n. 6 giugno 2002

 

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Può la vita trasformarsi in danza o essere addirittura una danza? Certamente sì. Ciò che importa è saperla vivere così: danzando. Nella danza tutti i movimenti sono belli, e il danzatore, addestrandosi, impara a viverli tutti, perché ciò che compie “è un quadro d’insieme, un’immagine di unità, di pace armoniosa”. La/il religiosa/o che vive in pienezza la sua consacrazione, fa avanzare la sua vita tutta sull’onda armoniosa di una danza espressione d’amore, nell’attesa della danza definitiva. Ne parla Maria Grazia Bianco.

Che può dire il nuovo documento pontificio Misericordia Dei alle persone consacrate? Lo scrive Angelo Amato. Il papa chiede di “inginocchiarsi davanti a Dio e implorare il perdono per i peccati passati e presenti”. In verità tutti “abbiamo peccato”, ma abbiamo anche la certezza che “là dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia”.

Fernanda Barbiero in questo suo intervento accosta il consiglio evangelico dell’obbedienza con la missione. Partendo da un accenno alla mentalità pre-conciliare, e puntando il suo discorso sul fondamento teologico, e quindi ricorrendo alla Scrittura, scrive della obbedienza di Gesù. Egli, in obbedienza al Padre, si è lasciato inchiodare su una croce. L’obbedienza è questo: donazione suprema a Dio che porta a vivere in totale libertà e pieno amore.

Giuditta, una figura emblematica che ha un forte messaggio oggi: in armonia con il proprio popolo, in piena fedeltà al Signore Dio, ella, dopo intensa e lunga preghiera, espone se stessa a un’impresa improba per salvare i propri fratelli. Quali messaggi? Leggere Maria Pia Giudici.

Che reazione hanno tra loro corpo, psiche e spirito umano? L’uno/a e l’altro hanno – o possono avere – incidenza mutua? Ne scrive Lucio M. Pinkus che parla di stress, di conflitti, di disturbi psicosomatici e di quali vie seguire per superare le possibili crisi.

In terra di Palestina è tutto solo guerra? E’ tutto solo odio? No, decisamente! Antonietta Augruso parla di Bruno Hussar: delle sue origini, della sua vicenda storica ma si sofferma soprattutto sul “folle sogno” di trovare “un posto dove fosse possibile la convivenza, rispettosa delle differenze, tra piccoli gruppi di ebrei, cristiani e musulmani”.

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