Ciò
che accomuna i giovani oggi, secondo Castells, autore del volume Galassia
Internet (2002), è l’uso massiccio delle tecnologie comunicative
disponibili. La rete Internet, oltre a consentire il reperimento
sconfinato di materiali, ha dato vita ai cosiddetti "media
partecipativi" che, partendo dalla semplicissima posta elettronica,
sono diventati, con l’avvento del web 2.0, potenti mezzi per far
comunicare e per far stare insieme. Come rileva però Sherry Turkle,
sociologa del MIT (Massachusetts Institute of Technology), nel
suo ultimo libro Alone together (2011), dietro l’illusione di
una maggiore comunicazione c’è la realtà di un maggiore isolamento.
La Turkle presenta una gioventù che si potrebbe identificare con le
parole: "insieme, ma sola". Derrick de Kerkhove parla di una
terza forma della presenza umana permessa da Internet che, senza
eliminare l’individuale e il collettivo, riesce a combinare i due
"stati" nella forma che chiama del "connettivo".
Infatti, l’auspicio dei giovani, oggi, è di essere sempre connessi a
Internet. Ma non è questo il significato che De Kerkhove ha voluto dare
al termine. Essere connessi attraverso un’intelligenza connettiva
significa, per l’Autore, stabilire una connessione da persona a
persona, all’interno di una rete specifica ed è questo significato a
illuminare l’utilizzazione di Internet per la comunicazione: voler
stabilire una connessione ricca da persona a persona, magari attorno
alla Parola. Perché no?
Sedici anni fa, per il profeta del MIT, Nicholas
Negroponte, il futuro del mondo digitale sarebbe stato nelle mani di chi
lo avrebbe usato con "sapienza": "Ci sarà sempre più
gente su Internet che avrà il tempo e la saggezza per farne una rete di
conoscenza e solidarietà reciproca". Chiediamoci se è davvero
così oggi. Se il bisogno di creare legami, di fare comunità è sentito
oggi con grande urgenza, potrebbe, Internet, essere un’opportunità,
per la vita consacrata, per comunicare di più e meglio?
Dalla posta elettronica alla mailing list
Così lontano, così vicino è il titolo di un
film di Wim Wenders (1993) che illustra il servizio di posta
elettronica, chiamata anche mail o e-mail dall’inglese electronic
mail in contrapposizione alla posta tradizionale. È un servizio
Internet gestito dal protocollo "mailto", che consente di
scambiare, in un tempo brevissimo, messaggi scritti con allegati di
immagini e suoni tra computer, e quindi tra persone, anche
geograficamente lontanissime. Si tratta dell’applicazione Internet
più conosciuta in assoluto, con quasi due miliardi di utilizzatori (cf
www.internetworldstats.com) anche se per i quattordicenni viene
considerata "roba da vecchi". La modalità di accesso alla
posta è asincrona, ovvero il contenuto delle mail si legge quando le si
apre e chi le ha inviate può essere o può non essere presente sulla
rete. Il tipo di rapporto comunicativo che s’instaura con la posta
elettronica assomiglia al dialogo, per la rapidità con la quale i
messaggi vengono recapitati e per la mancanza di formalità che
accompagna la scrittura. Uno straordinario mezzo di comunicazione, la
prima vera e grande globalizzazione, che ricupera le caratteristiche
tipiche del testo scritto – costruzione intenzionale di un singolo
autore - ma è un testo spesso scritto al volo, che sollecita una
risposta altrettanto veloce, che ha il sapore del dialogo e dello
sguardo. La posta, come nella vita reale, è riservata. Viene utilizzata
moltissimo, anche dai consacrati/consacrate. Perché? Come? Con quali
ricadute positive? Avendo di mira quali finalità? Questo mezzo di
comunicazione, di uso semplicissimo, può diventare ponte per la
crescita, per il sostegno, per la costruzione e realizzazione, insieme,
di progetti per il Regno.
La mailing list è la straordinaria
opportunità di riunirsi attorno a un argomento d’interesse, da varie
parti del pianeta. Chi si abbona a una mailing list riceve sulla
propria scrivania elettronica, anche quotidianamente, le ultime novità
sui propri interessi professionali o pastorali. Altre forme di
comunicazione asincrona sono la partecipazione a un forum, spazio
virtuale nel quale si "appostano" messaggi, che permangono nel
tempo. Permette di approfondire argomenti con il contributo di varie
persone, oltre che scambiarsi idee e pareri. La chat invece è un
sistema di partecipazione sincrono, dove la comunicazione avviene in
tempo reale con la possibilità di dialogare a due o più persone. Qui i
messaggi non sono permanenti. La chat è ottima nella didattica e nella
formazione, per organizzare eventi e raccogliere adesioni.
Dalle reti sociali ai mondi virtuali
L’espressione-chiave del momento è online
social networking, ovvero reti sociali online. Costruire reti
sociali grazie a Internet si traduce in miliardi di connessioni
quotidiane fra persone che convivono con Facebook, MySpace,
Skype, Windows Messenger o con altri ambienti digitali che
radunano, fanno comunicare, creano e mantengono vive le relazioni. In
questa rete senza confini, dove troviamo i giovani consacrati?
Impegnati a promuovere una cultura di rispetto, di
dialogo, di amicizia in vista del Regno? Carichi della gioia di
testimoniare virtualmente, con le parole, l’amore di Dio, dopo averlo
testimoniato nel loro pezzetto di terra dove realmente abitano? Il
"mettersi in rete" è una modalità nuova per una pratica da
sempre esistita, quella di creare legami. Forti di questo
"bisogno" dei giovani, i giovani consacrati si stanno forse
interrogando sulla nuova chiamata all’evangelizzazione nella cultura
mediatica a partire dalla realtà giovanile? Dove stanno oggi i giovani?
Come comunicano? È possibile progettare una presenza evangelizzatrice e
vocazionale grazie alle reti sociali?
Il lasciare traccia di sé attraverso la chat,
diventa visibile a tutti quando si utilizza un blog personale o
collettivo. Tramite il blog si viene messi in contatto con persone
lontane fisicamente, ma spesso vicine alle proprie idee e ai propri
punti di vista. Con esse si condividono pensieri e riflessioni su
diverse situazioni poiché raramente i blog sono monotematici. Si può
esprimere la propria creatività liberamente, interagendo in modo
diretto con altri blogger. Grazie al blog personale i giovani
ritrovano il gusto di scrivere, di scavare i propri pensieri e
sentimenti, di esercitarsi nell’introspezione, di condividere le
proprie emozioni e riflessioni. Quanto si può discutere su un blog!
Quanto si possono affinare le tematiche religiose viste soprattutto alla
luce dell’attualità, con i commenti, con la raccolta di pareri e
testimonianze di giovani religiosi impegnati e credibili. Il web 2.0 ha
spalancato le possibilità di evangelizzazione, ne sono assolutamente
convinta, anche nei mondi virtuali.
Perché non cavalcare l’esempio di chi opera
pastoralmente nei mondi virtuali, magari in una comunità di giovani che
si raduna attorno a un gioco multigiocatori? Le comunità chiamate "gaming
communities" si stanno moltiplicando sulla Rete. Esserci –
con sapienza, ovviamente! – significa voler raggiungere quei giovani,
irraggiungibili diversamente, per offrire opportunità di dialogo e di
scambio. La facilità di contatto e la familiarità che si viene a
creare con i giovani che si trovano a far parte di una stessa comunità
in rete sono la premessa e l’invito per scambi formativi.
Impegnati a comunicare la Parola
Quante cose da dire e quante occasioni di annuncio
dell’amore di Dio con l’uso di Internet per comunicare! Da
messaggeri inviati ad annunziare ai poveri un lieto annuncio possiamo
costruire una mailing list che fa arrivare lontano il commento
alla Parola del giorno successivo, possiamo allegare una fotografia
simbolica con sopra incisa la bellezza della Parola che spiega alla
gente l’amore di Dio, che condivide pensieri di fede, certezze di
carità e desideri di speranza. La comunità è profezia evangelica
perché manifesta come persone di diversa età, mentalità, funzioni e
responsabilità. Possono vivere gioiosamente assieme, condividere gli
orientamenti più impegnativi dell’esistenza, lavorare seriamente per
la costruzione del Regno di Dio nella storia accogliendo la diversità
come ricchezza reciproca.
Viviamo oggi uno stile di vita fatto di ricerca della
dimensione relazionale. Faccio qui riferimento a quei pensatori che
hanno messo in luce la dimensione personalistica del dialogo: Mounier,
Buber e Lévinas. Mounier insiste sulla centralità della persona che è
chiamata a rispondere a un compito, che è inserita in una determinata
situazione storica e che è chiamata a realizzarsi nella propria
comunità. Buber sottolinea il ruolo dialogico della relazione fondata
sull’ascolto dell’altro. Il dialogo è il fondamento della relazione
io-tu tanto quanto del "noi" della comunità di appartenenza:
la tensione dialogica si realizza in questo caso nella comunità.
Lévinas ha introdotto i temi, tanto attuali quanto complessi, del
"volto" e dell’"altro". In termini filosofici –
ma anche formativi – questo implica il passaggio da un umanesimo dell’io
a un umanesimo dell’altro. La ricerca di relazioni profonde, ancorate
alla Parola di Dio, ci porterà a superare l’uso di Internet per una
comunicazione orientata solo al consumo e alla gratificazione personale,
ci porterà a considerare la preziosità del tempo che ci sfugge tra le
dita quando siamo in una rete sociale.
Per tutti (giovani consacrati e non più giovani,
insieme) la causa del Regno è la perla preziosa da conquistare a ogni
costo. La convergenza e l’unità della comunità (giovani consacrati e
non più giovani) sono orientate così sulla missione. Nella comunità
che ha a cuore i "piccoli" del Regno ci si confronta
facilmente sulle modalità e sulle sensibilità concrete di servizio.
Anzi, il confronto stesso è motivo di quella gioia che testimonia che
siamo di Dio, che operiamo nella sua ottica, che siamo per l’uomo e
che lo vogliamo felice. Anche utilizzando le opportunità comunicative
che Internet offre. Vogliamo essere competenti nei confronti della
tecnologia e testimoni nei confronti della fede e dell’amore di Dio.
Come si esprimeva Karl Rahner: "Occorre che ci chiediamo con
serietà e concretamente se nel nostro spirito e nel nostro cuore c’è
un po’ di spazio per la novità e il futuro".
Per saperne di più
M. CASTELLS, Galassia Internet (titolo
originale, Internet galaxy) trad. it. di Stefano Viviani,
Universale Feltrinelli, Milano, 2002.
D. DE KERKHOVE, The architecture of
intelligence, trad. it. di M. Palumbo, L’architettura dell’intelligenza,
Testo & immagine, Torino 2001.
N. NEGROPONTE, Essere digitali,
Sperling-Kupfer, Milano 1995.
S. TURKLE, Alone together. Why we
expect more from technology and less from each other, Basic Books,
New York 2011.
Caterina Cangià fma
Università LUMSA
Facoltà di Scienze della
Formazione
Via Mauro Morrone, 25 - 00139
Roma
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