n. 9
settembre 2002

 

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di Biancarosa Magliano
 

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Il Magistero parla chiaro

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Alcuni esperti di vita consacrata stanno riflettendo sul come la si sta vivendo e si pongono serie domande su come immettere quel lievito o proporre quegli stimoli che aiutino a un rinnovamento fecondo, “adatto ai tempi”. Essi cercano di dare una interpretazione sulla realtà come si presenta in questo spezzone di tempo. Sostengono che “la povertà delle nostre Congregazioni è povertà di pensiero”, cioè che “è necessaria una maggior cultura…”. Sono forse affermazioni infondate? Non tanto. E noi lanciamo il sasso. Pubblichiamo l’affermazione, una affermazione che è stata espressa con sofferenza e con preoccupazione e che altri, con altri termini e in sedi diverse, hanno sostenuto. La buttiamo lì perché ognuna la accolga dandovi il valore che la propria conoscenza di fatti e di storia, di orientamenti e di scelte, suggerisce. Ognuno, guardando a se stesso, o anche al proprio Istituto, può dirsi se è vero o meno. Asseriscono, questi esperti, che esiste come un decurtamento della voglia di cultura vera, di una acquisizione sapiente, seria, continuata, perché la cultura vera non è mai definitiva, e che aiuti a far fronte con competenza alla vita e alla missione. Detto in altro modo: esiste povertà di cultura, povertà di pensiero.

Il recente documento Ripartire da Cristo offertoci con sapienza dalla CIVCSVA nello scorso mese di giugno, su questo aspetto è quasi sferzante. Usa un verbo che dice esigenza, urgenza, improrogabilità: “bisogna”. E’ un verbo che scuote il pensiero e la coscienza. Che può mettere in questione persone e Istituti; che interpella le linee formative e operative. Che può far riandare ai “gloriosi” tempi in cui i monasteri erano scuola di pensiero e di vita, anche con le loro ricchissime biblioteche.

Riportiamo il testo per intero: “Bisogna promuovere all’interno della vita consacrata un rinnovato impegno culturale (il corsivo è del documento stesso) che consenta di elevare il livello della preparazione personale e che prepari al dialogo fra mentalità contemporanea e fede, per favorire, anche attraverso proprie istituzioni accademiche, un’evangelizzazione della cultura intesa come servizio alla verità. In tale prospettiva risulta quanto mai opportuna la presenza nei mezzi di comunicazione sociale. Ogni sforzo in questo nuovo e strategico campo apostolico va incoraggiato, affinché le iniziative nel settore siano meglio coordinate e raggiungano livelli superiori di qualità ed efficacia”.

Già l’Esortazione apostolica Vita consecrata, del 1996, su questo tema era stata molto pertinente. Al n. 98 riconosce una verità storica: “Gli Istituti di vita consacrata hanno sempre avuto un grande influsso nella formazione e nella trasmissione della cultura. Ciò è avvenuto nel medioevo, quando i monasteri divennero luogo di accesso alle ricchezze culturali del passato e di elaborazione di una nuova cultura umanistica e cristiana. Ciò si è avverato ogni qualvolta la luce del Vangelo ha raggiunto nuovi popoli. Molte persone consacrate hanno promosso la cultura, e spesso hanno investigato e difeso le culture autoctone. Il bisogno di contribuire alla promozione della cultura, al dialogo tra cultura e fede, è avvertito oggi nella Chiesa in modo tutto particolare”.

Più avanti allo stesso numero scende al concreto e quasi stigmatizza: “Al di là del servizio rivolto agli altri, anche all’interno della vita consacrata c’è bisogno di rinnovato amore per l’impegno culturale, di dedizione allo studio… Diminuire l’impegno per lo studio può avere pesanti conseguenze anche sull’apostolato…”.

Tra i due testi vi è una sfumatura. Il documento recente parla di rinnovato impegno culturale. Vita consecrata di rinnovato amore per l’impegno culturale. E’ una sfumatura non da poco, e colta e assunta, potrebbe avere un impatto forte. Non basta impegnarsi per la lettura, per lo studio, per l’ampliamento del proprio e altrui bagaglio scientifico. Urge farlo con amore rinnovato, perché davvero soltanto ciò che è fatto per amore non è un peso; può essere faticoso, ma non un peso. Impegnare mesi e anni nella ricerca, nello studio, nel confronto, su autori non sempre nella propria lingua, su opere di non facile interpretazione può essere affascinante, ma anche, diciamolo pure, duro, rigoroso, impegnativo.

San Gregorio di Nissa scriveva nel suo L’ideale perfetto del cristiano: “Tre sono gli elementi che manifestano e distinguono la vita del cristiano: l’azione, la parola e il pensiero. Primo fra questi è il pensiero, al secondo posto viene la parola che dischiude e manifesta con vocaboli ciò che è stato concepito col pensiero. Dopo, in terzo luogo, si colloca l’azione, che traduce nei fatti quello che è stato pensato”. E continua più avanti esemplificando il suo ragionamento: “E che altro, dunque, dovrebbe fare colui che è stato reso degno del grande nome di Cristo, se non esplorare diligentemente ogni suo pensiero, parola e azione, e vedere se ognuno di essi tenda a Cristo, oppure se ne allontani?”.

Cosicché, se il pensiero è debole, debole ed evanescenti saranno le parole, fragili e inespressive o inconcludenti le azioni. La radice delle parole e delle azioni - sostiene san Gregorio nisseno - è il pensiero. Ogni albero che non abbia radici forti, ben affossate in terreno fertile, continuamente irrigato e fertilizzato, secca e muore.

Se la mente umana non è continuamente stimolata da letture, studi, interessi, decade e la persona può non avere più la capacità di capire, di pronunziare il proprio giudizio, di rispondere con competenza. Ambedue i documenti citati - Ripartire da Cristo e Vita consecrata - parlano chiaramente della necessità di prepararsi “al dialogo fra mentalità contemporanea e fede” e così “favorire un’evangelizzazione della cultura intesa come servizio alla verità”.

In ambedue i testi del Magistero è posto un aggettivo che può far riflettere: “rinnovato” perché è un impegno che deve durare tutta la vita, anche quando gli anni non hanno più il colore della primavera. Lo esige la nostra consacrazione, il mondo in cui siamo inserite; lo esige una sana igiene mentale.

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