, ma anche - dice per esempio Isidoro di Siviglia - le cose
che non sappiamole impariamo con la lettura?
Leggere è un’arte, una pratica ben precisa
che suppone una cultura della lettura e dell’ascolto. Oggi siamo chiamati a
riscoprire il dono e l’incanto della lettura: essa è un
dono
a cui aprirsi e che profuma dell’infinita
generosità del Creatore, di quel Dio che ama trovare in noi interlocutori e
amici. Attività ricca di richiami interiori, sposata con il silenzio e la
solitudine, la lettura dilata gli orizzonti cognitivi, arricchisce lessico e
vocabolario, nutre fantasia e immaginazione, affina il senso estetico, educa la
coscienza morale, orienta i comportamenti, suggerisce corrette gerarchie di
valori, introduce al culto del bello e del vero, è occasione di crescita
culturale e di affinamento spirituale. Nell’assordante clamore massmediatico, la
lettura favorisce l’abitudine all’introspezione, il recupero della dimensione
dell’interiorità e del valore pedagogico del silenzio. E nel silenzio e nella
meditazione, sollecitato da esempi, suggestioni, riflessioni che letture
adeguate suggeriscono, il lettore può ritrovare se stesso, scrutare nella
propria coscienza le ragioni più autentiche delle proprie scelte, capire che
cosa realmente muova i propri sentimenti e quali influssi possano avere le
proprie emozioni. Per tutto questo, la lettura è uno dei doni più preziosi:
attività formativa per eccellenza, spiritualmente rigenerante e interiormente
arricchente.
La magia della lettura è anche
incanto,
parola che richiama quella sensazione di pace che si prova quando si assiste in
riva al mare ad un’alba speciale o ad un tramonto spettacolare. L’incanto
richiama pure lo stupore per qualche cosa di bello e inatteso e si riferisce ad
esperienze che provocano meraviglia. È evidente il fascino che promana dalla
lettura di biografie di uomini e donne illustri, figure straordinarie ed eroiche
quali possono essere anime elette di santi o grandi protagonisti della storia
dell’umanità. E questo in virtù dei meccanismi di identificazione che attivano e
dell’aura di prestigio da cui il libro, percepito come depositario di verità e
di sapienza, è stato sempre circondato, specie tra le persone illetterate. La
lettura, come l’ascolto, è anche alla base di
vocazioni religiose,
riconduce a molte vocazioni
pedagogiche e a
vocazioni letterarie.
Di qui l’urgenza da una parte, di conquistare o riconquistare le generazioni
giovani ed adulte all’amore mai deludente per la narrativa, e dall’atra
l’esigenza della diffusione di buone letture, che ispirino pensieri e sentimenti
elevati e orientino comportamenti e stili di vita.
Amiche lettrici e cari lettori, il numero
di Consacrazione e Servizio
che avete tra mano - il nono dell’anno
2009 – si apre con la rubrica
«Anno Sacerdotale». L’intervista di
Paola Bignardi dà la parola al parroco don Angelo Piccinelli, che la sua
esperienza pastorale rende un commentatore adatto della Lettera di Benedetto XVI
dedicata al Curato d’Ars.
Continuano le rubriche:
«L’uomo nascosto in fondo al cuore»,
a cura della prof.ssa Antonietta Augruso e
«Orizzonti»,
che arricchisce il fascicolo con tre contributi. Il primo di Grazia Loparco,
docente all’Auxilium, presenta la ricerca pionieristica sulle missionarie che
operarono tra gli emigranti negli Stati Uniti. Il secondo di Giuseppina
Alberghina descrive la ricca esperienza dell’Anno paolino vissuta da tutta la
Famiglia del beato don Alberione. Nel terzo contributo, Salvatore Mazza,
vaticanista di Avvenire,
intervista mons. Bruno Forte su obiettivi e contenuti della
Lettera ai cercatori
di Dio
della Commissione CEI per la dottrina della
fede, pubblicata il 12 aprile 2009.
Una parola particolare per il
«Dossier».
Sotto il titolo accattivante: «Onora la tua intelligenza», sono raccolti sette
studi su un argomento oggi emergente, come esplicita il sottotitolo: «Per una
spiritualità dello studio». Affidati a vari specialisti in materia, gli articoli
sottolineano da varie angolature che il cristiano è chiamato a comprendere
meglio se e come il suo studio abbia realmente a che fare con la sua vita
spirituale. L’uomo che studia e l’uomo che prega sembrano assumere atteggiamenti
simili. Questa analogia spinge a pensare ad una spiritualità dello studio.Oltre
alle consuete esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri
(Luciagnese Cedrone), la rubrica:
«Sorelle in libreria», affidata
alla teologa Cettina Militello, presenta il romanzo: «Sorella» dello scrittore
Marco Lodoli.
Ad ogni lettrice e lettore l’invito a
scoprire quanto sia profondamente ricco e arricchente il gesto quotidiano del
chinarsi sui libri e immergersi nel mondo della conoscenza e come l’amore sia la
forma suprema del conoscere e comunicare.
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
|