n. 2
febbraio 2011

 

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Vita religiosa ed educazione
 

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

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La CEI, cogliendo quella che da anni viene segnalata come emergenza educativa, ha scelto di orientare la pastorale della Chiesa italiana nei prossimi dieci anni alla realtà educativa. L’educazione di fatto è avvertita oggi come emergenza, poiché non si trovano più le parole per parlare ai giovani. Le agenzie educative tradizionali - famiglia, scuola, parrocchia, associazioni - si trovano sommerse e quasi travolte da tutta una serie di altri fattori, più o meno evidenti, che influenzano profondamente la vita di tutti. L’educazione suscita preoccupazioni, interrogativi, attese, speranze; esige investimenti di “qualità” in risorse umane prima che economiche; richiede ai singoli e alle istituzioni chiarezza sui fini dell’educazione: il significato della vita, i valori morali, sociali, religiosi; domanda anzitutto che l’esistenza dell’educatore sia pienamente umana e cioè consapevole, responsabile, buona. Non basta “fare” opera educativa, bisogna “essere” persone umane mature. È quindi necessario riscoprire il significato profondo dell’educazione e ravvivare la passione di educare: prima se stessi, per essere poi in grado di educare gli altri. Il Dossier del presente numero ci accompagna in questa riscoperta.

Il nostro intento qui mira semplicemente a soffermarsi sul rapporto tra vita consacrata ed educazione così come viene proposto dal documento dei vescovi italiani e come è maturato lungo la storia del cristianesimo. Con ragione è stato scritto che educare è compiere un atto di storia: trasmettere quanto si è visto e imparato, capito e apprezzato, quanto si ritiene ancora  oggi valido. Gli Orientamenti della Cei, fin dalle prime righe della Presentazione, esplicitano che «l’arte delicata e sublime dell’educazione» fa parte della «storia bimillenaria» della Chiesa, in «un intreccio fecondo di evangelizzazione ed educazione». Per poi aggiungere: «Siamo ben consapevoli delle energie profuse con tanta generosità nel campo dell’educazione da consacrati e laici, che testimoniano la passione educativa di Dio in ogni campo dell’esistenza umana».

         Del resto gli Orientamenti al n. 34 parlano proprio di “Una storia di santità”. «Nella storia della Chiesa in Italia - vi si legge - sono presenti e documentate innumerevoli opere e istituzioni formative - scuole, università, centri di formazione professionale, oratori - promosse da diocesi, parrocchie, istituti di vita consacrata e aggregazioni laicali. Molte sono le figure esemplari - tra cui non pochi santi - che hanno fatto dell’impegno educativo la loro missione e hanno dato vita a iniziative singolari, parecchie delle quali mantengono ancora oggi la loro validità e sono un prezioso contributo al bene della società».

 E si aggiunge: «L’azione dei grandi educatori si fonda sulla convinzione che occorra “illuminare la mente per irrobustire il cuore” e sull’intima percezione che “l’educazione è cosa del cuore”, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se egli non ce ne insegna l’arte e non ce ne mette in mano la chiave». Dopo queste ultime parole del grande educatore san Giovanni Bosco, il documento continua: «Nell’opera dei grandi testimoni dell’educazione cristiana, secondo la genialità e la creatività di ciascuno, troviamo i tratti fondamentali dell’azione educativa: l’autorevolezza dell’educatore, la centralità della relazione personale, l’educazione come atto di amore, una visione di fede che dà fondamento e orizzonte alla ricerca di senso dei giovani, la formazione integrale della persona, la corresponsabilità per la costruzione del bene comune» (n. 34).

Chi meglio dei religiosi conosce per esperienza e in certo modo avverte con commozione le tante persone, tradizioni, istituzioni educative degli Ordini e Congregazioni? Giovanni Paolo II al n. 96 dell’esortazione apostolica Vita consecrata, citato anche dai vescovi, ne esplicita il motivo: «Per la  loro speciale consacrazione, per la peculiare esperienza dei doni dello Spirito, per l'assiduo ascolto della Parola e l'esercizio del discernimento, per il ricco patrimonio di tradizioni educative accumulato nel tempo dal proprio Istituto, per la approfondita conoscenza della verità spirituale (cf Ef 1,17), le persone consacrate sono in grado di sviluppare un'azione educativa particolarmente efficace, offrendo uno specifico contributo alle iniziative degli altri educatori ed educatrici» (VC 96). Gli Orientamenti ne danno atto in modo preciso al n. 45, paragrafo esplicitamente riferito al mondo dei religiosi, là dove si sottolinea: «Un ruolo educativo particolare è riservato nella Chiesa alla vita consacrata. Prima ancora che per attività specifiche, essa rappresenta una risorsa educativa … e costituisce una testimonianza fondamentale per tutte le altre forme di vita cristiana». Per tale motivo, aggiungono i vescovi: «Una particolare attenzione va riservata a quegli istituti che per carisma specifico si dedicano espressamente a compiti educativi: “questo è uno dei doni più preziosi che le persone consacrate possono offrire anche oggi alla gioventù, facendola oggetto di un servizio pedagogico ricco di amore”».

I vescovi, poi, al V capitolo conclusivo degli Orientamenti, aggiungono un altro pensiero, avvertito come cruciale. Siamo al n. 55, là dove sono classificate le “priorità” ritenute urgenti «al fine di dare impulso e forza al compito educativo delle nostre comunità». Al secondo posto – dopo il richiamo alla formazione permanente degli adulti e delle famiglie – si considera “urgente” puntare nel corso del decennio al «rilancio della vocazione educativa degli istituti di vita consacrata, delle associazioni e dei movimenti ecclesiali», spesso legati ad istituzioni religiose. Segue un commento che merita attenzione e che dice certamente un tratto specifico del potenziale educativo dei religiosi. Scrivono i vescovi: «Si tratta di riproporre la tradizione educativa di realtà che hanno dato molto alla formazione di sacerdoti, religiosi e laici…, in particolare negli ambiti di frontiera dell’educazione» (n. 55).

Dunque, «la storia della Chiesa dall’antichità ai nostri giorni, è ricca di ammirevoli esempi di persone consacrate che hanno vissuto e vivono la   tensione alla santità mediante l’impegno pedagogico, proponendo allo stesso tempo la santità quale meta educativa»   (VC 96). Basterebbe pensare a quanto nel IV secolo i monasteri di san Basilio e di san Benedetto hanno offerto ai giovani; oppure a quando, con sant’Angela Merici (1474-1540), nel secolo XVI si fa strada nella Chiesa un Istituto che ben presto si specializza nell’educazione delle fanciulle. Di fatto, le Orsoline, a partire dalla seconda metà del Cinquecento, avranno una parte predominante in questo campo e i loro conventi diventano veri e propri istituti educativi. Al fervore educativo dell’età della Riforma cattolica si collega l’origine delle scuole per fanciulle del popolo, la prima delle quali (o una delle prime) è fondata da santa Rosa Venerini (1656-1728). Queste istituzioni educative «nuove» hanno avuto il merito di offrire alle donne del tempo l’opportunità di istruirsi, cosa che nel Seicento veniva offerta soltanto a poche. Con queste scuole, che seguivano il metodo scritto dalla Fondatrice, s’intendeva gettare le basi che potevano consentire a tutte le fanciulle di continuare a coltivare, nel corso della vita, la loro spiritualità e il loro saper lavorare, per rendersi economicamente autonome. L’azione di queste scuole, pur essendo culturalmente modesta, contribuì a diffondere, anche se in modo limitato, la cultura dell’educazione. All’esperienza di santa Rosa Venerini si collega l’origine delle Maestre Pie fondate da santa Lucia Filippini (1672-1732) e, successivamente, le Maestre Pie Operaie (primo Settecento), le Maestre Pie di sant’Agata (1820), le Maestre Pie dell’Addolorata (1893).

All’inizio dell’età moderna accanto alle Congregazioni insegnanti femminili sono degne di ricordo le fondazioni maschili con finalità educative, chiaramente esplicitate nelle Regole. Basti citare la Compagnia dei Chierici Regolari di Somasca, fondata da san Girolamo Emiliani (1486-1537); i Chierici Regolari di San Paolo (Barnabiti) fondati da sant’Antonio Maria Zaccaria (1502-1539); le Scuole Pie (Scolopi) del Calasanzio (1557 1648); i Fratelli delle Scuole Cristiane, fondati da san Giovanni Battista de La Salle (1651-1719). Va ricordata anche la Compagnia di Gesù (Gesuiti), che acquistò massima importanza e diffusione nel periodo della controriforma. A questo parziale elenco non possiamo non aggiungere la Società Salesiana di san Giovanni Bosco. Egli ha saputo compiere in modo mirabile la sua missione di educatore alla luce del Vangelo: tutte le sue attività trovano la loro spiegazione in questo particolare aspetto della sua vita e sono ad esso orientate. Infine, le esperienze educative di oggi sono sotto lo sguardo di tutti.

Amiche lettrici e cari lettori, il fascicolo di Consacrazione e Servizio che avete tra le mani - il 2° del 2011 - si apre con le due nuove rubriche. La prima: «Vi affido alla Parola», a cura di Antonietta Augruso, docente di religione; l’altra: «E tu chi dici che io sia?», ospita un’intervista di Paola Bignardi a Fulvia Miglietta su chi è Cristo nella sua vita. Nella rubrica «Orizzonti» mons. Francesco Lambiasi offre una meditazione liturgico- spirituale in vista della XV Giornata Mondiale della Vita Consacrata che si celebra il 2 febbraio.

Una parola particolare per il «Dossier» dal titolo-domanda: «È ancora possibile educare?», specificato nel sottotitolo: «Rinnovato impegno ecclesiale ». Esso raccoglie sette studi che, alla luce del recente documento Orientamenti pastorali della Chiesa italiana, delineano piste di riflessione e atteggiamenti di vita. Affidati a vari studiosi, gli articoli risultano un valido contributo della rivista Consacrazione e Servizio: si aggiunge al coro di commenti e ricerche che ogni giorno vanno moltiplicandosi in Italia. Al riguardo va segnalato che già il Dossier del n.10/2009 di Consacrazione e Servizio aveva offerto sette studi su: «Il coraggio di educare». Nella stessa linea si pone il presente Editoriale.

Oltre alle consuete esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri (Rita Bonfrate e Emma Zordan), va posta l’attenzione alla nuova rubrica: «Religiose digitali», affidata alla salesiana Caterina Cangià, specialista in materia.

Anche questo  2° numero del 2011 si presenta ricco di proposte e sollecitazioni su cui soffermarsi e riflettere.

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it