n. 1
gennaio 2002

 

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Una parola antica
di Maria Mori, Missionaria in Tanzania

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Pratica la giustizia,
ama con tenerezza,

cammina umilmente con il tuo Dio (cf Mi 6,8)

Carissimo Michea,
ma lo sai che per questo tuo versetto ti meriteresti
una laurea in architettura? Sì, hai letto bene, in
architettura, perché è su fondamenta come queste che
si può costruire il solido edificio della vita
consacrata del Terzo Millennio. Io, da quando l'ho
scoperto, non faccio che rimuginarlo, tanto mi ha
colpito.
Anzitutto mi provoca la sua arditezza, che invita a
coniugare amore e giustizia, i due volti della
Misericordia di Dio: in un tempo in cui le cronache ci
bombardano con messaggi di vendetta e giustizia
sommaria, le tue parole al tempo stesso feriscono e
guariscono, indicando una via. E, non a caso, tu ci
sproni anche al cammino: perché la vita è cammino,
perché la Storia di Salvezza è Esodo e chi non si
muove non puó vedere le meraviglie che in essa il
Signore opera. Ci sproni al cammino perché questo è lo
stile di Dio: stile del Padre, che all'inizio del
mondo camminava nel giardino dell'Eden accarezzato
dalla brezza del giorno (cf Gn 3,8); stile del
Figlio, che ha percorso le strade polverose di
Palestina recando il lieto annunzio della salvezza
(cf Is 52,7); stile dello Spirito, che mette ali ai
piedi degli Apostoli e li conduce là dove l'uomo
attende la Parola (At 8,29-30).
Giustizia, amore e cammino: sono i nomi delle tre
sfide che lanci a me e a tutte le consacrate che
muovono i primi passi lungo la strada del terzo
millennio. Sfide che spingono ad adottare una misura
alta nella nostra vita quotidiana, a “fare sul serio”.
Sfide che chiamano in causa i voti che abbiamo
professato…

Agisci con giustizia interpella fortemente il nostro
voto di povertà. Giustizia è adottare uno stile di
condivisione, uno stile di vita semplice. E´ instaurare
relazioni trasparenti, improntate di chiarezza e
franchezza, con la gente, con il creato e con le cose.
E´ testimoniare con la vita un'economia e una
spiritualità di sufficienza, che se ne infischia delle
mode e non cerca il di più. E´ promuovere la qualità
della vita…per tutti! La nostra forza sta nel fatto
che, a dispetto degli acciacchi dell'età, della
salute, delle vocazioni che scarseggiano, noi siamo
tante e, soprattutto, viviamo in comunità, per cui le
nostre scelte concrete e quotidiane si vedono, eccome!
E se noi, come ci suggerisci tu, iniziassimo a fare
sul serio in fatto di povertà, di scelte eque e
solidali con i poveri…il fatto non passerebbe certo
inosservato!

Ama con tenerezza ci invita a spendere la nostra
castità sui mercati generali della Misericordia di Dio.
In un mondo in cui amore non fa più rima con cuore
bensì con sesso, in cui l'aggressività domina molti
rapporti di coppia, in cui la donna è in costante
competizione con l'uomo, anche lei violenta e
seduttrice…in un mondo come questo, la consacrata è
colei che ri-vela il volto materno di Dio, è colei che
sa ri-dare valore ad atteggiamenti e gesti
dimenticati: uno sguardo pulito e non di conquista,
una carezza, un abbraccio, una piccola attenzione, una
parola bene-dicente e piena di speranza, un ascolto
attento e dimentico del tempo che scorre. Amare non
per dominare l'altro, sia pure spiritualmente, ma per
stargli accanto e fargli “compagnia”.

Cammina umilmente con il tuo Dio mette in gioco il
nostro voto di obbedienza e ci invita a lasciarci
condurre da Dio (cf Gv 21,18), abbandonando ogni
tentazione di rilevanza, spettacolarità e potenza. Ciò
comporta, ad esempio, imparare a valorizzare la
comunità come spazio del discernimento e della
progettazione, sognando in termini di “noi” e non di
“io”: cose talmente scontate che spesso ci
dimentichiamo di mettere in pratica! Comporta imparare
a lasciarsi stupire, interrogare e cambiare docilmente
dagli eventi, cercando indefessamente in tutto ciò che
capita a noi e al nostro mondo i semina Verbi, le
impronte di Gesù che cammina al nostro fianco e
continua a operare miracoli, anche se le sue orme
rimangono invisibili.

Scusami, Michea, se ho parlato troppo, come mio solito
e se, magari, sono andata un po' fuori dal tuo
tracciato profetico, applicandolo alla nostra semplice
e talvolta banale quotidianità. Ma proprio questo mi
piace delle tue parole: che possono essere vissute nel
quotidiano che, per essere raccolte e vissute, non
richiedono decenni di professione religiosa né
dottorati in teologia, ma semplicemente delle donne
semplici riunite in comunità che abbiano voglia di
ascoltare un profeta.

Arrivederci, “architetto”!

Maria Mori
Missionaria in Tanzania

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