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“Uno dei problemi fondamentali della vita umana è di
sapere e credere in chi si è”. Così veniva affermato in uno dei tanti
convegni il cui tema di fondo era la donna. In sintesi, si tratta di conoscere
la propria identità, ammetterla, accoglierla e viverla in pienezza. Molti sono
i volumi e forse non meno le assise a tutti i livelli, da quelle internazionali
a quelle territoriali, di partito, di categoria, raggruppamenti, associazioni,
che hanno coinvolto esperti e affrontato la tematica in una gamma vastissima di
punti di vista. La maggior parte e secondo modalità diverse sono state di
particolare rilievo qualitativo.
I primi dell’era cristiana a parlarne, sono stati gli
evangelisti. Secondo Matteo, Luca e anche Paolo Gesù ne consacra la dignità
nascendo da una donna, ne esalta la fede, la provoca in un dialogo esistenziale
(samaritana). Già risorto, le vuole testimoni della sua risurrezione. Luca
scrive: “Gesù se ne andava per le città e i villaggi, predicando e
annunciando la buona novella del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e
alcune donne…” e le nomina come in precedenza aveva elencato i nomi degli
apostoli: “Maria di Magdala… Giovanna… Susanna e molte altre che lo
assistevano con i loro beni”.
Paola Bignardi, Presidente nazionale dell’Azione
Cattolica, durante l’ultima Assemblea USMI diceva testualmente: “Una
vocazione non vale per i servizi che compie, ma per il ‘segno’ che essa è”,
altrimenti detto, per il volto che essa esprime e presenta, il volto di chi
rimanda all’uomo della strada. Ella ha pure affermato la necessità della
“testimonianza di quel genio femminile di cui parla il papa e che oggi sembra
essere diventato un obiettivo sfuocato, che non ci inquieta più di tanto…”.
Come donne consacrate siamo state chiamate e abilitate a
essere segno, icona, immagine, “volto” dell’invisibile, della bellezza e
della bontà di Dio. Sappiamo tutti che l’icona esprime figurativamente
quell’esperienza di rapporto con l’ineffabilità di Dio che svela
contemporaneamente la verità sull’uomo. L’icona perciò “non nasce nel
laboratorio dell’artista, ma nel cuore dell’uomo. Lì si costruisce
l’immagine visibile del Dio invisibile”. Parte da una tavola di legno, ma,
quando è compiuta secondo le sue leggi, esprime l’invisibile.
Ecco la nostra vocazione: costruire nel nostro intimo e
nella vita, ed essere quel segno che viene poi, comunque, espresso.
Nell’anno cinquantesimo della rivista, sorta per offrire
un servizio di animazione, di formazione ma soprattutto di comunione
all’interno della vita religiosa apostolica femminile, tentiamo di offrire
alcuni appunti, poche annotazioni come linee di riflessione e operative che
aiutino a essere l’icona dell’invisibile, a operare con quella
significatività che è nell’essenza stessa della vita consacrata.
Le sfaccettature della nostra quotidianità sono
molteplici. La vita nostra corre su diversi binari, ciascuna nel ruolo che la
storia, l’istituto, il carisma personale e istituzionale, la qualificazione le
hanno affidato; e il tutto si richiama e ha la sua fonte ultima in Dio, Signore
del tempo e della storia. Ma alcune linee hanno un fondo comune. Per questo
abbiamo interpellato persone che hanno o hanno avuto nella Chiesa o nel proprio
Istituto qualifiche e mansioni diverse. Sono, anch’esse, volti diversificati
che nell’insieme offrono l’icona di quella donna consacrata che a buon
diritto può camminare sicura nel solco di questo inizio di millennio.
Sono tutte, o quasi, “donne”. Enrica Rosanna, delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, sociologa, è stata preside della Facoltà di
Scienze dell’Educazione Auxilium, ha partecipato, invitata, al Sinodo sulla
vita consacrata e al Convegno ecclesiale di Palermo come esperta. Paola
Moschetti vive da oltre trent’anni in un eremo, ha fatto parte del
collegamento dell’Ordine delle Vergini in Italia, è autrice di libri di
spiritualità, campo in cui è particolarmente impegnata. Paola Magna, delle
suore Ausiliatrici del Purgatorio, lavora come psicologa nel Centro di
accompagnamento vocazionale e nella pastorale in un parrocchia di Milano,
collabora alla scuola pratica di accompagnamento spirituale e nel suo istituto
segue le juniores nel cammino formativo. Gabriella Tripani, è Missionaria di
Maria Immacolata, ramo femminile del PIME; attualmente è vicaria generale del
suo istituto, esperta in campo psicologico, è a conoscenza di problematiche e
possibilità di popoli del terzo mondo. Maria Marcellina Pedico, delle Serve di
Maria Riparatrici, esperta in mariologia, è docente alla Facoltà Teologica
Pontificia Marianum, direttrice della rivista Riparazione Mariana, compie
mansioni di animazione all’interno del suo Istituto. Costantina Kersbamer,
delle Suore di Carità dette di Maria Bambina, ha avuto incarichi di formazione
e di governo all’interno del suo Istituto, sparso nei cinque continenti. Maria
Giampaolo, delle Figlie della Chiesa, istituto particolarmente qualificato per
l’animazione liturgica e la catechesi, collabora in alcune riviste. Infine
Ermes M. Ronchi, dell’ordine dei Serviti, vive nel convento di san Carlo al
Corso in Milano di cui è priore e dove dirige l’ormai storico centro
culturale Corsia dei Servi. è autore di libri di spiritualità. Attualmente
offre al sabato su Avvenire spunti di riflessione sul vangelo festivo.
Così, partendo da un ragguaglio dell’attuale situazione
della vita religiosa femminile, vengono esaminati alcuni aspetti fondamentali
del nostro dover essere, come donne, amanti della bellezza e della comunione,
del servizio e della gioia; creatrici di vita e suscitatrici di dialogo; capaci
di cogliere i frammenti di bontà sparsi nella storia.
Il nostro non intende essere un discorso generico e
dispersivo, che non servirebbe a nulla. Non vogliamo ripetere teorie astratte né
essere mestieranti o manipolatori della cultura, sia pure religiosa. Il nostro
dire e il nostro scrivere partono sempre da quella Parola che è unica e verace.
Intende essere un contributo, pur modesto, per definire la configurazione e la
dinamica della propria esistenza di donna secondo lo Spirito. Il nuovo millennio
che abbiamo avuto la gioia di iniziare vedrà senz’altro uno sviluppo ancora
maggiormente carico di significanza del discorso femminile. Noi siamo chiamate a
dare il nostro apporto, pur minimo, ma - lo crediamo - necessario.
Vogliamo rileggere ancora una volta la donna con “gli
occhi dello Spirito”, per prendere sempre maggiore coscienza della nostra
identità. Vogliamo essere protagoniste della realizzazione piena delle promesse
di Dio, nella semplicità, nella fratellanza con tutti, nella mutua
collaborazione.
Oggi si parla molto di “rifondazione della vita
consacrata”. E’ l’ideale che si è proposto nell’assumere le proprie
responsabilità, all’inizio del quinquennio, l’attuale Consiglio di
Presidenza dell’USMI nazionale. Insieme vogliamo camminare su questa strada.
Rifondare la vita religiosa equivale a darle un volto nuovo: il volto nuovo
della donna consacrata nuova. Ma il cambio autentico esige radicalità, non
quantitativa, bensì qualitativa; richiede il superamento delle nostalgie del
passato e il vedere con occhi nuovi la nuova realtà e incarnarvisi dentro. La
rifondazione esige l’apertura allo Spirito che crea e ricrea, trasforma e fa
nuove tutte le cose.
Affidiamo questo lavoro a Maria, donna libera di Dio,
“Alba dei tempi nuovi, Stella del terzo millennio” - come l’ha definita il
1° gennaio Giovanni Paolo II - donna dell’accoglimento e della custodia della
Parola. La donna in cui la pienezza è diventata potenza. Donna innamorata e
perciò in ricerca e, come lei, sulla scia degli antichi padri, vogliamo sperare
contro ogni speranza, così che la nostra vita diventi un pellegrinaggio di
sapore mariano; non per rincorrere chissà quali chimere, ma perché, con mente
lucida, prima che sia troppo tardi, possiamo riedificare il nostro essere oggi
nel mondo.
Tutte, in qualche modo, abbiamo vissuto e celebrato il
Grande Giubileo. Raccogliamo con coraggio la sfida di Giovanni Paolo II:
Ripartire e Guardare lontano! Come Paolo: Protese verso il futuro…
Concretezza e canto, poesia e fatica. Oggi forse ancora più
di prima la vita deve diventare, pur nella concretezza e nella fatica, canto e
poesia.
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