n. 12
dicembre 2001

 

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di Biancarosa Magliano
 

Presentazione

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      "Sarà un giubileo, il cinquantesimo anno, per voi”. Così è scritto nel Levitico al capitolo 25, versetto 11. Così ordinava Dio al popolo d’Israele, mediante il suo ambasciatore, il condottiero Mosè. Sulla nostra rivista da 12 mesi è scritta la lettera L, il che equivale al cinquantesimo anno: la rivista, ideata nel 1951, vedeva la luce nel mese di gennaio del 1952. Per questo è al suo 50° anno e con questo numero monografico vogliamo ricordare il nostro giubileo; le nostre “nozze d’oro”.

Andando alla ricerca di cosa, come, quando - secondo gli ormai compassati criteri del ‘vedere’ - la rivista abbia scritto su Gesù, perché cercare il suo volto è cercare lui, vi troviamo innanzitutto una progressione che denota e comprova il maturare della rivista stessa.

Il primo articolo su Gesù è stato scritto sul numero di gennaio1952, il primo quindi. L’atmosfera era ancora tutta permeata dalle celebrazioni natalizie. L’articolista p. J . Lécuyer, invitava a non lasciarsi avvincere dalla sola festa esterna, ma a cogliere tutta la ricchezza del mistero dell’incarnazione, e a lasciare che Gesù depositasse in ognuno il suo germe di vita. Concretamente lasciarsi avvincere e provocare dal suo mistero. Nel numero 4 dello stesso anno l’articolo dell’allora direttore p, Giuseppe Giampietro fa pensare alle lotte di oggi tra palestinesi e israeliani. Neppure allora vi era pace. Non vi era pace,  non vi era tristemente pace nella terra dove era stato dato dagli angeli il primo annuncio di pace.

L’anno seguente, si scopre una migliore articolazione. Si parla di Gesù risorto ed è un invito a vivere gioiosi con lui. Perché “in lui, e con lui, i problemi vengono tutti felicemente risolti” e con lui si può “spandere attorno la serenità, la gioia, la pace…”. Nel mese di giugno - mese in cui normalmente vengono celebrate la festa del Cuore di Gesù e quella del Corpus Domini - si parla del sacro Cuore e dell’Eucarestia e l’articolista invita a permettere a Gesù di vivere in tutti il suo mistero di amore e di salvezza.

Nel 1954 un solo articolo nel mese di aprile è ancora come stimolo a una intensa vita pasquale.

Nel 1959 - sono passati alcuni anni - il primo articolo porta la firma di P. Anastasio del ss. Rosario, il futuro card. Ballestrero. Affronta con ricchezza e saporosità di linguaggio quella teologia sulla vita consacrata che andrà poi sviluppando negli anni con la parola scritta e con conferenze, lezioni, ritiri, esercizi spirituali. Inizia così: “Nel mistero dell’incarnazione il Verbo fatto uomo dà inizio nel tempo a un disegno eterno di Dio”. E continua: “Con obbedienza perfetta il Cristo risponde all’invito del Padre suo…  ecce mitte me.  Per questa sua accettazione diviene il Mandato, il Consacrato del Padre”. E qui p. Anastasio fonda tutta la sua teologia sulla vita consacrata. La vita religiosa non ha ragion di esistere in se stessa, ma ha le sue radici nel mistero trinitario, è una imitazione di Gesù, ed è per la redenzione….

Dopo un vuoto di alcuni anni sul tema specifico, nel 1967 con una intuizione immaginifica p. Giuseppe Tenzi pone sulle labbra delle religiose alcune domande a Gesù: “Chi sei, cosa mi dici, cosa vuoi da me…”. E risponde appellandosi al Vangelo: Gesù è la promessa fatta da Dio, è l’atteso. Chi lo conosce, conosce Dio; è uomo, ama essere povero; è venuto a risanare tutte le ferite umane; il suo annuncio è diretto ai poveri ossia a quanti si rimettono nelle mani di Dio. Egli è la Via, la Verità e la Vita e qui l’autore si sofferma a darne una delucidazione: egli l’unica verità, è la via che conduce alla vera felicità. La strada è quella della croce, del Calvario… Esige l’accettazione piena della sua parola, perciò non è proprio il caso di preoccuparsi troppo per il domani, del cibo e del vestito… Ci penserà il Padre che pone la sua amorosissima attenzione anche sui gigli del campo e sugli uccelli del cielo. L’essenzialità della vita dipende dall’intensità del rapporto con lui. Un discorso stringato, chiaro, coinvolgente.

Nel 1969 p. Giuseppe Giampietro scrive su un tema simile al nostro numero monografico: Trovare il volto di Cristo. Lo studio, decisamente breve, suddiviso in due parti, la prima riportata nel numero 5 (maggio) e l’altra nel numero 7-8 (agosto-settembre), spiega dove deve essere scoperto il volto di Cristo, in quali “presenze reali”. Tra il 1974 e il 1975 vengono pubblicati alcuni articoli su Il mistero di Dio rivelato in Cristo. L’autore, Gianni Gennari, partendo da una domanda provocatoria: “chi è Dio per noi, che idea ce ne siamo fatta” cerca di definirne l’identità: Gesù, secondo la Scrittura, è il “luogo rivelativo” del Padre, e rivelativo dell’uomo creato a immagine e somiglianza dello stesso Dio; perciò ogni uomo e ogni donna devono essere guardati con compassione e giustizia, con amore e tenerezza perché l’amore, che si esprime anche nella tenerezza, è la pienezza della Legge.

Nel 1988 troviamo una serie di articoli su diversi aspetti della “figura” di Gesù scritti da p. Ubaldo Terrinoni. I titoli ne dicono il contenuto: L’amore dell’“uomo” Gesù; “Voi siete miei amici”; Il maestro di Nazareth in dialogo; Il fine narratore di parabole; Pedagogia delle immagini evangeliche; Le provocanti parole del Maestro. I soli titoli dànno l’ampiezza dell’orizzonte sul quale l’autore si è mosso: il primo ne descrive la profonda umanità, la squisita sensibilità, il perfetto equilibrio affettivo; il secondo parla delle “leggi” che devono orientare l’amicizia e come l’ha vissuta e l’ha richiesta Gesù dai suoi. Il terzo dà un definizione esatta e piena del dialogo: libero e reciproco dono della verità. Gli altri danno risalto al valore, alla sagacità, alla pastoralità del Pastore e Maestro Gesù attraverso la narrazione della parabola o l’utilizzo  dell’immagine. L’ultimo li sintetizza tutti: il vangelo provoca ed esige radicalità. Così, senza mezzi termini.

Dal 1992 al 1996 appaiono qua e là articoli sparsi: su Gesù Eucarestia, su Gesù fonte, origine, motivo della comunione nelle comunità. Alla fine del 1996 - essendo questo l’anno dedicato a Gesù Cristo, come preparazione al Giubileo - è pubblicato un piccolo supplemento al n. 12 dal titolo Cristo Signore, ieri, oggi, domani.

Ultimamente come risposta a una richiesta dei gruppi di studio dell’Assemblea delle Superiore Maggiori d’Italia (USMI) che ammetteva la necessità di approfondire e vivere una spiritualità cristologica sono stati pubblicati cinque densi, ragionati, documentati articoli su questo tema per la penna di Angelo Amato: la spiritualità cristologica secondo i vangeli, secondo Paolo, Agostino, Caterina da Siena, e Cabàsilas.

Concretamente possiamo ammettere che, come sottofondo, esplicitamente o meno, Gesù è presente. Non sono mancati infatti anche alcuni articoli su la figura di Gesù presente nel cinema scritti dell’esperto in “teologia e cinema” Lloyd Baugh.

E’ semplicemente una carrellata; uno sguardo fugace. Per chi voglia leggere, o scorrere, le varie annate si trovano nella Biblioteca dell’USMI. 

Ed eccoci al nostro numero monografico. Inizia con un articolo di Massimo Grilli. Che significa avere un volto? Egli, partendo dalla Bibbia in una angolatura antropologica, giustamente afferma, piuttosto, che l’uomo è un volto. Il volto “svela e… nasconde”; “mette in relazione e distrae”, dice “vicinanza e presenza”, ma anche “alterità e responsabilità”.

Subito dopo Angelo Amato parla di quella ‘passione esistenziale’ dell’uomo, per cui è alla ricerca del volto di Dio, rivelatosi in Cristo. Ne danno prova la Parola di Dio, la storia e la liturgia, la vita dei santi. Ma quali sono le caratteristiche di questo volto? E come coglierne il messaggio? L’autore indica alcune vie, tra cui la contemplazione.

Lilia Sebastiani, addentrandosi nel discorso sul discepolato, oggi più accolto che non l’imitazione o l’ancillarità, scrive di Maria, il “volto che a Cristo più somiglia”. Nella Annunciazione, nella Visitazione, dal Fiat al Magnificat, alle nozze di Cana, ai piedi della croce, Maria ha seguito passo passo la via tracciatale dal Padre, come madre dell’Unico Figlio suo.

Di come è stata presentata la spiritualità cristologica lungo la storia scrive Bruno Secondin: presenta le varie linee interpretative e offre spunti per una spiritualità cristologica che aiuti a vivere in pienezza il mistero di Gesù, Signore del cosmo e della storia, “volto differenziato della storia”. Il volto è presente nei molteplici volti degli uomini e delle donne che danzano la loro danza sulle strade dell’oggi. Ne offre piste orientative Antonietta Augruso. Gabriella Tripani e Dora Castenetto, invece, parlano della “missione” della Chiesa e della vita consacrata come testimonianza e annuncio di un volto che è salvezza e redenzione. E la testimonianza e l’annuncio, per avere valenza ed efficacia evangelica, hanno bisogno del supporto della “ruminazione” della Parola e dell’“ascolto” docile e impegnato, accogliente, del Maestro e Signore. Ne offrono un saggio Ermenegildo Manicardi e Renata Bozzetto. E così ci si può addentrare in temi di apertura globale verso le altre religioni e opere artistiche o letterarie. Di come lo vedono buddisti, islamici, induisti, ne scrivono Michael L. Fitzgerald e Felix A. Machado. Renza Fozzati ha intervistato Lea Sestrieri per l’ebraismo. Cristina Cruciani, dopo aver dato uno sguardo al valore dell’iconografia, analizza alcuni volti di Gesù. Ferdinando Castelli ha scritto di come lo hanno “immaginato” scrittori e poeti e Dario E. Viganò delinea i criteri per una lettura critica dei film su Gesù.

Un numero monografico, dallo spettro abbastanza ampio. Cristo effettivamente è il “volto bello del Padre” o, come ha scritto Mario Luzi, “il volto di Cristo è un fatto ineffabile tra Creatore e creatura”. Il fatto di avere ricevuto il mandato di essere “perfetti come il Padre nostro che sta nei cieli” ci impegna a diventare immagini splendide del volto di Cristo, il solo santo.

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