n. 6
giugno 2003

 

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di Biancarosa Magliano
 

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«Vedendo che aveva risposto saggiamente»  è il commento dell’evangelista Marco, inserito nel versetto 34 del capitolo 12. Verso la metà di questo capitolo è descritto il dialogo di Gesù con uno scriba che gli domanda cosa comporti essere fedeli a Dio e alla sua legge.

Lo scriba, secondo la descrizione del Siracide, al capitolo 39, vv. 1ss., «consacra se stesso a meditare la legge dell’Altissimo. Ricerca la sapienza degli antichi e si occupa delle profezie. Conserva i detti degli uomini famosi e penetra la complessità delle parabole… Gli sta a cuore alzarsi presto per il Signore che l’ha fatto… E’ disposto a offrire consigli e conoscenza e riflette sulle cose nascoste già apprese… Manifesta la dottrina imparata con lo studio… ». Questo e altro nei versetti che tessono ‘l’elogio dello scriba’. Il saggio è un autentico maestro di vita. Non è poco.

Nel vangelo secondo Marco troviamo uno scriba di fronte a un Maestro, al Maestro. Il primo, uno dei tanti che nel popolo ebraico hanno approfondito le leggi e le profezie; posseggono un buon patrimonio culturale. Un laureato, come tanti. Il secondo è il Maestro, l’unico Maestro; un Maestro che non ha rivali né ora né potrà averli mai. Un Maestro che ha definito se stesso come la Via e la Verità e la Vita di ogni uomo e di ogni donna. Quindi un Maestro capace di assumere, assorbire tutte le “esigenze” di tutti e di tutte, e di rispondervi in pienezza, senza il benché minimo cedimento o spazio vuoto.

Ma la saggezza non si compra; né la si trova per strada. La saggezza è una conquista e le conquiste sono tutte frutto di impegno e di sforzo.

La saggezza, infatti, non è un fatto puramente intellettuale, ma piuttosto un impegno personale che ingloba la vita, il pensiero, le parole, le azioni. E' inoltre una qualità di relazione che rende la persona riflessiva, prudente, rispettosa, modesta verso le sorelle e i fratelli. In questo stile di relazione essa diventa fonte, causa, principio, opportunità di saggezza per gli altri. Perché alla saggezza si accompagnano altre qualità: avvedutezza, perspicacia, prudenza, solerzia, laboriosità. Secondo la Bibbia la saggezza è frutto di umiltà. La saggezza si combacia con l'umiltà. «La saggezza è presso gli umili» è scritto nel libro dei Proverbi. 'Stare presso' è 'abitare in casa di...'. In altre parole: la saggezza abita nel cuore di chi sa essere vero, modesto, semplice. La saggezza si esprime nelle parole, come lo scriba del Vangelo di Marco. A Giuditta, Ozia risponde: «Tutto ciò che hai detto, l'hai proferito con cuore retto e nessuno può contraddire le tue parole. Perché non da oggi è palese la tua sapienza, ma dall'inizio dei tuoi giorni il popolo riconosce la tua prudenza». Si esprime negli atteggiamenti: «Comportatevi saggiamente con gli estranei» scrive Paolo ai cristiani di Efeso.

 

In un mondo, il nostro, in cui esiste una forte crisi non causata da mancanza di beni materiali, ma da penuria di amore vero e di senso ultimo della vita; in cui la gente non è carente di beni di cui vivere, ma del perché vivere, il bisogno di persone cariche di saggezza è più che mai necessario; è impellente. Come scrivevamo nel mese di aprile la gente ha bisogno, anche, di incontrare comunità che siano “centri di irradiazione culturale”. Viviamo in un villaggio globale in cui il pragmatismo ha quasi la supremazia, in cui “l’influenza e l’incisività della politica – come ha scritto Ernesto Galli della Loggia su Avvenire del 30 aprile scorso – mostra un calo vistoso”, ma dove il desiderio e l’esigenza di partecipazione è altrettanto forte. Il nostro è pertanto un tempo in cui si rende urgente il recupero della vera sapienza, della saggezza. Di fronte alla frammentazione del pensiero e delle coscienze urge porsi in controtendenza come persone dal pensiero forte, robusto, aperto, chiaro, illuminato e illuminante. La debolezza del pensiero attuale, o addirittura la carenza di pensiero, il soggettivismo, il relativismo etico, reclamano intelligenze forti, lucide, il che non è di nostra competenza, è dono; ma, e questo dipende da noi, soprattutto menti cariche di sapienza acquisita nella lettura di opere importanti, nello studio, nel confronto, nella riflessione, nella contemplazione.

La complessità delle questioni poste dal progresso tecnico non possono lasciarci indifferenti. Tutto deve interessarci e coinvolgerci, perché il mandato della evangelizzazione che ci è stato affidato non ha confini né di popoli, né di argomenti. Parlare di tutto, sosteneva il recente beato Giacomo Alberione, ma ‘di tutto parlare cristianamente’. Dobbiamo essere all’altezza di occupare spazi culturali, vuoti, insignificanti. E se non siamo pronti, se non siamo all’altezza, potranno dire di noi che abbiamo parlato saggiamente?

E’, o può essere, un interrogativo inquietante, che può non lasciarci dormire sonni tranquilli.

Quando, secondo gli Atti degli Apostoli, i Dodici convocano il popolo per dirimere la questione della trascuratezza nei confronti delle vedove, invitano gli ellenisti a cercare tra di loro «sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza». E’ tutto detto: si trattava di servire i poveri; dovevano essere addetti alla «distribuzione quotidiana». Ma tutto doveva essere compiuto nella luce dello Spirito e con saggezza.

 

* * *

 

E ora, carissime sorelle e fratelli, lettrici e lettori di Consacrazione e Servizio, è tempo per me di passare il testimone. Dal n. 9/settembre 2003, dopo 12 anni, la mia firma non ci sarà più.

Vi sono intensamente grata. Senza di voi a che sarebbe servito il nostro lavoro, la nostra ricerca qui in redazione?

Sono profondamente grata ad ognuno/a del Consiglio di redazione: M. Viviana Ballarin, (M. M. Pia Mariacher prima), p. Bruno Secondin, sr. Fernanda Barbiero, sr. M. Pia Giudici, sr. M. Marcellina Pedico, sr. Gabriella Tripani, che per anni con fedeltà ammirevole, con capacità eccezionale, con stile di fraternità e libero, hanno offerto il loro apporto alto, competente, disinteressato.

Sono profondamente grata a sr. Sandra Grossi, sr. Teresa Costa, a sr. Paola Silvestri, alla sig.ra Loredana Bilancioni, che con una presenza a volte continuativa e altre a intermittenza, hanno prestato la loro collaborazione in servizi vari di segreteria e di amministrazione.

Sono grata ai signori de Il Centro Stampa – Renato ed Emanuele De Rosa, Aldo Faina - per il loro impegno nel rispondere con tempestività alle nostre richieste; al signor Walter Majorano per la precisione nella spedizione.

Ringrazio il Consiglio di Presidenza dell’USMI nazionale per la stima e la fiducia dimostratemi in varie opportunità.

A sr Tiziana De Rosa, anch’ella Figlia di san Paolo, che dal numero 9/settembre 2003 gestirà la direzione della rivista, il mio augurio cordiale e fraterno di impostare una rivista a cinque stelle! Con essa, consacrate e consacrati abbiano una parola sicura, illuminante e aperta nella fedeltà alla Parola, all’uomo, alla storia. Sia la Rivista, che è la rivista dell’USMI, la risposta alle molte domande e inquietudini della vita religiosa in ogni oggi di questo nostro tempo.

Auguri, Tiziana!

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