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La
CEI, cogliendo quella che da anni viene segnalata come
emergenza
educativa,
ha scelto di orientare la pastorale della Chiesa italiana nei prossimi dieci
anni alla realtà educativa.
L’educazione di fatto è avvertita oggi come emergenza, poiché non si trovano più
le parole per parlare ai giovani. Le agenzie educative tradizionali - famiglia,
scuola, parrocchia, associazioni - si trovano sommerse e quasi travolte da tutta
una serie di altri fattori, più o meno evidenti, che influenzano profondamente
la vita di tutti. L’educazione suscita preoccupazioni, interrogativi, attese,
speranze; esige investimenti di “qualità” in risorse umane prima che economiche;
richiede ai singoli e alle istituzioni chiarezza sui fini dell’educazione: il
significato della vita, i valori morali, sociali, religiosi; domanda anzitutto
che l’esistenza dell’educatore sia pienamente umana e cioè consapevole,
responsabile, buona. Non basta “fare” opera educativa, bisogna “essere” persone
umane mature. È quindi necessario riscoprire il significato profondo
dell’educazione e ravvivare la passione di educare: prima se stessi, per essere
poi in grado di educare gli altri. Il
Dossier
del presente numero ci accompagna in questa riscoperta.
Il nostro
intento qui mira semplicemente a soffermarsi sul rapporto tra vita consacrata ed
educazione così come viene proposto dal documento dei vescovi italiani e come è
maturato lungo la storia del cristianesimo. Con ragione è stato scritto che
educare è compiere un atto di storia: trasmettere quanto si è visto e imparato,
capito e apprezzato, quanto si ritiene ancora oggi valido. Gli
Orientamenti
della Cei, fin dalle prime righe della
Presentazione,
esplicitano che «l’arte delicata e sublime dell’educazione» fa parte della
«storia bimillenaria» della Chiesa, in «un intreccio fecondo di evangelizzazione
ed educazione». Per poi aggiungere: «Siamo ben consapevoli delle energie profuse
con tanta generosità nel campo dell’educazione da consacrati e laici, che
testimoniano la passione educativa di Dio in ogni campo dell’esistenza umana».
Del
resto gli
Orientamenti
al
n. 34 parlano proprio di “Una storia di santità”. «Nella storia della Chiesa in
Italia - vi si legge - sono presenti e documentate innumerevoli opere e
istituzioni formative - scuole, università, centri di formazione professionale,
oratori - promosse da diocesi, parrocchie, istituti di vita consacrata e
aggregazioni laicali. Molte sono le figure esemplari - tra cui non pochi santi -
che hanno fatto dell’impegno educativo la loro missione e hanno dato vita a
iniziative singolari, parecchie delle quali mantengono ancora oggi la loro
validità e sono un prezioso contributo al bene della società».
E si
aggiunge: «L’azione dei grandi educatori si fonda sulla convinzione che occorra
“illuminare la mente per irrobustire il cuore” e sull’intima percezione che
“l’educazione è cosa del cuore”, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non
potremo riuscire a cosa alcuna, se egli non ce ne insegna l’arte e non ce ne
mette in mano la chiave». Dopo queste ultime parole del grande educatore san
Giovanni Bosco, il documento continua: «Nell’opera dei grandi testimoni
dell’educazione cristiana, secondo la genialità e la creatività di ciascuno,
troviamo i tratti fondamentali dell’azione educativa: l’autorevolezza
dell’educatore, la centralità della relazione personale, l’educazione come atto
di amore, una visione di fede che dà fondamento e orizzonte alla ricerca di
senso dei giovani, la formazione integrale della persona, la corresponsabilità
per la costruzione del bene comune» (n. 34).
Chi meglio
dei religiosi conosce per esperienza e in certo modo avverte con commozione le
tante persone, tradizioni, istituzioni educative degli Ordini e Congregazioni?
Giovanni Paolo II al n. 96 dell’esortazione apostolica
Vita
consecrata,
citato anche dai vescovi, ne esplicita il motivo: «Per la
loro
speciale consacrazione, per la peculiare esperienza dei doni dello Spirito, per
l'assiduo ascolto della Parola e l'esercizio del discernimento, per il ricco
patrimonio di tradizioni educative accumulato nel tempo dal proprio Istituto,
per la approfondita conoscenza della verità spirituale (cf Ef 1,17), le persone
consacrate sono in grado di sviluppare un'azione educativa particolarmente
efficace, offrendo uno specifico contributo alle iniziative degli altri
educatori ed educatrici» (VC 96). Gli
Orientamenti
ne
danno atto in modo preciso al n. 45, paragrafo esplicitamente riferito al mondo
dei religiosi, là dove si sottolinea: «Un ruolo educativo particolare è
riservato nella Chiesa alla vita consacrata. Prima ancora che per attività
specifiche, essa rappresenta una risorsa educativa … e costituisce una
testimonianza fondamentale per tutte le altre forme di vita cristiana». Per tale
motivo, aggiungono i vescovi: «Una particolare attenzione va riservata a quegli
istituti che per carisma specifico si dedicano espressamente a compiti
educativi: “questo è uno dei doni più preziosi che le persone consacrate possono
offrire anche oggi alla gioventù, facendola oggetto di un servizio pedagogico
ricco di amore”».
I vescovi,
poi, al V capitolo conclusivo degli
Orientamenti,
aggiungono un altro pensiero, avvertito come cruciale. Siamo al n. 55, là dove
sono classificate le “priorità” ritenute urgenti «al fine di dare impulso e
forza al compito educativo delle nostre comunità». Al secondo posto – dopo il
richiamo alla formazione permanente degli adulti e delle famiglie – si considera
“urgente” puntare nel corso del decennio al «rilancio della vocazione educativa
degli istituti di vita consacrata, delle associazioni e dei movimenti
ecclesiali», spesso legati ad istituzioni religiose. Segue un commento che
merita attenzione e che dice certamente un tratto specifico del potenziale
educativo dei religiosi. Scrivono i vescovi: «Si tratta di riproporre la
tradizione educativa di realtà che hanno dato molto alla formazione di
sacerdoti, religiosi e laici…, in particolare negli ambiti di frontiera
dell’educazione» (n. 55).
Dunque, «la
storia della Chiesa dall’antichità ai nostri giorni, è ricca di ammirevoli
esempi di persone consacrate che hanno vissuto e vivono la
tensione
alla santità mediante l’impegno pedagogico, proponendo allo stesso tempo la
santità quale meta educativa» (VC 96). Basterebbe pensare a quanto nel IV
secolo i monasteri di san Basilio e di san Benedetto hanno offerto ai giovani;
oppure a quando, con sant’Angela Merici (1474-1540), nel secolo XVI si fa strada
nella Chiesa un Istituto che ben presto si specializza nell’educazione delle
fanciulle. Di fatto, le Orsoline, a partire dalla seconda metà del Cinquecento,
avranno una parte predominante in questo campo e i loro conventi diventano veri
e propri istituti educativi. Al fervore educativo dell’età della Riforma
cattolica si collega l’origine delle scuole per fanciulle del popolo, la prima
delle quali (o una delle prime) è fondata da santa Rosa Venerini (1656-1728).
Queste istituzioni educative «nuove» hanno avuto il merito di offrire alle donne
del tempo l’opportunità di istruirsi, cosa che nel Seicento veniva offerta
soltanto a poche. Con queste scuole, che seguivano il metodo scritto dalla
Fondatrice, s’intendeva gettare le basi che potevano consentire a tutte le
fanciulle di continuare a coltivare, nel corso della vita, la loro spiritualità
e il loro saper lavorare, per rendersi economicamente autonome. L’azione di
queste scuole, pur essendo culturalmente modesta, contribuì a diffondere, anche
se in modo limitato, la cultura dell’educazione. All’esperienza di santa Rosa
Venerini si collega l’origine delle
Maestre Pie
fondate da santa Lucia Filippini (1672-1732) e, successivamente, le
Maestre Pie
Operaie
(primo
Settecento), le
Maestre Pie
di sant’Agata
(1820), le
Maestre Pie dell’Addolorata
(1893).
All’inizio
dell’età moderna accanto alle
Congregazioni insegnanti
femminili
sono degne
di ricordo le fondazioni maschili con finalità educative, chiaramente
esplicitate nelle
Regole.
Basti citare la
Compagnia
dei Chierici Regolari di Somasca,
fondata da san Girolamo Emiliani (1486-1537); i
Chierici
Regolari di San Paolo
(Barnabiti)
fondati da sant’Antonio Maria Zaccaria (1502-1539); le
Scuole Pie
(Scolopi) del Calasanzio (1557 1648); i
Fratelli
delle Scuole Cristiane,
fondati da san Giovanni Battista de La Salle (1651-1719). Va ricordata anche la
Compagnia di Gesù
(Gesuiti),
che acquistò massima importanza e diffusione nel periodo della controriforma. A
questo parziale elenco non possiamo non aggiungere la
Società
Salesiana
di san
Giovanni Bosco. Egli ha saputo compiere in modo mirabile la sua missione di
educatore alla luce del Vangelo: tutte le sue attività trovano la loro
spiegazione in questo particolare aspetto della sua vita e sono ad esso
orientate. Infine, le esperienze educative di oggi sono sotto lo sguardo di
tutti.
Amiche
lettrici e cari lettori, il fascicolo di
Consacrazione e Servizio
che avete
tra le mani - il 2° del 2011 - si apre con le due nuove rubriche.
La
prima:
«Vi affido
alla Parola»,
a cura di Antonietta Augruso, docente
di
religione; l’altra:
«E tu chi
dici che io sia?»,
ospita un’intervista di
Paola Bignardi a Fulvia Miglietta su chi è Cristo nella sua vita. Nella rubrica
«Orizzonti»
mons.
Francesco Lambiasi offre una meditazione liturgico-
spirituale in vista della XV Giornata Mondiale della Vita Consacrata
che si celebra il 2 febbraio.
Una parola
particolare per il
«Dossier»
dal titolo-domanda: «È ancora possibile educare?», specificato nel sottotitolo:
«Rinnovato impegno ecclesiale ». Esso raccoglie sette studi che, alla luce del
recente documento
Orientamenti
pastorali
della Chiesa
italiana, delineano piste di riflessione e atteggiamenti di vita. Affidati a
vari studiosi, gli articoli risultano un valido contributo della rivista
Consacrazione e Servizio:
si aggiunge
al coro di commenti e ricerche che ogni giorno vanno moltiplicandosi in Italia.
Al riguardo va segnalato che già il
Dossier
del n.10/2009 di
Consacrazione e Servizio
aveva
offerto sette studi su: «Il coraggio di educare». Nella stessa linea si pone il
presente
Editoriale.
Oltre alle
consuete esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri (Rita
Bonfrate e Emma Zordan), va posta l’attenzione alla nuova rubrica:
«Religiose
digitali»,
affidata alla salesiana Caterina Cangià, specialista in materia.
Anche questo
2° numero del 2011 si presenta ricco di proposte e sollecitazioni su cui
soffermarsi e riflettere.
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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