n. 5
maggio 2011

 

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Il fascino di Internet

Utilizzare Internet per comunicare

Caterina Cangià

 

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Ciò che accomuna i giovani oggi, secondo Castells, autore del volume Galassia Internet (2002), è l’uso massiccio delle tecnologie comunicative disponibili. La rete Internet, oltre a consentire il reperimento sconfinato di materiali, ha dato vita ai cosiddetti "media partecipativi" che, partendo dalla semplicissima posta elettronica, sono diventati, con l’avvento del web 2.0, potenti mezzi per far comunicare e per far stare insieme. Come rileva però Sherry Turkle, sociologa del MIT (Massachusetts Institute of Technology), nel suo ultimo libro Alone together (2011), dietro l’illusione di una maggiore comunicazione c’è la realtà di un maggiore isolamento. La Turkle presenta una gioventù che si potrebbe identificare con le parole: "insieme, ma sola". Derrick de Kerkhove parla di una terza forma della presenza umana permessa da Internet che, senza eliminare l’individuale e il collettivo, riesce a combinare i due "stati" nella forma che chiama del "connettivo". Infatti, l’auspicio dei giovani, oggi, è di essere sempre connessi a Internet. Ma non è questo il significato che De Kerkhove ha voluto dare al termine. Essere connessi attraverso un’intelligenza connettiva significa, per l’Autore, stabilire una connessione da persona a persona, all’interno di una rete specifica ed è questo significato a illuminare l’utilizzazione di Internet per la comunicazione: voler stabilire una connessione ricca da persona a persona, magari attorno alla Parola. Perché no?

Sedici anni fa, per il profeta del MIT, Nicholas Negroponte, il futuro del mondo digitale sarebbe stato nelle mani di chi lo avrebbe usato con "sapienza": "Ci sarà sempre più gente su Internet che avrà il tempo e la saggezza per farne una rete di conoscenza e solidarietà reciproca". Chiediamoci se è davvero così oggi. Se il bisogno di creare legami, di fare comunità è sentito oggi con grande urgenza, potrebbe, Internet, essere un’opportunità, per la vita consacrata, per comunicare di più e meglio?

Dalla posta elettronica alla mailing list

Così lontano, così vicino è il titolo di un film di Wim Wenders (1993) che illustra il servizio di posta elettronica, chiamata anche mail o e-mail dall’inglese electronic mail in contrapposizione alla posta tradizionale. È un servizio Internet gestito dal protocollo "mailto", che consente di scambiare, in un tempo brevissimo, messaggi scritti con allegati di immagini e suoni tra computer, e quindi tra persone, anche geograficamente lontanissime. Si tratta dell’applicazione Internet più conosciuta in assoluto, con quasi due miliardi di utilizzatori (cf www.internetworldstats.com) anche se per i quattordicenni viene considerata "roba da vecchi". La modalità di accesso alla posta è asincrona, ovvero il contenuto delle mail si legge quando le si apre e chi le ha inviate può essere o può non essere presente sulla rete. Il tipo di rapporto comunicativo che s’instaura con la posta elettronica assomiglia al dialogo, per la rapidità con la quale i messaggi vengono recapitati e per la mancanza di formalità che accompagna la scrittura. Uno straordinario mezzo di comunicazione, la prima vera e grande globalizzazione, che ricupera le caratteristiche tipiche del testo scritto – costruzione intenzionale di un singolo autore - ma è un testo spesso scritto al volo, che sollecita una risposta altrettanto veloce, che ha il sapore del dialogo e dello sguardo. La posta, come nella vita reale, è riservata. Viene utilizzata moltissimo, anche dai consacrati/consacrate. Perché? Come? Con quali ricadute positive? Avendo di mira quali finalità? Questo mezzo di comunicazione, di uso semplicissimo, può diventare ponte per la crescita, per il sostegno, per la costruzione e realizzazione, insieme, di progetti per il Regno.

La mailing list è la straordinaria opportunità di riunirsi attorno a un argomento d’interesse, da varie parti del pianeta. Chi si abbona a una mailing list riceve sulla propria scrivania elettronica, anche quotidianamente, le ultime novità sui propri interessi professionali o pastorali. Altre forme di comunicazione asincrona sono la partecipazione a un forum, spazio virtuale nel quale si "appostano" messaggi, che permangono nel tempo. Permette di approfondire argomenti con il contributo di varie persone, oltre che scambiarsi idee e pareri. La chat invece è un sistema di partecipazione sincrono, dove la comunicazione avviene in tempo reale con la possibilità di dialogare a due o più persone. Qui i messaggi non sono permanenti. La chat è ottima nella didattica e nella formazione, per organizzare eventi e raccogliere adesioni.

Dalle reti sociali ai mondi virtuali

L’espressione-chiave del momento è online social networking, ovvero reti sociali online. Costruire reti sociali grazie a Internet si traduce in miliardi di connessioni quotidiane fra persone che convivono con Facebook, MySpace, Skype, Windows Messenger o con altri ambienti digitali che radunano, fanno comunicare, creano e mantengono vive le relazioni. In questa rete senza confini, dove troviamo i giovani consacrati?

Impegnati a promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia in vista del Regno? Carichi della gioia di testimoniare virtualmente, con le parole, l’amore di Dio, dopo averlo testimoniato nel loro pezzetto di terra dove realmente abitano? Il "mettersi in rete" è una modalità nuova per una pratica da sempre esistita, quella di creare legami. Forti di questo "bisogno" dei giovani, i giovani consacrati si stanno forse interrogando sulla nuova chiamata all’evangelizzazione nella cultura mediatica a partire dalla realtà giovanile? Dove stanno oggi i giovani? Come comunicano? È possibile progettare una presenza evangelizzatrice e vocazionale grazie alle reti sociali?

Il lasciare traccia di sé attraverso la chat, diventa visibile a tutti quando si utilizza un blog personale o collettivo. Tramite il blog si viene messi in contatto con persone lontane fisicamente, ma spesso vicine alle proprie idee e ai propri punti di vista. Con esse si condividono pensieri e riflessioni su diverse situazioni poiché raramente i blog sono monotematici. Si può esprimere la propria creatività liberamente, interagendo in modo diretto con altri blogger. Grazie al blog personale i giovani ritrovano il gusto di scrivere, di scavare i propri pensieri e sentimenti, di esercitarsi nell’introspezione, di condividere le proprie emozioni e riflessioni. Quanto si può discutere su un blog! Quanto si possono affinare le tematiche religiose viste soprattutto alla luce dell’attualità, con i commenti, con la raccolta di pareri e testimonianze di giovani religiosi impegnati e credibili. Il web 2.0 ha spalancato le possibilità di evangelizzazione, ne sono assolutamente convinta, anche nei mondi virtuali.

Perché non cavalcare l’esempio di chi opera pastoralmente nei mondi virtuali, magari in una comunità di giovani che si raduna attorno a un gioco multigiocatori? Le comunità chiamate "gaming communities" si stanno moltiplicando sulla Rete. Esserci – con sapienza, ovviamente! – significa voler raggiungere quei giovani, irraggiungibili diversamente, per offrire opportunità di dialogo e di scambio. La facilità di contatto e la familiarità che si viene a creare con i giovani che si trovano a far parte di una stessa comunità in rete sono la premessa e l’invito per scambi formativi.

Impegnati a comunicare la Parola

Quante cose da dire e quante occasioni di annuncio dell’amore di Dio con l’uso di Internet per comunicare! Da messaggeri inviati ad annunziare ai poveri un lieto annuncio possiamo costruire una mailing list che fa arrivare lontano il commento alla Parola del giorno successivo, possiamo allegare una fotografia simbolica con sopra incisa la bellezza della Parola che spiega alla gente l’amore di Dio, che condivide pensieri di fede, certezze di carità e desideri di speranza. La comunità è profezia evangelica perché manifesta come persone di diversa età, mentalità, funzioni e responsabilità. Possono vivere gioiosamente assieme, condividere gli orientamenti più impegnativi dell’esistenza, lavorare seriamente per la costruzione del Regno di Dio nella storia accogliendo la diversità come ricchezza reciproca.

Viviamo oggi uno stile di vita fatto di ricerca della dimensione relazionale. Faccio qui riferimento a quei pensatori che hanno messo in luce la dimensione personalistica del dialogo: Mounier, Buber e Lévinas. Mounier insiste sulla centralità della persona che è chiamata a rispondere a un compito, che è inserita in una determinata situazione storica e che è chiamata a realizzarsi nella propria comunità. Buber sottolinea il ruolo dialogico della relazione fondata sull’ascolto dell’altro. Il dialogo è il fondamento della relazione io-tu tanto quanto del "noi" della comunità di appartenenza: la tensione dialogica si realizza in questo caso nella comunità. Lévinas ha introdotto i temi, tanto attuali quanto complessi, del "volto" e dell’"altro". In termini filosofici – ma anche formativi – questo implica il passaggio da un umanesimo dell’io a un umanesimo dell’altro. La ricerca di relazioni profonde, ancorate alla Parola di Dio, ci porterà a superare l’uso di Internet per una comunicazione orientata solo al consumo e alla gratificazione personale, ci porterà a considerare la preziosità del tempo che ci sfugge tra le dita quando siamo in una rete sociale.

Per tutti (giovani consacrati e non più giovani, insieme) la causa del Regno è la perla preziosa da conquistare a ogni costo. La convergenza e l’unità della comunità (giovani consacrati e non più giovani) sono orientate così sulla missione. Nella comunità che ha a cuore i "piccoli" del Regno ci si confronta facilmente sulle modalità e sulle sensibilità concrete di servizio. Anzi, il confronto stesso è motivo di quella gioia che testimonia che siamo di Dio, che operiamo nella sua ottica, che siamo per l’uomo e che lo vogliamo felice. Anche utilizzando le opportunità comunicative che Internet offre. Vogliamo essere competenti nei confronti della tecnologia e testimoni nei confronti della fede e dell’amore di Dio. Come si esprimeva Karl Rahner: "Occorre che ci chiediamo con serietà e concretamente se nel nostro spirito e nel nostro cuore c’è un po’ di spazio per la novità e il futuro".

 

Per saperne di più

M. CASTELLS, Galassia Internet (titolo originale, Internet galaxy) trad. it. di Stefano Viviani, Universale Feltrinelli, Milano, 2002.

D. DE KERKHOVE, The architecture of intelligence, trad. it. di M. Palumbo, L’architettura dell’intelligenza, Testo & immagine, Torino 2001.

N. NEGROPONTE, Essere digitali, Sperling-Kupfer, Milano 1995.

S. TURKLE, Alone together. Why we expect more from technology and less from each other, Basic Books, New York 2011.

                                                                          

Caterina Cangià fma
Università LUMSA
Facoltà di Scienze della Formazione
Via Mauro Morrone, 25 - 00139 Roma
sisternet@thesisternet.it
 

  

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