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Il
volume che hai tra mano è dedicato alla figura di «Maria di Nazaret
discepola e testimone della Parola». Prima di iniziarne la lettura, ti
invito a sostare in atteggiamento contemplativo, lasciandoti attirare
dall’immagine riprodotta sulla copertina: vi è raffigurata la scena
dell’Annunciazione,motivo prediletto dell’iconografia fin
dall'antichità. Un particolare non può sfuggire al tuo sguardo
penetrante: la Vergine ha in mano un libro, mentre un secondo è aperto
sul tavolo e sotto di esso è posta una piccola pergamena. È evidente che
il pittore fiammingo Robert Campin, Maestro di Mérode († 1444), ha
voluto riproporre l’antico motivo del legame tra Maria e la Parola,
motivo che ha dato origine al titolo
Virgo liber Verbi
attribuito
alla Madre di Dio.
Su questo singolare
motivo Benedetto XVI ha richiamato l’attenzione dei fedeli convenuti in
Piazza san Pietro domenica 6 novembre 2005, in occasione della preghiera
mariana dell’Angelus
Domini. Il
Papa, rievocando l’approvazione della
Dei Verbum
data 40 anni prima (18
novembre 1965),concludeva la sua riflessione soffermandosi
sull’atteggiamento orante della Vergine di fronte all’angelo Gabriele.
«Condizione della
lectio divina
– ha detto il Papa
- è che la mente ed il cuore siano illuminati dallo Spirito Santo, cioè
dallo stesso Ispiratore delle Scritture, e si pongano perciò in
atteggiamento di “religioso ascolto”. Questo è l’atteggiamento tipico di
Maria Santissima, così come lo mostra emblematicamente l’icona
dell’Annunciazione: la Vergine accoglie il Messaggero celeste mentre è
intenta a meditare le Sacre Scritture, raffigurate solitamente da un
libro che Maria tiene in mano, o in grembo, oppure sopra un leggìo. È
Questa anche l’immagine della Chiesa offerta dal Concilio stesso, nella
Costituzione
Dei Verbum:
“In religioso ascolto della Parola di Dio…” (n. 1)».1
Il titolo
Virgo liber Verbi
richiama
quindi un’immagine di Maria quanto mai suggestiva, che i Padri della
Chiesa e la tradizione medievale le hanno applicato. Esso fa parte di
una lunga lista di titoli che la Chiesa antica si è compiaciuta di
assegnare alla Vergine: scala di Giacobbe, roveto ardente, arca
dell'alleanza, verga di Aronne, albero di Jesse, vello di Gedeone,
Montagna di Abacuc e di Daniele... Il titolo
Virgo liber Verbi
fa parte di
questo elenco di appellativi veterotestamentari, lo si trova commentato
nelle opere dei Padri della Chiesa ed è presente nei testi liturgici sia
greci sia siri.
Nella
Vita di Maria,
ad esempio, composta da san Massimo il Confessore († 662) - uno tra i
più grandi teologi del cristianesimo antico - il santo monaco così
scrive rivolgendosi alla Vergine: «Tu sei in verità [Maria] il libro
vivente nel quale è ineffabilmente scritta la Parola del Padre con la
penna vivificante dello Spirito Santo. Tu sei veramente il corpo del
Nuovo Testamento divinamente scritto, del testamento vivificante che Dio
ha consegnato agli uomini; tu l'intermediaria, l'interceditrice, tu il
dono gratuito della nostra salvezza, perché tu vigili sempre e tendi la
mano al popolo fedele».2
Come Cristo è il
libro
del Padre, dimostra san
Massimo, così Maria è il
libro
del Figlio, il
libro
che conserva e annuncia
tutte le parole e le azioni di Gesù Salvatore. In lei mistico
libro,
lo Spirito Santo ha scritto parole di vita. Maria è pure il libro aperto
nel quale la Chiesa, a cominciare dagli apostoli, ha letto le antiche
profezie, quelle che la liturgia canta nei giorni mariani per
eccellenza, immediatamente precedenti il Santo Natale: esse evocano il
Cristo, l’Atteso delle genti, colui che le ha compiute. Possiamo perciò
fare nostra una felice espressione di santa Caterina da Siena: «O Maria,
dolcissimo amore mio, in te è scritto il Verbo dal quale noi abbiamo la
dottrina della vita; tu sei la tavola che ci porge quella dottrina».
Il titolo
Virgo liber Verbi
ha trovato
spazio pure nella mostra allestita a Milano nell’anno giubilare del 2000
su La Madonna
nell’attesa del Parto. Capolavori dal patrimonio italiano del ‘300 e
‘400 (25
marzo-25 aprile). Si sono così potute ammirare – quasi in sequenza
filmica - le Madonne nell’attesa del parto, in molte delle quali la
Vergine è raffigurata con il libro. Nel catalogo dell’esposizione, il
curatore Ermes Maria Ronchi - docente di iconografia mariana alla
Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma - all’interno del suo
contributo su «Iconografia della Madonna del Parto», si è soffermato a
commentare il significato del libro che Maria reca in mano.
Scrive Ronchi: «Le
prime timorose Madonne del Trecento toscano recano nella mano sinistra
un libro, simbolo di preghiera, di familiarità con la sacra Scrittura,
ma soprattutto di presenza. Esso svolge la funzione di raddoppiare
l’indicazione della presenza del Verbo che si sta facendo carne nel
grembo di Maria come già si è fatto presenza nella Scrittura sacra. Con
questa analogia visiva tra Maria e sacra Scrittura (Virgo
liber Verbi),
l’evento della gravidanza è sottratto al semplice accadimento
esistenziale. La mano sinistra che porta il libro è quella che nelle
Madonne con Bambino sorregge il Figlio, alludendo a una ulteriore
identificazione tra libro e Bambino. Il libro è presentato agli astanti,
con il medesimo gesto con cui in tante immagini la Madre presentava il
Bambino, quasi che libro e figlio fossero intercambiabili; altre volte
il libro, chiuso o aperto, è utilizzato non più come elemento di
mediazione tra la Vergine e il fedele, ma come strumento di silenziosa e
assorta meditazione personale. In molti casi il libro aperto reca delle
parole, quasi sempre il primo verso del
Magnificat,
canto di colei in cui il Misericordioso senza casa ha trovato casa;
canto sgorgato dall’incontro di due donne entrambe incinte in modo
impossibile, entrambe santuario della vita; profezia delle madri,
evangelo della vita; canto della gravida che si alza nel silenzio che
intercorre tra Nazaret e Betlemme […]. Talvolta il libro è adagiato sul
grembo, talvolta premuto al ventre, ma sempre indicazione di una
presenza altra. Il libro scomparirà in quanto segno iconico con Piero
della Francesca e con le Madonne della Misericordia, sostituito però da
altri indicatori di trascendenza».3
Il discorso appena qui
abbozzato viene ripreso nel presente testo a più voci, volte ad
orientare all’approfondimento del mistero della Vergine Madre alla luce
della parola di Dio. La competenza e la devozione degli autori e delle
autrici verso la Vergine Maria «madre della Parola incarnata» (Deus
caritas est
41), sono già di per sé garanzia di chiara dottrina, di efficace
formazione spirituale, di promozione pastorale. La scelta di dedicare il
presente
Supplemento
al n. 5/2009 della rivista
Consacrazione e
Servizio su
Maria in rapporto alla Parola è scaturita dall’invito della XII
Assemblea sinodale dei vescovi (5-26 ottobre 2008) «a rivolgere lo
sguardo a Maria e domandare allo Spirito Santo la grazia di una fede
viva nella parola di Dio fatta carne» (Prop.
55). Si è
decisa poi la pubblicazione nel mese di maggio, perché tradizionalmente
dedicato alla venerazione della Madre di Dio, in modo che gli operatori
pastorali possano attingere in esso spunti di riflessione e prospettive
per la loro missione evangelizzatrice. Infine, quando è stato possibile,
al termine di ogni contributo seguono essenziali segnalazioni
bibliografiche sulle tematiche affrontate, privilegiando innanzitutto
gli studi degli stessi autori.
NOTE
1
Insegnamenti
di Benedetto XVI,
I, 2005 (aprile-dicembre), Libreria Editrice Vaticana, Città del
Vaticano 2006, 759-760.
2
AA.VV., Testi
mariani del primo millennio,
II, Padri e altri autori bizantini (VI-XI sec.). Direzione e
coordinamento di Georges Gharib, Città Nuova Editrice, Roma 1989, 288.
3
La Madonna
nell’attesa del Parto. Capolavori dal patrimonio italiano del ‘300 e
‘400, Libri
Scheiwiller, Milano 2000, 31-32.
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
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