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La riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II e proseguita dal magistero postconciliare ha incoraggiato anche
un’opera di rinnovamento di tante espressioni di pietà mariana. Alla
luce delle linee-guida dell’esortazione apostolica Marialis cultus
(2 febbraio 1974) di Paolo VI si è intrapresa un’azione di sapiente
restauro e di promozione creatrice delle forme di pietà mariana, cui non
potevano essere escluse le litanie mariane.
Di
fatto, percorrendo riviste cattoliche, bollettini di santuari mariani,
testi di preghiere, non è difficile imbattersi in proposte di forme
litaniche che, ricavate da fonti antiche e nuove, hanno notevolmente
allargato le invocazioni fiduciose alla beata Vergine. Il volume
intitolato Suppliche litaniche a Santa Maria, pubblicato
nel 1988 dalla Commissione Liturgica Internazionale dell’Ordine dei
Servi di Maria, raccoglie ben dodici formulari, tra antiche e nuove
composizioni. Nel testo figurano le «Litanie di Santa Maria della
Speranza», sulle quali ci soffermeremo.
1. Le litanie ritornano ad essere
un pio esercizio a sé stante
È
noto che le litanie mariane sono una forma di preghiera semplice e
facile, che armonizza espressioni di lode e di supplica in un dialogo
essenziale e fiducioso tra l’orante e la Vergine Madre. Da quando Leone
XIII (+ 1903) ha prescritto di concludere il Rosario con il canto delle
litanie lauretane è invalsa la consuetudine presso il popolo cristiano
di pregarle o di cantarle dopo la recita del pio esercizio. Oggi,
tuttavia, l’orientamento ecclesiale tende a far ritornare questo pio
esercizio una preghiera a sé stante.
La
Congregazione per il culto divino nella Lettera circolare
Orientamenti e proposte per la celebrazione dell’Anno mariano
(3 aprile 1987) lo dice chiaramente quando tratta sulle «Litanie
della Vergine», consigliando che il loro canto costituisca la
parte centrale del pio esercizio (cf n.63). La stessa Congregazione
ribadisce l’invito nel Direttorio su pietà popolare e liturgia da
poco pubblicato (maggio 2002). «In realtà le litanie - vi si afferma -
sono un atto cultuale a sé stante: esse possono costituire l’elemento
portante di un omaggio alla Vergine, essere un canto processionale, far
parte di una celebrazione della Parola o di altre strutture cultuali»
(n. 203).
Rimandando agli studi specifici sulla complessa storia delle litanie
mariane1,
fermiamo qui la nostra attenzione sulle caratteristiche e sugli
orientamenti teologico-spirituali del formulario «Litanie di Santa
Maria della Speranza».2
Si tratta di una composizione nuova, che esprime la fede e l’amore del
popolo latino-americano verso la Vergine di Guadalupe, la dolce e cara «Morenita»,
come viene affettuosamente chiamata dai messicani. Gia fin d’ora
possiamo dire che esse aprono orizzonti di speranza per coloro che
soffrono nel corpo e nello spirito e per il nostro mondo sofferente e
angosciato.
2. Il formulario ispirato al
documento di Puebla
Il
formulario: «Litanie di santa Maria della Speranza» rimanda al documento
conclusivo della III Conferenza Generale dell’episcopato
Latinoamericano, svoltasi a Puebla de los Angeles (Messico) dal 27
gennaio al 23 febbraio 1979. Convocata da Paolo VI, essa viene
confermata dal suo successore Giovanni Paolo I e portata a termine da
Giovanni Paolo II. Il processo di preparazione della Conferenza appare
caratterizzato riguardo alla Madre di Dio dalla necessità di un
rinnovamento mariano teologicamente e pastoralmente in accordo con il
Vaticano II, con la Marialis cultus, con la ricerca biblico-teologica,
con la liturgia attuale e con le situazioni concrete dell’America
Latina.
Il
documento conclusivo, denominato «Documento di Puebla», risulta
articolato in quattro parti, si fonda sull’esortazione apostolica
Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975) di Paolo VI e svolge il tema:
«L’evangelizzazione nel presente e nel futuro dell’America Latina». Nel
contesto di questo argomento, l’attenzione esplicita alla figura di
Maria trova spazio nella sezione dei nn. 282-303, (21 numeri dei 3010 di
cui si compone il documento), le cui fonti principali sono il capitolo
VIII della Lumen gentium, la Marialis cultus di Paolo VI e
i discorsi di Giovanni Paolo II in occasione della sua prima visita in
Messico nel 1979.
Senza la pretesa di elaborare una teologia mariana completa, Puebla
offre piuttosto un insegnamento mariologico di carattere pastorale, i
cui aspetti peculiari ruotano attorno a quattro temi: Maria e la cultura
latino-americana; Maria e l’evangelizzazione; Maria e la donna in
America Latina; Maria e la liberazione sociale del continente.
L’impostazione mariologica di Puebla risulta in stretto rapporto con la
Chiesa, sia per il vincolo che si stabilisce tra la parte ecclesiologica
del documento e la sezione mariologica, sia per i contenuti espressi nel
documento. La Vergine è presentata nella sua missione evangelizzatrice
di madre e di modello della Chiesa dell’America Latina. Come nella
storia passata Maria risultava legata al processo dell’evangelizzazione,
anche adesso vi è unita come madre, educatrice e avvocata. Oltre a
questa missione, Maria svolge pure una funzione di modello riguardo alla
Chiesa latino-americana, per il suo legame con Cristo, per i suoi
atteggiamenti di credente (fedeltà, affidamento totale, fede, specchio
dei poveri di Jhwh...), e per il suo stile di servizio (serva del
Signore, donna attenta alle reali necessità, donna forte che conosce
povertà e sofferenza, fuga ed esilio). Per tutto questo Puebla fa sua
l’espressione dell’Evangelii nuntiandi (n. 82), dando a Maria il titolo
di «stella dell’evangelizzazione sempre rinnovata».
Con
l’evidenziare il piano di Dio sulla realtà dell’America Latina, Puebla
riconosce a Maria una parte integrante dell’attuazione di quel disegno
salvifico. I vescovi ricordano al riguardo che tra queste popolazioni
«il Vangelo è stato annunciato presentando la Vergine come la sua più
alta realizzazione» e che «sin dalle origini - nella sua apparizione di
Guadalupe e sotto questa invocazione - Maria è stata il grande segno,
dal volto materno e misericordioso, della vicinanza del Padre e di
Cristo, con i quali invita a entrare in comunione» (DP 282). La Chiesa
latinoamericana - afferma il documento - è chiamata a rivolgersi a Maria
perché il Vangelo diventi maggiormente «carne e cuore dell’America
Latina» (DP 303).
3. Supplica litanica in lode di
«Santa Maria della Speranza»
Il
formulario, tratto dal volume sopra richiamato, si presenta in questi
termini:
Signore, pietà
Signore, pietà
Cristo, pietà
Cristo, pietà
Signore, pietà
Signore, pietà
Santa Maria della speranza prega per noi
Santa Maria del cammino prega per noi
Santa Maria della luce
prega per noi
Pienezza d’Israele
prega per noi
Profezia dei tempi nuovi prega per noi
Aurora del mondo nuovo prega per noi
Madre di Dio prega per noi
Madre del Messia liberatore prega per noi
Madre dei redenti
prega per noi
Madre di tutte le genti prega per noi
Santa Maria della
speranza
illumina il nostro cammino
Vergine del silenzio
prega per noi
Vergine dell’ascolto
prega per noi
Vergine del canto
prega per noi
Serva del Signore
prega per noi
Serva della Parola
prega per noi
Serva della redenzione prega per noi
Serva del regno
prega per noi
Santa Maria della
speranza
illumina il nostro cammino
Discepola di Cristo
prega per noi
Testimone del Vangelo prega per noi
Sorella degli uomini
prega per noi
Inizio della Chiesa
prega per noi
Madre della Chiesa
prega per noi
Modello della Chiesa
prega per noi
Immagine della Chiesa prega per noi
Santa Maria della
speranza
illumina il nostro cammino
Maria, benedetta fra le donne prega per noi
Maria, dignità della donna prega per noi
Maria, grandezza della donna prega per noi
Donna fedele nell’attesa prega per noi
Donna fedele nell’impegno prega per noi
Donna fedele nella sequela prega per noi
Donna fedele presso la Croce prega per noi
Santa
Maria della speranza
illumina il nostro cammino
Primizia della Pasqua prega per noi
Splendore della Pentecoste prega per noi
Stella dell’evangelizzazione prega per noi
Presenza luminosa
prega per noi
Presenza orante
prega per noi
Presenza accogliente
prega per noi
Presenza operante
prega per noi
Santa Maria della
speranza
illumina il nostro cammino
Speranza dei poveri
prega per noi
Fiducia degli umili
prega per noi
Sostegno degli emarginati prega per
noi
Sollievo degli oppressi prega
per noi
Difesa degli innocenti
prega per noi
Coraggio dei perseguitati prega per
noi
Conforto degli esuli
prega per noi
Santa Maria della
speranza
illumina il nostro cammino
Voce di libertà
prega per noi
Voce di comunione
prega per noi
Voce di pace
prega per noi
Segno del volto materno
di Dio prega per noi
Segno della vicinanza del Padre prega per noi
Segno della misericordia del Figlio prega per noi
Segno della fecondità dello Spirito prega per
noi
Santa Maria
della speranza
illumina il nostro cammino
Cristo, Signore della storia
abbi pietà di noi
Cristo, Salvatore dell’uomo
abbi pietà di noi
Cristo, speranza del creato abbi
pietà di noi3.
4. Elementi strutturali e valori
spirituali delle litanie di Puebla
Le «Litanie
di Santa Maria della Speranza» rendono in termini di preghiera la
ricchezza dottrinale del documento di Puebla dei vescovi dell’America
Latina. Non tutti i contenuti, ovviamente, sono presenti nel formulario,
perché lo spazio di cinquantadue invocazioni non consente di
racchiuderne i molteplici insegnamenti. E, d’altra parte, non ogni
formulazione dottrinale si presta a essere trasformata in «invocazione
litanica», che richiede una forma espressiva breve, incisiva, aperta
alla lode-supplica.
A una
prima lettura delle «Litanie di Santa Maria della Speranza» emerge
immediatamente che alcune invocazioni sono comuni ad altri formulari,
come i titoli di Madre di Dio, Madre della Chiesa, Serva del Signore...
e altre invocazioni invece riflettono la sensibilità socio-culturale del
continente latinoamericano, come gli appellativi di Madre del Messia
liberatore, Maria dignità della donna, Speranza dei poveri, Segno del
volto materno di Dio, Stella dell’evangelizzazione...
La
presenza di elementi comuni deriva dal fatto che la nostra fede è
universale e quindi trova facilmente espressioni identiche e valide in
America Latina e nell’America del Nord, in Europa e dappertutto. La
presenza di queste invocazioni comuni è salutare: esse, trasmettendo
l’immagine evangelica ed ecclesiale di Maria, consentono di ritenere il
formulario come proprio, di sentirlo familiare e quindi di essere
accettato da tutti. La presenza di elementi caratterizzanti l’esperienza
e la vita del popolo latinoamericano dona invece ad esso il suo
peculiare colore, la sua nota distintiva e, in ultima analisi, la sua
ragione di essere.
Il
formulario, come si è accennato, consta di 52 invocazioni alla Vergine.
Dal punto di vista strutturale appare suddiviso in modo armonico: una
«terzina introduttiva», sette «unità tematiche», una «antifona litanica»,
una «terzina conclusiva».
La
«terzina introduttiva» comprende tre invocazioni che propongono
altrettanti titoli mariani molto sentiti in America Latina e aventi un
senso dinamico: «Santa Maria della speranza», «Santa Maria del cammino»,
«Santa Maria della luce». I tre elementi: speranza, cammino, luce
ritornano, sviluppati, qua e là, nelle «unità tematiche» e ricompaiono
nell’«antifona litanica»: «Santa Maria della speranza / illumina il
nostro cammino». Questo ritornello conclude ogni «unità tematica» e
ribadisce il tema dominante del formulario, come vedremo.
Ognuna delle sette «unità tematiche» è composta da sette invocazioni
alla Vergine le quali sono raggruppate secondo un’idea o disposte
attorno ad alcune parole-chiave: madre, vergine, serva, donna, presenza,
voce, segno. Le «unità tematiche» si susseguono secondo una progressione
che, se pure non con rigore assoluto, rispecchia lo svolgimento della
storia della salvezza e la missione della Vergine nella vita della
Chiesa:
-
la
prima delle unità tematiche considera la Vergine come «pienezza
di Israele» e «aurora del mondo nuovo», nonché il suo ruolo essenziale
di «madre di Dio» e di «madre di tutte le genti»;
-
la
seconda guarda Maria nella sua condizione di Vergine e di Serva. La
qualifica di Vergine è accompagnata da tre termini: silenzio, ascolto,
canto, che indicano altrettanti atteggiamenti tipici di Maria; la
qualifica di Serva è seguita da quattro specificazioni che dicono di
chi Maria è al servizio: è «Serva del Signore», «Serva della Parola»,
«Serva della redenzione», «Serva del Regno»;
-
la
terza considera il rapporto di Maria con Cristo, di cui è
discepola, e con la Chiesa, di cui è madre, modello e immagine;
-
la
quarta presenta la Vergine nella dimensione antropologica: è la
donna fedele nella quale la dignità della donna è esaltata;
-
la
quinta mette in luce la missione di Maria in rapporto allo
sviluppo dell’evangelizzazione e la sua presenza orante e operante
nella vita della Chiesa;
-
la
sesta ripropone l’antica immagine della Vergine «Consolatrice
degli afflitti» in un contesto attuale (poveri, umili, emarginati,
oppressi, innocenti, esuli, perseguitati);
-
la
settima contempla santa Maria come voce ecclesiale di libertà,
di comunione, di pace, e come segno del Dio Uno e Trino: «segno della
vicinanza del Padre», «segno della misericordia del Figlio», «segno
della fecondità dello Spirito».
La
«terzina conclusiva» comprende tre invocazioni di indole cristologica
che richiamano l’incipit della litania («Signore, pietà», Cristo,
pietà», Signore, pietà»), proponendo altri titoli rivolti a Cristo,
chiamato «Signore della storia», «Salvatore dell’uomo», «Speranza del
creato».
5. Nell’antifona litanica il tema
dominante del formulario
«Santa Maria della speranza / illumina il nostro cammino». Questa
lode-supplica conclude ogni «unità tematica» del formulario «Litanie di
Santa Maria della Speranza», ribadendo per ben sette volte il tema
dominante del formulario.
«Santa Maria della speranza». Così inizia l’antifona litanica e così la
tradizione cristiana ama chiamare Maria. E a ragione. Il titolo trae
origine dall’atteggiamento spirituale caratteristico di tutta la vita
della madre di Dio, quello cioè espresso nell’invocazione: «donna fedele
nell’attesa». Come donna ebrea, Maria, «pienezza d’Israele», attende
implorante la venuta del Messia liberatore; quale madre gravida del
Verbo attende l’ora di dare alla luce Cristo, speranza dell’umanità;
quale «serva della redenzione», associata all’opera redentrice del
Figlio, attende durante oscuri e lunghi anni la sua manifestazione di
Salvatore di tutte le genti; quale «primizia della Pasqua» attende che
giunga l’ora indecifrabile della passione-glorificazione di suo Figlio,
«Signore della storia»; quale «donna fedele presso la Croce» attende,
sola, piena di fede e di speranza che il Figlio deposto nella tomba
risorga a vita nuova e immortale; quale «presenza orante» tra i
discepoli di Cristo attende con perseveranza dall’Ascensione alla
Pentecoste la venuta dello Spirito; quale «inizio e madre della Chiesa»
è modello del credente che attende l’ultima venuta di Cristo, «speranza
del creato».
Quest’atteggiamento
fiducioso della Vergine ha interessanti conseguenze nel culto: nella
liturgia ispanica l’antica memoria mariana del 18 dicembre, l’Exspectatio
partus, è nota anche come festa della «Vergine della speranza». A
Siviglia anche la celebre statua della «Macarena», che si porta in
processione nella notte del Venerdì Santo e che rappresenta la Madre
Addolorata in attesa della risurrezione del Figlio, viene chiamata
proprio con il titolo «Vergine della speranza». Quest’appellativo dato
alla Vergine, raffigurata proprio nel momento «di-sperato» della sua
esistenza, fa intuire un mistero quanto mai affascinante e profondo: la
Madre Addolorata che segue il Figlio sofferente incamminato verso la
tragica morte è la Speranza in cammino, il cui sguardo sembra rivolto
oltre la sofferenza e la morte, verso un punto indefinito, quello che
solo il Cristo «nostra speranza» (1Tm 1,1) può avere l’audacia di
indicare.
Alla
contemplazione di «Santa Maria della speranza» segue la supplica:
«illumina il nostro cammino». La richiesta dell’intercessione della
Vergine, che presuppone e si inquadra nell’unica mediazione di Cristo, è
strettamente legata alla logica del cammino.
Nella sacra Scrittura è frequente il tema del cammino. È una di quelle
esperienze che hanno forgiato il popolo di Israele caratterizzandolo
come «popolo in cammino»: da Abramo (Gn 12,4) al popolo degli Israeliti
che si mettono in cammino secondo l’ordine del Signore (cf Num 10,13), a
Maria pellegrina verso la città di Giuda, a Gesù che cammina sulle
strade della Palestina verso Gerusalemme, ai suoi discepoli che dopo la
Pentecoste si mettono in cammino per le vie del mondo, alla Chiesa,
nuovo Israele, pellegrina sulla terra.
Ogni
cammino-pellegrinaggio, mosso da una fede e animato e sorretto da una
speranza, è caratterizzato ovviamente da una meta. Ma richiede anche la
presenza di segni che ne richiamino e indichino il percorso. In questa
prospettiva acquista significato il riferimento a Maria «segno luminoso»
posto sul cammino della Chiesa. Nei momenti più bui della vita e di
grande dolore, nei quali sembra prevalere un tetro grigiore, Maria
invocata «Madre della Luce», «presenza luminosa», «splendore della
Pentecoste», illumina segretamente il cammino del credente. Anzi è la
«Speranza dei poveri, degli oppressi, degli innocenti, dei
perseguitati»: essi sanno che la Vergine li ama, li protegge, li
difende, asciuga gli occhi dalle lacrime versate su questa terra
d’esilio mentre lei li guida nel cammino verso la patria del cielo, dove
lei già vive gloriosa.
Con
la Chiesa possiamo allora pregare:
«Santa Maria della Speranza, profezia dei tempi nuovi, mantieni viva la
nostra attesa di un futuro di gioia e di pace, e accompagnaci nel nostro
difficile cammino, per magnificare con te la misericordia di Dio e
cantare senza fine la gioia della vita e la salvezza».
6. Orizzonti di speranza per chi è
nel dolore
Una
delle più gravi malattie di oggi, se non la più grave, è il tedio della
vita. La tristezza infatti allontana da Dio attraverso tortuosi
labirinti. Dio scompare allora dall’orizzonte oppure lo vi vede come
giudice implacabile, ingiusto, giustiziere, aguzzino. Quante persone
vivono questo dramma e quante non trovano nessuno che le aiuti a
ricuperare la speranza, anche perché sono convinte che nessuno si trovi
in una situazione come la loro, nessuno viva i loro drammi e sia perciò
in grado di aiutarli.
Ma
qualunque obiezione non regge di fronte alla vita di Maria, che amiamo
chiamare «Santa Maria della Speranza». Siamo chiamati a invocarla più
spesso nella nostra realtà di ogni giorno: incomprensioni, umiliazioni,
ingiustizie, emarginazioni, malattie, dolori fanno di lei il conforto
dei disperati e la speranza di coloro che ne sono privi. L’invocarla
sovente può far ricuperare il senso della vita e superarne il tedio,
infondendo nuova fiducia. Maria dilata gli orizzonti della nostra oscura
storia umana, facendoci comprendere che non è semplice storia di poveri
uomini e donne, spesso oggetto di cronaca sui giornali, ma è storia
sacra, storia di un Padre che in Cristo, suo Figlio e nostra unica
speranza, si è incarnato, morto e risorto per la nostra salvezza. Maria
aiuta a comprendere che gli orizzonti di Dio sono i cieli e l’eternità.
Volgere lo sguardo a colei che ha saputo stare presso la croce sperando
contro ogni speranza e imparare a invocarla come Santa Maria della
Speranza, significa che sono vere anche per noi le parole della sacra
Scrittura: «Ma le misericordie del Signore non sono finite: in lui
voglio sperare» (cf Lam 3,1-29). Significa anche sentirla nostra
compagna di viaggio in ogni vicenda gioiosa o triste del nostro cammino,
come si esprime Giovanni Paolo II in una delle sue innumerovoli
preghiere: «Alla luce della tua tenerezza di Madre / affidiamo le
lacrime, i sospiri / e le speranze dei malati. / Sulle loro ferite
scenda benefico / il balsamo della consolazione e della speranza. /
Unito a quello di Gesù, il loro dolore si trasformi in strumento di
redenzione».
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