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L’uomo, oggi, pur vivendo rapporti interpersonali a distanza planetaria,
sembra aver paura dell’intimità. Spesso dimostra di voler sfuggire dalla
propria solitudine o dall’intimità con l’altro, occupando tutte le ore
con molteplici impegni. Il non contatto con se stesso lo porta a non
essere intimo né con sé, né con gli altri.
Essere intimo, infatti, è dedicarsi del tempo, per godersi la solitudine
e rimanere in relazione con l’altro, al di là della reciprocità; è
scoprirsi parte dell’armonia del creato custodito nel grembo trinitario.
L’essere intimo è l’arte che insegna all’uomo a divenire contemplativo,
a partire dalla consapevolezza di sé creato a immagine e somiglianza di
Dio.
Penetrare nella propria vita, è tuffarsi, infatti, nell’esperienza della
contemplazione, dove l’uomo s’immerge continuamente in Dio, autore della
bellezza, il quale disegna e dà forma all’universo.
Contemplare, quindi, è…
-
muoversi in Dio, che chiama per
nome(cf Is 43,1) ogni creatura così preziosa ai suoi occhi (cf Is
43,4);
-
toccare la radice dell’umanità, la
fonte della vita, per rendere visibile, con il proprio esserci, il
volto di Dio;
-
semplicemente esserci;
-
viversi nell’universo, cogliendo la
propria unicità;
-
penetrare l’esistenza nel qui e ora
e trovare Dio;
-
immergersi costantemente nella
profondità esistenziale per sentire la vita di Dio che pulsa;
-
liberare i palpiti della vita
nell’attimo presente;
-
comporre armonicamente i sentimenti
gradevoli e non e vivere in atteggiamento di ascolto;
-
rimanere in relazione con l’altro,
anche quando si è allontanato, solo in nome della forza dell’amore,
come insegna Gesù;
-
sentire Dio presente in ogni
creatura;
-
immergersi nella natura per
respirare Dio;
-
lodare Dio solo con il proprio
essere in pienezza.
Contemplare è espandersi con Dio nello spiegamento della vita dal
granello di sabbia fino ai confini del mondo…
Mi vedo al tramonto lungo la riva del mare, mi fermo mentre mi sento
attratta dall’infinito. Il moto dei sentimenti si lascia placare dal
flusso e riflusso delle onde del mare che lambiscono con pudore la
spiaggia.
Guardo le bollicine d’acqua appena formate: sembra che, per una naturale
predisposizione, liberano l’aria poco prima catturata, proprio come la
pace dell’ora permette al mio cuore di sciogliere le energie nascoste
nel più profondo di me stessa.
Lo sguardo talvolta rivolto verso l’infinito sembra voler cogliere i
segreti degli uomini, affidati al mare… unicamente per il desiderio
profondo di rimanere sempre in relazione con l’altro, con il volto
dell’altro (Lévinas), unica impronta visibile di Dio.
Benché l’orizzonte mi appare così lontano, mi sembra di toccarlo. Il
sentirmi totalmente a contatto con me stessa, con la radice della mia
esistenza, mi immette nel circuito dell’infinito, dell’amore.
Il sole spiega i suoi raggi che avvolgono tutta la terra… mi riscaldano
il cuore. Sento il tepore del loro calore sulla pelle, la gioia del mio
esserci. Il suo penetrare timido, costante nella mia corporeità consente
al mio intimo di sgomitolarsi, di affidarsi, di arrendersi alla forza
dell’amore.
Una stella appare nel cielo proprio mentre il sole spennella di rosso
l’ultimo lembo della terra. Sola, silenziosa al suo posto, la flebile
luce iniziale, indisturbata, sembra spegnere il calore del fuoco solare
che scalda la vita.
Per un attimo, quando perdo il contatto con me stessa, mi sento
smarrita. La solitudine allora mi avvolge, mi stringe, mi rimbalza, mi
schiaccia, mi arrotola, mi dipana, mi sgretola, mi avvince, mi
disorienta, mi annebbia, mi rinchiude, mi sbalza, mi spinge, mi
interroga, mi svuota. Ed ancora: mi riempie, mi fascia, mi custodisce,
mi accorda, mi immerge, mi libera… mi fa planare sospinta dalla
carezzevole brezza marina, con il tempo dei passi di danza che i
gabbiani disegnano nel cielo, mentre, con eleganza, sembrano tuffarsi
nel silenzio del tramonto.
Lo splash dell’acqua, appena percepito, sembra armonizzare e fondere con
la bellezza della natura i palpiti del mio cuore. Sento di essere un
tutt’uno con il sole, con il mare, con le stelle, con l’orizzonte, con
l’altro, con l’infinito…con Dio.
Il silenzio impalpabile, non definito, ma vivo, mi porta a scoprire la
gioia della mia esistenza, sento scorrere nella mia vita il soffio di
Dio. Mi porta a scoprire l’amore, a immergermi nell’amore, a sentire
l’amore, a godere della mia intimità, proprio quel silenzio che mi fa
vivere e toccare l’infinito nel frammento e mi riporta a risignificare
l’esistenza con un solo atto d’amore.
…E Dio mi guarda ed è felice, perché godo del dono della vita e già nel
mio sì all’esistenza, vissuta, in ogni attimo, in profondità, contemplo
Dio.
Sr. Diana Papa
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