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Mi
ha molto colpito leggere giorni fa una lettera datata 21 luglio 1944 scritta dal
carcere berlinese di Tegel da D. Bonhoeffer ad un giovane pastore protestante
pochi giorni prima della sua impiccagione ad opera dei nazisti (9 aprile 1945).
«Noi -
scriveva
Bonhoeffer
- ci eravamo posti molto semplicemente la domanda di che cosa volessimo
effettivamente fare della nostra vita. Egli [il pastore francese] disse: vorrei
diventare un santo (- e credo possibile che lo sia diventato -); la cosa a quel
tempo mi fece una forte impressione. Tuttavia lo contrastai, e risposi press'a
poco: io vorrei imparare a credere». Ma cosa significa imparare a credere?
Perché è tanto difficile credere? E sappiamo che la risposta sta non tanto nel
credere, quanto nel vivere la fede, nell’agire cioè da cristiani. Si tratta «di
acconsentire alla grazia, di assumere un atteggiamento di accoglienza operosa,
che consente a Dio di fare storia insieme a noi, al di là delle umane
possibilità» (Cei,
La verità vi
farà liberi
n. 88)».
In questo
nostro tempo, in cui per molti la fede non è più qualcosa di ovvio, una realtà
che impregna tutta la vita dalla culla fino alla morte, bensì una decisione
libera, talora sofferta, spesso contrastata, sempre da rinnovare, con sorpresa
Benedetto XVI l’11 ottobre u.s. con la lettera apostolica
Porta fidei
ha indetto l’Anno della fede. Esso inizierà l’11 ottobre 2012 (50° anniversario
dell’apertura del Concilio Vaticano II) e si concluderà il 24 novembre 2013,
solennità di Cristo Re dell’Universo. C’è già stato un precedente Anno della
fede - ricorda il Papa – indetto da Paolo VI nel 1967, due anni dopo il
Concilio: esso si iscriveva nel rinnovamento della Chiesa post-conciliare che,
come qualsiasi rinnovamento, «passa anche attraverso la testimonianza offerta
dalla vita dei credenti».
«Capita
ormai non di rado - osserva Benedetto XVI - che i cristiani si diano maggior
preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro
impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere
comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene
perfino negato [...]. Oggi una profonda crisi di fede ha toccato molte persone».
Tuttavia, ancora oggi, l’uomo «può sentire di nuovo il bisogno di recarsi come
la samaritana al pozzo per ascoltare Gesù, che invita a credere in lui e ad
attingere alla sua sorgente, zampillante di acqua viva (cf Gv 4,14)».
*****
«Dobbiamo
ritrovare - continua il Santo Padre - il gusto di nutrirci della Parola di Dio,
trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del Pane della vita, offerti a sostegno
di quanti sono suoi discepoli (cf Gv 6,51).
L’insegnamento di Gesù, infatti, risuona ai nostri giorni con la stessa forza (cf
Gv 6,27). L’interrogativo posto da quanti lo ascoltavano è lo stesso anche per
noi oggi: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?” (Gv 6,28)».
Dice il Papa: «Conosciamo la risposta di Gesù: “Questa è l’opera di Dio: che
crediate in colui che egli ha mandato” (Gv 6,29). Credere in Gesù Cristo,
dunque, è la via per poter giungere in modo definitivo alla salvezza».
Sant’Agostino, citato da Benedetto XVI, c’insegna che i credenti “si fortificano
credendo”. Grazie alla fede, la vita nuova ricevuta al Battesimo plasma tutta
l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione: pensieri e affetti,
mentalità e comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati e trasformati,
in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La fede che si rende
operosa per mezzo della carità (cf Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di
intelligenza e di azione che cambia tutta la vita del fedele (cf Rm 12,2).
L’Anno
della fede
è un invito - precisa Benedetto XVI - ad un’autentica e rinnovata conversione al
Signore, unico Salvatore del mondo; vuole suscitare in ogni credente
l’aspirazione a confessare la fede con rinnovata convinzione, fiducia e
speranza; intende far riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata,
vissuta, pregata. Per intraprendere questo cammino di fede, il Papa delinea un
percorso che aiuti a comprendere sia i contenuti della fede sia l’atto con cui
decidiamo di affidarci totalmente a Dio, in piena libertà. Esiste, infatti,
unità profonda tra l’atto con cui si crede e i contenuti a cui diamo il nostro
assenso. Basti richiamare al riguardo l’apostolo Paolo quando scrive: «Con il
cuore … si crede … e con la bocca si fa la professione di fede» (Rm
10,10). Il cuore indica che il primo atto con cui si viene alla fede è dono di
Dio e azione della grazia che agisce e trasforma la persona fin nel suo intimo.
Professare con la bocca indica che la fede implica una testimonianza ed un
impegno pubblici. Il cristiano non può mai pensare che credere sia un fatto
privato.
La stessa
professione della fede è un atto personale ed insieme comunitario. Attesta il
Catechismo della Chiesa Cattolica:
«“Io credo”: è la fede della Chiesa professata personalmente da ogni credente,
soprattutto al momento del Battesimo. “Noi crediamo”: è la fede della Chiesa
confessata dai vescovi riuniti in Concilio, o più generalmente, dall’assemblea
liturgica dei fedeli. “Io credo”: è anche la Chiesa nostra Madre, che risponde a
Dio con la sua fede e che ci insegna a dire: “Io credo”, “Noi crediamo”» (n.
167). Per confessare la fede «in pienezza e con rinnovata convinzione, con
fiducia e speranza», sarà fondamentale, aggiunge il Papa, «intensificare la
celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia» e
riscoprire il
Credo.
Il Papa
termina la lettera con le seguenti parole: «Noi crediamo con ferma certezza che
il Signore Gesù ha sconfitto il male e la morte. Con questa sicura fiducia ci
affidiamo a lui: egli, presente in mezzo a noi, vince il potere del maligno (cf
Lc 11,20) e la Chiesa, comunità visibile della sua misericordia, permane in lui
come segno della riconciliazione definitiva con il Padre. Affidiamo alla Madre
di Dio, proclamata “beata” perché “ha creduto” (Lc 1,45), questo tempo di
grazia».
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Amiche
lettrici e cari lettori, il fascicolo di
Consacrazione e Servizio
che avete tra le mani - il n. 12, l’ultimo del 2011 - si apre con le tre solite
rubriche. Nella prima: «Vi
affido alla Parola»,
la nostra collaboratrice Antonietta Augruso indugia - alla luce della
Verbum
Domini
- sulla bellezza e bontà delle cose. La seconda rubrica: «E
tu chi dici che io sia?»,
ospita un’intervista di Paola Bignardi a Edio Costantini, direttore del Centro
Studi del Centro Sportivo Italiano, originario di San Benedetto del Tronto
(Ascoli Piceno). La rubrica «Orizzonti»
arricchisce il fascicolo con il contributo di attualità di Angelo Bertani,
giornalista e scrittore.
Una parola
particolare per il «Dossier».
Sotto il titolo: «Siate santi, perché io sono santo», tratto dal libro del
Levitico (11,44), sono raccolti sette studi sul tema: «Chiamati alla santità».
L’argomento è svolto da qualificati esperti secondo varie angolature:
cristologica (A. Matteo), pneumatologia (A. Langella), ecclesiologica (V.
Mignozzi), spirituale (B. Secondin), biblica (R. Torti Mazzi), mariana (A.
Amato), pedagogica (P. Ruffinatto). Una fede pienamente vissuta non può che
sfociare in una pienezza di grazia e in una trasfigurazione di tutta
l’esistenza. Per questo ci sembra che ben si coniugano il tema dell’Anno della
fede e il nostro
Dossier
sulla santità, quale «misura alta della vita cristiana» (NMI 31).
Seguono le
rubriche: «Religiose
digitali»
a cura di Caterina Cangià; «Vedere-Leggere-Ascoltare»
sul film: «Miral» (Teresa Braccio), le «Segnalazioni»
di libri a cura di Rita Bonfrate e Emma Zordan. Un’attenzione va data al volume
indicato dal «Libro del mese»:
La
riconciliazione “sorella del Battesimo”
di Gianmarco Busca, presentato da Maria Campatelli del Centro Aletti. Conclude
il fascicolo l’Indice dell’annata 2011 e del Supplemento:
Dio seduce
ancora.
A tutti e a
ciascuno il mio augurio che esprimo con un brano dell’invocazione alla Vergine
della Conferenza Episcopale Italiana, riportata nel documento Educare alla
vita buona del Vangelo:
Maria,
Vergine del silenzio,
non permettere che davanti
alle sfide di questo tempo
la nostra esistenza sia soffocata
dalla rassegnazione e dall’impotenza.
Aiutaci a custodire l’attitudine all’ascolto,
grembo nel quale la parola diventa feconda
e ci fa comprendere
che nulla è impossibile a Dio.
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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