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"Sarà
un giubileo, il cinquantesimo anno, per voi”. Così è scritto nel Levitico al
capitolo 25, versetto 11. Così ordinava Dio al popolo d’Israele, mediante il
suo ambasciatore, il condottiero Mosè. Sulla nostra rivista da 12 mesi è
scritta la lettera L, il che equivale al cinquantesimo anno: la rivista, ideata
nel 1951, vedeva la luce nel mese di gennaio del 1952. Per questo è al suo 50°
anno e con questo numero monografico vogliamo ricordare il nostro giubileo; le
nostre “nozze d’oro”.
Andando alla ricerca di cosa,
come, quando - secondo gli ormai compassati criteri del ‘vedere’ - la
rivista abbia scritto su Gesù, perché cercare il suo volto è cercare lui, vi
troviamo innanzitutto una progressione che denota e comprova il maturare della
rivista stessa.
Il primo articolo su Gesù è
stato scritto sul numero di gennaio1952, il primo quindi. L’atmosfera era
ancora tutta permeata dalle celebrazioni natalizie. L’articolista p. J . Lécuyer,
invitava a non lasciarsi avvincere dalla sola festa esterna, ma a cogliere tutta
la ricchezza del mistero dell’incarnazione, e a lasciare che Gesù depositasse
in ognuno il suo germe di vita. Concretamente lasciarsi avvincere e provocare
dal suo mistero. Nel numero 4 dello stesso anno l’articolo dell’allora
direttore p, Giuseppe Giampietro fa pensare alle lotte di oggi tra palestinesi e
israeliani. Neppure allora vi era pace. Non vi era pace,
non vi era tristemente pace nella terra dove era stato dato dagli angeli
il primo annuncio di pace.
L’anno seguente, si scopre
una migliore articolazione. Si parla di Gesù risorto ed è un invito a vivere
gioiosi con lui. Perché “in lui, e con lui, i problemi vengono tutti
felicemente risolti” e con lui si può “spandere attorno la serenità, la
gioia, la pace…”. Nel mese di giugno - mese in cui normalmente vengono
celebrate la festa del Cuore di Gesù e quella del Corpus Domini - si parla del
sacro Cuore e dell’Eucarestia e l’articolista invita a permettere a Gesù di
vivere in tutti il suo mistero di amore e di salvezza.
Nel 1954 un solo articolo nel
mese di aprile è ancora come stimolo a una intensa vita pasquale.
Nel 1959 - sono passati alcuni
anni - il primo articolo porta la firma di P. Anastasio del ss. Rosario, il
futuro card. Ballestrero. Affronta con ricchezza e saporosità di linguaggio
quella teologia sulla vita consacrata che andrà poi sviluppando negli anni con
la parola scritta e con conferenze, lezioni, ritiri, esercizi spirituali. Inizia
così: “Nel mistero dell’incarnazione il Verbo fatto uomo dà inizio nel
tempo a un disegno eterno di Dio”. E continua: “Con obbedienza
perfetta il Cristo risponde all’invito del Padre suo…
ecce mitte me. Per
questa sua accettazione diviene il Mandato, il Consacrato del Padre”. E qui p.
Anastasio fonda tutta la sua teologia sulla vita consacrata. La vita religiosa
non ha ragion di esistere in se stessa, ma ha le sue radici nel mistero
trinitario, è una imitazione di Gesù, ed è per la redenzione….
Dopo un vuoto di alcuni anni
sul tema specifico, nel 1967 con una intuizione immaginifica p. Giuseppe Tenzi
pone sulle labbra delle religiose alcune domande a Gesù: “Chi sei, cosa mi
dici, cosa vuoi da me…”. E risponde appellandosi al Vangelo: Gesù è la
promessa fatta da Dio, è l’atteso. Chi lo conosce, conosce Dio; è uomo, ama
essere povero; è venuto a risanare tutte le ferite umane; il suo annuncio è
diretto ai poveri ossia a quanti si rimettono nelle mani di Dio. Egli è la Via,
la Verità e la Vita e qui l’autore si sofferma a darne una delucidazione:
egli l’unica verità, è la via che conduce alla vera felicità. La strada è
quella della croce, del Calvario… Esige l’accettazione piena della sua
parola, perciò non è proprio il caso di preoccuparsi troppo per il domani, del
cibo e del vestito… Ci penserà il Padre che pone la sua amorosissima
attenzione anche sui gigli del campo e sugli uccelli del cielo. L’essenzialità
della vita dipende dall’intensità del rapporto con lui. Un discorso
stringato, chiaro, coinvolgente.
Nel 1969 p. Giuseppe Giampietro
scrive su un tema simile al nostro numero monografico: Trovare il volto di
Cristo. Lo studio, decisamente breve, suddiviso in due parti, la prima
riportata nel numero 5 (maggio) e l’altra nel numero 7-8 (agosto-settembre),
spiega dove deve essere scoperto il volto di Cristo, in quali “presenze
reali”. Tra il 1974 e il 1975 vengono pubblicati alcuni articoli su Il
mistero di Dio rivelato in Cristo. L’autore, Gianni Gennari, partendo da
una domanda provocatoria: “chi è Dio per noi, che idea ce ne siamo fatta”
cerca di definirne l’identità: Gesù, secondo la Scrittura, è il “luogo
rivelativo” del Padre, e rivelativo dell’uomo creato a immagine e
somiglianza dello stesso Dio; perciò ogni uomo e ogni donna devono essere
guardati con compassione e giustizia, con amore e tenerezza perché l’amore,
che si esprime anche nella tenerezza, è la pienezza della Legge.
Nel 1988 troviamo una serie di
articoli su diversi aspetti della “figura” di Gesù scritti da p. Ubaldo
Terrinoni. I titoli ne dicono il contenuto: L’amore dell’“uomo” Gesù;
“Voi siete miei amici”; Il maestro di Nazareth in dialogo; Il fine narratore
di parabole; Pedagogia delle immagini evangeliche; Le provocanti parole del
Maestro. I soli titoli dànno l’ampiezza dell’orizzonte sul quale l’autore
si è mosso: il primo ne descrive la profonda umanità, la squisita sensibilità,
il perfetto equilibrio affettivo; il secondo parla delle “leggi” che devono
orientare l’amicizia e come l’ha vissuta e l’ha richiesta Gesù dai suoi.
Il terzo dà un definizione esatta e piena del dialogo: libero e reciproco dono
della verità. Gli altri danno risalto al valore, alla sagacità, alla
pastoralità del Pastore e Maestro Gesù attraverso la narrazione della parabola
o l’utilizzo dell’immagine.
L’ultimo li sintetizza tutti: il vangelo provoca ed esige radicalità. Così,
senza mezzi termini.
Dal 1992 al 1996 appaiono qua e
là articoli sparsi: su Gesù Eucarestia, su Gesù fonte, origine, motivo della
comunione nelle comunità. Alla fine del 1996 - essendo questo l’anno dedicato
a Gesù Cristo, come preparazione al Giubileo - è pubblicato un piccolo
supplemento al n. 12 dal titolo Cristo Signore, ieri, oggi, domani.
Ultimamente come risposta a una
richiesta dei gruppi di studio dell’Assemblea delle Superiore Maggiori
d’Italia (USMI) che ammetteva la necessità di approfondire e vivere una
spiritualità cristologica sono stati pubblicati cinque densi, ragionati,
documentati articoli su questo tema per la penna di Angelo Amato: la spiritualità
cristologica secondo i vangeli, secondo Paolo, Agostino, Caterina da Siena, e
Cabàsilas.
Concretamente possiamo
ammettere che, come sottofondo, esplicitamente o meno, Gesù è presente. Non
sono mancati infatti anche alcuni articoli su la figura di Gesù presente nel
cinema scritti dell’esperto in “teologia e cinema” Lloyd Baugh.
E’ semplicemente una
carrellata; uno sguardo fugace. Per chi voglia leggere, o scorrere, le varie
annate si trovano nella Biblioteca dell’USMI.
Ed eccoci al nostro numero
monografico. Inizia con un articolo di Massimo Grilli. Che significa
avere un volto? Egli, partendo dalla Bibbia in una angolatura antropologica,
giustamente afferma, piuttosto, che l’uomo è un volto. Il volto “svela e…
nasconde”; “mette in relazione e distrae”, dice “vicinanza e
presenza”, ma anche “alterità e responsabilità”.
Subito dopo Angelo Amato
parla di quella ‘passione esistenziale’ dell’uomo, per cui è alla ricerca
del volto di Dio, rivelatosi in Cristo. Ne danno prova la Parola di Dio, la
storia e la liturgia, la vita dei santi. Ma quali sono le caratteristiche di
questo volto? E come coglierne il messaggio? L’autore indica alcune vie, tra
cui la contemplazione.
Lilia Sebastiani,
addentrandosi nel discorso sul discepolato, oggi più accolto che non
l’imitazione o l’ancillarità, scrive di Maria, il “volto che a Cristo più
somiglia”. Nella Annunciazione, nella Visitazione, dal Fiat al Magnificat,
alle nozze di Cana, ai piedi della croce, Maria ha seguito passo passo la via
tracciatale dal Padre, come madre dell’Unico Figlio suo.
Di come è stata presentata la
spiritualità cristologica lungo la storia scrive Bruno Secondin:
presenta le varie linee interpretative e offre spunti per una spiritualità
cristologica che aiuti a vivere in pienezza il mistero di Gesù, Signore del
cosmo e della storia, “volto differenziato della storia”. Il volto è
presente nei molteplici volti degli uomini e delle donne che danzano la loro
danza sulle strade dell’oggi. Ne offre piste orientative Antonietta Augruso.
Gabriella Tripani e Dora Castenetto, invece, parlano della “missione”
della Chiesa e della vita consacrata come testimonianza e annuncio di un volto
che è salvezza e redenzione. E la testimonianza e l’annuncio, per avere
valenza ed efficacia evangelica, hanno bisogno del supporto della
“ruminazione” della Parola e dell’“ascolto” docile e impegnato,
accogliente, del Maestro e Signore. Ne offrono un saggio Ermenegildo
Manicardi e Renata Bozzetto. E così ci si può addentrare in temi di
apertura globale verso le altre religioni e opere artistiche o letterarie. Di
come lo vedono buddisti, islamici, induisti, ne scrivono Michael L.
Fitzgerald e Felix A. Machado. Renza Fozzati ha intervistato Lea
Sestrieri per l’ebraismo. Cristina Cruciani, dopo aver dato uno
sguardo al valore dell’iconografia, analizza alcuni volti di Gesù. Ferdinando
Castelli ha scritto di come lo hanno “immaginato” scrittori e poeti e Dario
E. Viganò delinea i criteri per una lettura critica dei film su Gesù.
Un
numero monografico, dallo spettro abbastanza ampio. Cristo effettivamente è il
“volto bello del Padre” o, come ha scritto Mario Luzi, “il volto di Cristo
è un fatto ineffabile tra Creatore e creatura”. Il fatto di avere ricevuto il
mandato di essere “perfetti come il Padre nostro che sta nei cieli” ci
impegna a diventare immagini splendide del volto di Cristo, il solo santo.
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