 |
 |
 |
 |
«Vedendo che aveva risposto
saggiamente» è il commento dell’evangelista Marco, inserito nel versetto 34 del
capitolo 12. Verso la metà di questo capitolo è descritto il dialogo di Gesù con
uno scriba che gli domanda cosa comporti essere fedeli a Dio e alla sua legge.
Lo scriba, secondo la descrizione del
Siracide, al capitolo 39, vv. 1ss., «consacra se stesso a meditare la legge
dell’Altissimo. Ricerca la sapienza degli antichi e si occupa delle profezie.
Conserva i detti degli uomini famosi e penetra la complessità delle parabole…
Gli sta a cuore alzarsi presto per il Signore che l’ha fatto… E’ disposto a
offrire consigli e conoscenza e riflette sulle cose nascoste già apprese…
Manifesta la dottrina imparata con lo studio… ». Questo e altro nei versetti che
tessono ‘l’elogio dello scriba’. Il saggio è un autentico maestro di vita. Non è
poco.
Nel vangelo secondo Marco troviamo uno scriba
di fronte a un Maestro, al Maestro. Il primo, uno dei tanti che nel popolo
ebraico hanno approfondito le leggi e le profezie; posseggono un buon patrimonio
culturale. Un laureato, come tanti. Il secondo è il Maestro, l’unico Maestro; un
Maestro che non ha rivali né ora né potrà averli mai. Un Maestro che ha definito
se stesso come la Via e la Verità e la Vita di ogni uomo e di ogni donna. Quindi
un Maestro capace di assumere, assorbire tutte le “esigenze” di tutti e di
tutte, e di rispondervi in pienezza, senza il benché minimo cedimento o spazio
vuoto.
Ma la saggezza non si compra; né la si trova
per strada. La saggezza è una conquista e le conquiste sono tutte frutto di
impegno e di sforzo.
La saggezza, infatti, non è un fatto
puramente intellettuale, ma piuttosto un impegno personale che ingloba la vita,
il pensiero, le parole, le azioni. E' inoltre una qualità di relazione che rende
la persona riflessiva, prudente, rispettosa, modesta verso le sorelle e i
fratelli. In questo stile di relazione essa diventa fonte, causa, principio,
opportunità di saggezza per gli altri. Perché alla saggezza si accompagnano
altre qualità: avvedutezza, perspicacia, prudenza, solerzia, laboriosità.
Secondo la Bibbia la saggezza è frutto di umiltà. La saggezza si combacia con
l'umiltà. «La saggezza è presso gli umili» è scritto nel libro dei Proverbi.
'Stare presso' è 'abitare in casa di...'. In altre parole: la saggezza abita nel
cuore di chi sa essere vero, modesto, semplice. La saggezza si esprime nelle
parole, come lo scriba del Vangelo di Marco. A Giuditta, Ozia risponde: «Tutto
ciò che hai detto, l'hai proferito con cuore retto e nessuno può contraddire le
tue parole. Perché non da oggi è palese la tua sapienza, ma dall'inizio dei tuoi
giorni il popolo riconosce la tua prudenza». Si esprime negli atteggiamenti:
«Comportatevi saggiamente con gli estranei» scrive Paolo ai cristiani di Efeso.
In un mondo, il nostro, in cui esiste una
forte crisi non causata da mancanza di beni materiali, ma da penuria di amore
vero e di senso ultimo della vita; in cui la gente non è carente di beni di cui
vivere, ma del perché vivere, il bisogno di persone cariche di saggezza è più
che mai necessario; è impellente. Come scrivevamo nel mese di aprile la gente ha
bisogno, anche, di incontrare comunità che siano “centri di irradiazione
culturale”. Viviamo in un villaggio globale in cui il pragmatismo ha quasi la
supremazia, in cui “l’influenza e l’incisività della politica – come ha scritto
Ernesto Galli della Loggia su Avvenire del 30 aprile scorso – mostra un calo
vistoso”, ma dove il desiderio e l’esigenza di partecipazione è altrettanto
forte. Il nostro è pertanto un tempo in cui si rende urgente il recupero della
vera sapienza, della saggezza. Di fronte alla frammentazione del pensiero e
delle coscienze urge porsi in controtendenza come persone dal pensiero forte,
robusto, aperto, chiaro, illuminato e illuminante. La debolezza del pensiero
attuale, o addirittura la carenza di pensiero, il soggettivismo, il relativismo
etico, reclamano intelligenze forti, lucide, il che non è di nostra competenza,
è dono; ma, e questo dipende da noi, soprattutto menti cariche di sapienza
acquisita nella lettura di opere importanti, nello studio, nel confronto, nella
riflessione, nella contemplazione.
La complessità delle questioni poste dal
progresso tecnico non possono lasciarci indifferenti. Tutto deve interessarci e
coinvolgerci, perché il mandato della evangelizzazione che ci è stato affidato
non ha confini né di popoli, né di argomenti. Parlare di tutto, sosteneva il
recente beato Giacomo Alberione, ma ‘di tutto parlare cristianamente’. Dobbiamo
essere all’altezza di occupare spazi culturali, vuoti, insignificanti. E se non
siamo pronti, se non siamo all’altezza, potranno dire di noi che abbiamo parlato
saggiamente?
E’, o può essere, un interrogativo
inquietante, che può non lasciarci dormire sonni tranquilli.
Quando, secondo gli Atti degli Apostoli, i
Dodici convocano il popolo per dirimere la questione della trascuratezza nei
confronti delle vedove, invitano gli ellenisti a cercare tra di loro «sette
uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza». E’ tutto
detto: si trattava di servire i poveri; dovevano essere addetti alla
«distribuzione quotidiana». Ma tutto doveva essere compiuto nella luce dello
Spirito e con saggezza.
* * *
E ora, carissime sorelle e fratelli, lettrici
e lettori di Consacrazione e Servizio, è tempo per me di passare il
testimone. Dal n. 9/settembre 2003, dopo 12 anni, la mia firma non ci sarà più.
Vi sono intensamente grata. Senza di voi a
che sarebbe servito il nostro lavoro, la nostra ricerca qui in redazione?
Sono profondamente grata ad ognuno/a del
Consiglio di redazione: M. Viviana Ballarin, (M. M. Pia Mariacher prima), p.
Bruno Secondin, sr. Fernanda Barbiero, sr. M. Pia Giudici, sr. M. Marcellina
Pedico, sr. Gabriella Tripani, che per anni con fedeltà ammirevole, con capacità
eccezionale, con stile di fraternità e libero, hanno offerto il loro apporto
alto, competente, disinteressato.
Sono profondamente grata a sr. Sandra Grossi,
sr. Teresa Costa, a sr. Paola Silvestri, alla sig.ra Loredana Bilancioni, che
con una presenza a volte continuativa e altre a intermittenza, hanno prestato la
loro collaborazione in servizi vari di segreteria e di amministrazione.
Sono grata ai signori de Il Centro Stampa –
Renato ed Emanuele De Rosa, Aldo Faina - per il loro impegno nel rispondere con
tempestività alle nostre richieste; al signor Walter Majorano per la precisione
nella spedizione.
Ringrazio il Consiglio di Presidenza
dell’USMI nazionale per la stima e la fiducia dimostratemi in varie opportunità.
A sr Tiziana De Rosa, anch’ella Figlia di san
Paolo, che dal numero 9/settembre 2003 gestirà la direzione della rivista, il
mio augurio cordiale e fraterno di impostare una rivista a cinque stelle! Con
essa, consacrate e consacrati abbiano una parola sicura, illuminante e aperta
nella fedeltà alla Parola, all’uomo, alla storia. Sia la Rivista, che è la
rivista dell’USMI, la risposta alle molte domande e inquietudini della vita
religiosa in ogni oggi di questo nostro tempo.
Auguri, Tiziana!
 |