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 Può
la vita trasformarsi in danza o essere addirittura una danza? Certamente sì.
Ciò che importa è saperla vivere così: danzando. Nella danza tutti i
movimenti sono belli, e il danzatore, addestrandosi, impara a viverli
tutti, perché ciò che compie “è un quadro d’insieme, un’immagine
di unità, di pace armoniosa”. La/il religiosa/o che vive in pienezza la
sua consacrazione, fa avanzare la sua vita tutta sull’onda armoniosa di
una danza espressione d’amore, nell’attesa della danza definitiva. Ne
parla Maria
Grazia Bianco.
Che
può dire il nuovo documento pontificio Misericordia Dei alle persone
consacrate? Lo scrive Angelo Amato. Il papa chiede di “inginocchiarsi davanti a Dio
e implorare il perdono per i peccati passati e presenti”. In verità
tutti “abbiamo peccato”, ma abbiamo anche la certezza che “là dove
ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia”.
Fernanda
Barbiero in questo suo intervento accosta il consiglio evangelico
dell’obbedienza con la missione. Partendo da un accenno alla mentalità
pre-conciliare, e puntando il suo discorso sul fondamento teologico, e
quindi ricorrendo alla Scrittura, scrive della obbedienza di Gesù. Egli,
in obbedienza al Padre, si è lasciato inchiodare su una croce.
L’obbedienza è questo: donazione suprema a Dio che porta a vivere in
totale libertà e pieno amore.
Giuditta,
una figura emblematica che ha un forte messaggio oggi: in armonia con il
proprio popolo, in piena fedeltà al Signore Dio, ella, dopo intensa e
lunga preghiera, espone se stessa a un’impresa improba per salvare i
propri fratelli. Quali messaggi? Leggere Maria
Pia Giudici.
Che
reazione hanno tra loro corpo, psiche e spirito umano? L’uno/a e
l’altro hanno – o possono avere – incidenza mutua? Ne scrive Lucio M. Pinkus che parla
di stress, di conflitti, di disturbi psicosomatici e di quali vie seguire
per superare le possibili crisi.
In
terra di Palestina è tutto solo guerra? E’ tutto solo odio? No,
decisamente! Antonietta
Augruso parla di Bruno Hussar: delle sue origini, della sua
vicenda storica ma si sofferma soprattutto sul “folle sogno” di
trovare “un posto dove fosse possibile la convivenza, rispettosa delle
differenze, tra piccoli gruppi di ebrei, cristiani e musulmani”.
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